6 Gennaio 2015 17 commenti

Mozart In The Jungle – Finalmente un po’ di freschezza di Marco Villa

Creata da Roman Coppola e Jason Schwartzmann, Mozart In The Jungle è una comedy nettamente superiore alla media

Copertina, Pilot

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In ambito musicale è un termine che ormai ha perso gran parte significato, al cinema ha ancora importanza, in tv sembra quasi un controsenso. Sto parlando della definizione di indie, di quella roba nata come evoluzione del termine alternativo degli anni novanta e come abbreviazione di independent, ovvero non legato a major. Non sto a fare la storia del termine, anche perché sappiamo tutti che nel corso degli anni si è allontanata dalla sua origine, per andare a indicare più dei tratti stilistici ed estetici, spesso trasversali alle discipline, slegandosi dalla semplice modalità produttiva. Dicevo che in tv è un po’ un controsenso parlare di indie, perché si tratta sempre di supernetwork e questa cosa pesa più che negli altri campi. Ecco allora che la parte estetica e stilistica deve diventare molto indie. Se vi state chiedendo cosa voglia dire molto indie, la risposta la troverete guardando Mozart In The Jungle.

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Comedy prodotta da Amazon, Mozart In The Jungle è stata messa a disposizione nella sua interezza il 23 dicembre. Dieci episodi di mezz’ora ciascuno, per raccontare le storie che ruotano intorno alla Filarmonica di New York: un giovane direttore ribbbelle, una oboista talentuosa (e bellissima), il vecchio maestro cinico e incattivito e i rispettivi risvolti sentimentali. Siamo dalle parti del grande riscatto personale attraverso la musica, ma non aspettatevi i drammoni stile “ragazza del ghetto soffre e vince”, perché, come detto, lo stile qui è del tutto diverso.

Prima di parlare della storia, è il caso di fare qualche nome: Mozart In The Jungle è stata creata da Roman Coppola (figlio di e fratello di, nonché sceneggiatore di Wes Anderson e regista in proprio), Jason Schwartzman (attore aficionado dello stesso Wes Anderson) e Alex Timbers (autore e regista di Broadway). Protagonisti sono Gael Garcia Bernal (quello di Y Tu Mama Tambien, I diari della motocicletta e L’arte del sogno, quello che piace a TUTTE le ragazze), Lola Kirke (sconosciuta e splendida sorella di Jemina Kirke, la fricchettona di Girls) e Malcolm McDowell (ecco sì, lui).

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La serie di nomi è piuttosto impressionante e il risultato è davvero molto buono.Mozart In The Jungle è una commedia fresca e ben realizzata, che affronta il mondo della musica classica in modo pop, ovvero facendola sembrare un semplice ambito lavorativo. La serie sarebbe potuta essere Shakespeare In The JungleLumiere In The Jungle o Capocantiere In The Jungle, non sarebbe cambiato nulla nell’approccio: non siamo dalle parti delle interviste di Fazio ai direttori d’orchestra in cui si è sempre a tanto così dalla sindrome di Stendhal. No, qui non si parla di gente che ha una missione educatrice, ma di persone che hanno un lavoro e una vita, anche piuttosto incasinata.

Si parla di ragazzi ovviamente artistoidi e fissati con la classica, ma che potrebbero uscire da qualsiasi altra comedy. Anzi no, potrebbero uscire da pochissime altre comedy, perché questa è scritta molto meglio della media. A proposito di scrittura, va sottolineato un fatto: finora le produzioni Netflix e Amazon, pur essendo state distribuite a pacchetti di stagioni, continuano a rispettare la scansione settimanale, con degli archi narrativi piuttosto chiari che nascono e si concludono. Certo, sempre forte la narrazione orizzontale, ma comunque Frank Underwood di House of Cards o le tizie di Orange Is The New Black di solito hanno dei problemi da risolvere nel corso dei singoli 50 minuti. Mozart In The Jungle sembra allontanarsi da questo schema televisivo, seguendo la strada dell’altra produzione Amazon, ovvero Transparent.

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Una bella comedy, insomma, che si allontana con una certa decisione da stile e impostazione della classica sitcom romantica e che – speriamo noi – potrebbe diventare un riferimento.

Perché seguirla: perché è scritta molto bene, con personaggi che funzionano e un ottimo taglio. E perché ha un tiro indie, cosa comunque rara in tv.

Perché mollarla: perché sentite puzza di Saranno famosi e proprio no. Ma sbagliate.



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