31 Ottobre 2017 16 commenti

Wanted: Netflix propone anche le serie australiane. Forse non c’era bisogno. di Antonio Firmani

Anche su Netflix si trova la robetta, e Wanted è un bell’esempio

Copertina, Pilot

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Direttamente dall’Australia, il 24 ottobre su Netflix è arrivata Wanted. E il suo arrivo sulla piattaforma così popolare anche in Italia è, inutile nasconderlo, il primo motivo per cui ne parliamo.
La serie, andata in onda in patria tra il 2016 e il 2017, sfocia prevalentemente nel crime e conta due stagioni per un totale di soli 12 episodi (6 puntate a stagione).

Lola e Chelsea sono due perfette estranee alla fermata del bus. Mentre aspettano si ritrovano testimoni involontarie dell’omicidio di un uomo. Nel tentativo di eliminare qualsiasi traccia, i carnefici aggrediscono anche loro ma in seguito a una colluttazione Lola ne uccide uno. L’altro criminale allora le prende in ostaggio, le rinchiude nel bagagliaio della macchina e le rapisce portandole con sé. Da questo punto in poi le ragazze, complete sconosciute fino a pochi minuti prima, potranno contare esclusivamente l’una sull’altra. Inizia così un’escalation di tensione (più o meno) che porterà poi alla fuga on the road delle due (con tanto di immancabile valigione della discordia pieno di soldi) in cui dribbleranno sicari e poliziotti corrotti.

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La trama è tutta qui, semplice, compatta. Nessuna sottotrama significativa, solo una breve contestualizzazione dei micromondi delle due protagoniste, per porre l’accento soprattutto sul fatto che queste non potrebbero essere più diverse fra loro. Il pilot ha un capo e una coda, niente di trascendentale intendiamoci, ma fila, segue le regole di genere. Forse è un po’ troppo prevedibile, e soprattutto (problema comune a molte serie TV, alcune anche osannate e insospettabili) i personaggi a volte si comportano in maniera inspiegabile in modo da dare il la a colpi di scena comunque telefonati.
Un esempio su tutti: in una scena concitata Lola riesce a disarmare con una mazza il loro rapitore che le teneva in scacco impugnando una pistola. Non appena il rapitore cade a terra, Lola, che tra l’altro in precedenza ha dimostrato un notevole sangue freddo anche in situazioni limite, non lo disarma. Si limita a scappare. Sarà che ho conclamate doti di chiaroveggenza, ma qualcosa mi dice che il rapitore e la sua pistola di lì a poco ritorneranno utili ai fini della storia.

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È stato complicato reperire informazioni su questa serie. Un po’ per il titolo oltremodo inflazionato (esistono già almeno un film e addirittura altre due serie con lo stesso nome), un po’ perché quando senti ‘crime australiano’ tendi effettivamente a storcere il naso (e a ragione, stando a questo pilot) peccando di snobismo. Vero è che quando a uno viene in mente l’Australia, il pensiero non è che cada proprio sulle serie TV, eppure qualcosa di buono in questi anni si è mosso, e anche la stessa Netflix (e non solo) ha portato all’attenzione del grande pubblico qualcosa di interessante dalla terra dei canguri. Basti pensare a Rush o Wentworth (entrambi con l’immancabile Nicole Da Silva), o a Please like me e Rake, fino a spingerci più in là con la memoria e ad arrivare ad Underbelly, da molti definito come il The Sopranos australiano, che racconta fatti realmente accaduti durante la guerra di mafia a Melbourne tra il ’95 e il 2004.
Il problema è che Wanted non ha niente delle serie sopracitate, e forse più che deludere passa inosservata (peggio ancora), pagando caro l’assenza di un vero high concept che faccia da motore alla serie.

 

Perché seguire Wanted: per il personaggio di Lola (sicuramente più interessante), interpretata da Rebecca Gibney che è anche creatrice dello show.
Perché mollare Wanted: perché se proprio voglio una storia di questo tipo, proprio non me la faccio raccontare dagli australiani (con tutto il rispetto).



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