28 Marzo 2022

Serial Moments 520 – Dal 20 al 26 marzo 2022 di Diego Castelli

Speranze tradite, amori infranti e americani ad Amsterdam

ATTENZIONE! SPOILER NON MONDIALI DI THE DROPOUT, THIS IS GOING TO HURT, THE GILDED AGE, THE WALKING DEAD, PEAKY BLINDERS, SEVERANCE, ATLANTA

8.The Thing About Pam 1×03 – Non il solito processo
Se dovessimo scegliere qual è il personaggio più detestabile nelle serie tv attualmente in onda, sarebbe una bella lotta fra la Elizabeth Holmes di The Dropout e la Pam Hupp di The Thing About Pam. In questo episodio assistiamo alla condanna del marito di Betsy per un omicidio che non ha commesso, ed è una puntata interessante perché ci sembra andare contro qualunque idea di rigore, imparzialità e attenzione alle regole processuali che abbiamo sempre visto nelle serie tv americane. Sapere però che questa è una storia vera e che le cose sono andate effettivamente così (a parte qualche ovvia licenza poetica) ci lascia con la strana amarezza di chi ha vissuto per anni in una bella favola legal, per poi svegliarsi amaramente.

7.The Dropout 1×06 – A me non la si fa!
Col passare delle settimane sto cominciando ad accusare una fatica fisica nel guardare The Dropout, perché il disagio che provo di fronte a questi dannati bastardi che giocano con la vita della gente sta diventando insostenibile. Intendiamoci, è un complimento: quando una serie riesce a scatenare emozioni così forti, nel modo esatto in cui le ha immaginate, non può che essere una grande serie. In questo episodio mi ha colpito soprattutto la scena in cui il vecchio George Shultz non riesce in alcun modo ad ammettere (prima di tutto con se stesso) di essere stato truffato da Elizabeth, come se non potesse contemplare di aver speso gli ultimi anni della sua vita in qualcosa che si rivelerà sudicio e sporco, invece che luminoso e salvifico. Un attaccarsi ai propri schemi mentali e alle proprie convinzioni, in nome della preservazione della propria percezione di sé anche a dispetto di qualunque dato fattuale. Diciamo che in questi anni qualche esempio di questa dinamica l’abbiamo visto…

6.This is Going to Hurt 1×07 – Consapevolezze
Finisce la prima stagione di This is Going to Hurt, la serie che per ora è in cima alla nostra classifica e che, a fronte dei suoi ultimi due episodi, ci rimarrà un altro po’. Veramente bello ed elegante il modo in cui il season finale. prendendo le mosse dalla morte di Shruti, concede ad Adam la possibilità di una rinascita, che passa attraverso la presa di coscienza che il lavoro, al netto delle sue mille difficoltà, gli piace in un modo in cui evidentemente non poteva piacere a Shruti. Dopo averci raccontato delle difficoltà e anche delle negligenze di Adam, la serie sembra dirci che la prima qualità necessaria per stare in ospedale non è il talento per la medicina, ma la voglia effettiva di praticarla nonostante gli ostacoli che pone. L’imperfezione del protagonista non viene negata o risolta, ma viene in qualche modo riscattata dal suo esserci quando è il momento di esserci. E anche per lui è una consapevolezza non da poco.

5.The Gilded Age 1×09 – Figli, tradimenti e cuochi
Alla fine la prima stagione di The Gilded Age mi ha convinto solo fino a un certo punto. L’eleganza della scrittura di Julian Fellowes non si discute, come non si discute la cura della messa in scena. Però… non è Downton Abbey, non è coinvolgente e incalzante allo stesso modo, e probabilmente sconta (oltre al suo arrivare dopo, naturalmente) il fatto che non ci siano grandi fattori esterni che vengano a disturbare un contesto sociale che è già di per sé meno affascinante della nobiltà inglese. Insomma, la Guerra Civile è già passata, non c’è ancora la Prima Guerra Mondiale, e The Gilded Age finisce con l’essere per davvero solo una storia di ricconi che ti disprezzano per futili motivi.
Detto tutto questo, il finale riesce a piazzare qualche acuto: Marian che viene mollata per venali questioni di soldi e ricchezza, Peggy che scopre che il figlio è vivo ed è stato nascosto dal padre (di Peggy) con una mossa socialmente furba ma umanamente terrificante, e poi tutta la divertente storia dello chef francese dei Russell che si scopre essere del Kansas. Ecco, se tutte le puntate della stagione fossero state così frizzantone, mi sarebbe rimasto un sapore diverso. Invece ho fatto un po’ fatica ad arrivare fin qui.

4.The Walking Dead 11×14 – Dopo tanto tempo, siamo ancora qua
Ci sono voluti molti anni, non solo “virtuali” ma anche fisici, per arrivare a un momento come quello di questa settimana. Niente di epocale, una cosa piccola, ma che dà il senso vero di quello che significa seguire una serie tv. Anni dopo aver ucciso Glenn in una della puntate più seguite e ricordate della storia di The Walking Dead, il malvagissimo Negan, che nel frattempo ha smesso di essere così malvagio e viaggia verso uno spinoff da gestire in coabitazione con Maggie, si ritrova davanti al figlio di Glenn e della stessa Maggie, ammettendo di essere stato lui a uccidere suo padre. Lì per lì non accade nulla, ma Negan propone al bambino di cercarlo quando sarà più grande, in modo che possano pareggiare i conti (un po’ alla Kill Bill). Non arrivo a sperare di vedere anche quella scena, mi viene un po’ d’ansia a pensare a quanti episodi dovrebbero ancora passare, ma insomma, queste chiusure di cerchio sono parte fondante del motivo per cui si seguono i racconti seriali.

