23 Marzo 2016 6 commenti

Criminal Minds: Beyond Borders – Serial killer in formato Lonely Planet di Marco Villa

Una serie tv vecchia. Ma vecchia, vecchia, vecchia.

Copertina, Pilot

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Non fai undici stagioni di una serie tv per caso, soprattutto non fai undici stagioni con ascolti altissimi e un interessa mondiale che sembra incrollabile. Criminal Minds non è proprio la nostra serie preferita, visto che da queste parti mal digeriamo i procedurali fatti e finiti con un cattivone nuovo di zecca a ogni puntata, però è innegabile che Criminal Minds abbia mantenuto negli anni un ottimo livello qualitativo. Personalmente mi sono fermato al termine della settima stagione, ma i numeri sembrano indicare che gli autori sono andati avanti come dei treni. Comprensibile, quindi, che CBS abbia deciso di bissare il successo nel più classico dei modi, ovvero creando uno spin-off che riprende il nome della serie originale e aggiunge una descrizione, seguendo il modello di CSI. Eccoci allora alle prese con il pilot di Criminal Minds: Beyond Borders.

Criminal Minds: Beyond Borders è stata creata da Erica Messer, nel team di Criminal Minds dalla prima stagione e diventata una dei capoccia negli ultimi sei anni. Come la serie madre, segue le vicende di un gruppo di agenti FBI specializzati nell’arte del profiling, cioè nello scavare nella mente dei serial killer con l’obiettivo di tracciarne un profilo che aiuti a progredire nell’indagine. A differenza degli omologhi più longevi, però, i nostri nuovi amici fanno tutto questo al di fuori dei confini statunitensi, come brillantemente avrete intuito dal titolo stesso della serie. Quindi: ci sono degli americani che rischiano di fare una brutta fine in giro per il mondo? Chiamate i globetrotter dell’FBI e vi risolveranno il pasticciaccio. Niente di rivoluzionario, insomma: possiamo immaginare che a ogni puntata i regaz dovranno affrontare non solo un avversario temibilissimo, ma anche tutte le insidie date da lingue diverse e culture differenti.

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Questo l’inquadramento generale, veniamo alla serie. Che è vecchia. Ma vecchia. Ma vecchia, vecchia, vecchia. Guardare il pilot di Criminal Minds: Beyond Borders è un po’ come fare un salto indietro nel tempo, perché pare che gli ultimi anni di televisione non siano esistiti. Siamo di fronte a una specie di versione psicologica delle Charlie’s Angels, in cui i protagonisti viaggiano per il mondo portandosi dietro nell’aereo cargo una jeep e una moto, come se fossero gli ultimi aggeggi infernali di un ispettore Gadget qualsiasi. Come da tradizione, ognuno di loro ha caratteristiche ben precise individuabili già dopo mezzo pilot e soprattutto incertezze interiori con cui prima o poi dovrà fare i conti.

Non ho ancora parlato del cast e qui viene abbastanza da ridere: per creare questo team dell’FBI, infatti, sono stati scelti alcuni degli interpreti più riconoscibili dei procedurali degli ultimi anni. A capo di tutto c’è Gary Sinise, il boss di CSI: New York, mentre al suo fianco troneggia Alana de la Garza, che oltre a detenere il titolo di donna con il nome più cazzuto della storia ha alle spalle un bel po’ di Law & Order. I due sono bravi eh, intendiamoci, ma più che una serie nuova sembra un po’ una specie di Partita del Cuore con le vecchie glorie.

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L’aspetto più brutto del pilot, però, è come viene raccontato l’incontro tra i protagonisti e le nuove culture che vanno a scoprire. Alana de la Garza è l’antropologa della situazione e ovviamente nel pilot risolve tutto rifacendosi ad antiche tradizioni locali e a uno studio del folklore da Lonely Planet. Lo sappiamo: quando si confrontano con culture diverse gli statunitensi tendono sempre ad andare giù con l’accetta, ma il fatto che questo aspetto sia uno dei più importanti della serie non lascia ben sperare per le prossime puntate. La sensazione è che ci troveremo di fronte a una specie di Quark della criminalità, in cui i protagonisti sguazzeranno tra stereotipi e luoghi comuni. Il tutto ammantato da una sensazione di televisione di una decina di anni fa, con buona pace di tutto quello che è successo sui nostri schermi dalla nascita di Criminal Minds a oggi.

Perché seguire Criminal Minds: Beyond Borders: perché siete talmente innamorati della serie originale da voler sentir dire altre mille volte “unsub” e “siamo pronti per il profilo”

Perché mollare Criminal Minds: Beyond Borders: perché non aggiunge nulla all’originale, anzi, rischia di indebolirlo con le robe stile Lonely Planet



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