3.Peaky Blinders 6×04 – Oh poverino
Settimana scorsa pensavamo che il maggior interesse del momento dovesse essere la reazione di Tommy alla morte della figlia (e come volete che abbia reagito? Esatto, sparando), ma subito altri pensieri ben più foschi sono arrivati a occupare l’intera scena: a fine episodio, a Tommy viene diagnosticato un tumore legato proprio alla tubercolosi della figlia, gli viene detto che è inoperabile e che gli rimangono, se va bene, 18 mesi di vita semi-normale, prima di smettere di essere autosufficiente.
Siamo alla stagione finale di Peaky Blinders e la morte di Tommy era una possibilità piuttosto ovvia, per questo genere di serie tv. La malattia, però, è sempre un’alternativa più tragica e destabilizzante rispetto a una bella morte violenta (che comunque Tommy potrebbe finire col preferire). Sicuramente, comunque, la necessità di chiudere tutti i conti in sospeso prima di una decadenza inaspettata, garantirà alla show l’accelerazione che le serve prima del gran finale.

2. Severance 1×07 – Radiamo al suolo questo posto
Ci sono voluti un po’ di episodi, spesso giocati sull’inquietudine di un’atmosfera asettica e silenziosa, prima che i pezzi lentamente ma inesorabilmente messi sulla scacchiera trovassero il momento buono per cominciare a muoversi verso la vittoria.
In sei episodi, Severance ci ha mostrato la seconda vita di persone che avevano accettato di sottoporsi a una procedura chirurgica che gli avrebbe impedito di ricordare le loro vite lavorative, e questo ha finito col creare due persone diverse in uno stesso corpo, quella che lavora tutto il giorno e quella che torna a casa alla sera. Tutto chiaro fin da subito da un punto di vista razionale, ma solo ora la serie è riuscita a farci davvero “sentire” cosa significa: prima con Dylan che conosce un figlio che aveva dimenticato di avere, e poi con Irving che sta per vedere sparire il suo amato Burt, i personaggi di Severance capiscono che la procedura di scissione ha creato vere e proprie persone, che se dovessero andare in pensione, come sta accadendo a Burt, smetterebbero di esistere. Gli esseri umani, ci dice la sceneggiatura, non sono semplici agglomerati di cellule, ma sono stratificazioni di ricordi: due stratificazioni diverse fanno due persone diverse, anche se condividono lo stesso corpo. La crudeltà insita in questa procedura esplode dunque con tutta la forza dell’istinto di conservazione, e porta proprio Irving, finora il più leale all’azienda, a pronunciare le parole di cui sopra, appena scopre che Burt scomparirà dalla sua vita e non lo ricorderà nemmeno: “Radiamo al suolo questo posto”. E son scattati gli applausi.

1.Atlanta 3×01-02 – Vecchi amici, stesso smalto
Abbiamo aspettato a lungo, ma il ritorno di Atlanta è una boccata d’ossigeno.
Il primo episodio completamente spiazzante, con la storia di un ragazzino nero dato in affido temporaneo a due bianche svitate che lo affamano e alla fine decidono di uccidersi portandosi dietro proprio i bambini adottati, per fortuna senza tragiche conseguenze (per i ragazzi, per loro invece sì e ne godiamo). Non che la famiglia d’origine fosse esattamente uno spettacolo, ma almeno teneva gli spaghetti al sugo in frigo, pronti per ogni evenienza.
Nel secondo episodio, invece, vediamo finalmente i nostri in Europa, ad Amsterdam, per il tour di Paper Boi. Donald Glover usa la black face, terribile spauracchio per qualunque autore seriale, come device comico per creare una scena surreale in cui l’intera platea accorsa per sentire Paper Boi si è dipinta il volto di nero ma non per una questione razzista, bensì per una tradizione locale in cui il viso annerito non c’entra nulla col colore della pelle, ma con il fumo del camino. Stesso incontro-scontro culturale, stesso grottesco generato da incomprensioni sociali e linguistiche, anche per Van, che finisce in quella che sembra una pacifica riunione di persone che salutano un amico malato prima della sua dipartita, salvo poi rendersi conto che è una sessione di eutanasia abbastanza terrificante in cui il poverino viene soffocato a morte (non credo funzioni così l’eutanasia in Olanda, cioè spero, ma l’effetto comico è furbescamente assicurato).
Passano gli anni, ma non la capacità di Donald Glover di giocare con le nostre aspettative, con gli stereotipi, con tabù inammissibili altrove, ma che lui riprende e rimastica senza alcun timore, sempre con la paciosa e serafica indifferenza dei suoi personaggi.



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