2 Febbraio 2023

Wolf Pack su Paramount+ – Ancora lupi mannari dal creatore di Teen Wolf di Diego Castelli

Jeff Davis ancora alla prova con gli adolescenti mannari, e già che c’era s’è portato dietro Buffy

Pilot

Nei giorni scorsi, diverse persone che conosco (per lo più giornaliste/i), hanno postato sui social una foto da invidia in compagnia di Sarah Michelle Gellar, venuta in Italia a presentare la sua nuova serie per Paramount+, ovvero Wolf Pack.
Che poi non so se possiamo considerarla proprio “la sua nuova serie”, nel senso che la Gellar non è esattamente la protagonista, ma allo stesso tempo è l’unica faccia davvero riconoscibile in un cast altrimenti molto giovane, e la produzione ha ben pensato di sfruttare a più non posso l’affetto sempiterno per l’ex Buffy, che a quanto pare è passata dai vampiri ai licantropi senza grosso problema.

Wolf Pack, in realtà, si porta dietro anche e soprattutto il nome del suo creatore, quel Jeff Davis già creatore di Criminal Minds, e più recentemente padre di Teen Wolf, una serie che con Wolf Pack ha molto in comune in termini di genere, ambientazione e pubblico di riferimento, anche se i due universi narrativi sono completamente slegati e anzi trattano la materia licantropesca in modi un po’ diversi.

Wolf Pack (che arriverà anche sul Paramount+ italiano fra poche settimane, anche se una data precisa ancora non c’è) si apre su una scolaresca che, da un pullman, assiste a un incendio boschivo di quelli grossi e cattivi, di cui spesso sentiamo le cronache quando si parla di Stati Uniti, cambiamento climatico e quant’altro.
Solo che non è un incendio come gli altri, perché la foresta nasconde un segreto soprannaturale che il fuoco libera con violenza, causando la morte e il ferimento di diversi ragazzi.
Quale sia questo segreto soprannaturale in una serie che si chiama “Wolf Pack”, non credo sia di difficile previsione.

I protagonisti della serie sono di fatto quattro: da una parte Everett (Armani Jackson) e Blake (Bella Shepard), due studenti normali, ognuno con i propri problemi, che vengono morsi dal licantropo e quindi hanno davanti un futuro di ipertricosi e problemi dentali; dall’altra Arlan (Tyler Lawrence Gray) e Luna (Chloe Rose Robertson), due gemelli che lincantropi lo sono già da un pezzo, anche se ovviamente tengono il segreto per sé.

I quattro ragazzi vengono attratti gli uni verso gli altri sotto la luce della luna piena, e insieme avranno molto da scoprire e svelare sulle origini del licantropo uscito dalla foresta. Faranno un sacco di cose fantasy che sono la norma per una serie di questo tipo e magari troveranno anche il tempo di pomiciare un po’ fra di loro o con altra gente.
In tutto questo manca Sarah Michelle Gellar, che interpreta Kristin, una detective che fin dal pilot sa più di quel che dice, e che ancora non abbiamo capito se è un personaggio buono o cattivo, per lo meno dalla prospettiva dei ragazzi.

Facendo tutte le possibili tare, Wolf Pack mi sembra un prodotto largamente mediocre.
Le tare di cui parlo sono naturalmente quelle legate alla mia età e alla mia sempre maggiore e, ahimé, inevitabile allergia verso un certo tipo di teen drama per il quale mi sento semplicemente troppo vecchio.

In questo senso, Wolf Pack si porta dietro tutto quel mondo di adolescenti bellocci e problematici, di sguardi languidi e improvvise mattate, di retorica spicciola sulla vita e sulla salute mentale, che anche solo per averlo già visto ottocento volte identico a questo, mi rende difficile appassionarmi. Magari, invece, un adolescente ai primi incontri con la serialità non potrà fare a meno di vederla come una storia che gli parla direttamente al cuoricino e che capisce come nessun altro la vita impossibile, dolorosa e tragica della provincia di Novara.

E però, anche facendo le opportune tare, mi sembra che non ci siamo lo stesso.
Wolf Pack ha una bella fotografica, delle scelte di luce che in molti momenti del pilot mi hanno trasmesso un senso cinematografico bello pieno e molto promettente, ma sotto questa patina di fascino furbino c’è davvero poco.

I personaggi, come accennato, non vanno molto oltre lo stereotipo del belloccio da teen drama, e si sforzano davvero tantissimo per essere persone a tutto tondo, con uno spessore che però è così palesemente costruito, da suonare forzato.
Ma più che in questo aspetto, la scrittura diventa banale proprio nella costruzione dell’horror e della suspense: dalle telefonate inquietanti di uomini misteriosi (che fa tanto Scream, che però era una mezza parodia già nel 1996), alla quantità di volte in cui questi personaggi devono “correre con grande intensità emotiva”, è evidente come Wolf Pack voglia essere soprattutto una specie di videoclip, un lungo trailer pieno di facce attonite e supposte scene madri, che però stanno insieme con lo sputo.

In ultimo, c’è un tema visivo inevitabile. Ho parlato bene della fotografia, ma bisogna parlare male di tutto il resto.
Wolf Pack è una serie soprannaturale, coi licantropi, che ogni tanto, va da sé, deve mettere in scena cose soprannaturali, e nello specifico dei licantropi.

Per farlo, gli autori si affidano a effetti digitali in computer grafica che sono semplicemente inaccettabili per una serie del 2023. Ci provano a fare le scene rapide e a mettere un po’ di ombre, giusto per mascherare le pecche, ma non è abbastanza, perché ogni volta che un qualche creatura digitale entra in campo, sembra improvvisamente di essere negli anni Novanta.

Il tema, se volete, è annoso, perché le serie tv non hanno il budget di Avatar, e lo scotto nei confronti del cinema si paga quasi sempre.
Il problema, però, sta proprio in quel quasi, dal momento che ci sono effettivamente serie tv capaci di rivaleggiare con il cinema in tema di effetti speciali, e che alzano l’asticella per tutte le altre.
Da questo punto di vista, Wolf Pack è una serie potenzialmente ambiziosa, prodotta da una piattaforma in rampa di lancio, e presentarsi con un pilot così povero mette un po’ tristezza.

Non dico, naturalmente, che una serie del genere non dovrebbe essere proprio prodotta a meno di aver budget enormi. Banalmente, però, bisognerebbe essere più consci dei propri limiti, cercando di sfruttare meglio qualche trucco furbo ed evitare il passo più lungo della gamba, che poi ha un unico effetto: quello di spezzare ogni potenziale tensione perché quando arriva in campo il mostrone sembra fatto di cartapesta.

Insomma, per me è no.
Possibile che io veda un altro episodio, perché sono curioso, diciamo a livello accademico, di come verrà indirizzato il rapporto fra i quattro protagonisti, che si trovano effettivamente insieme solo a fine pilot, trascinati da una forza oscura di cui già non mi interessa più nulla.

Ma a parte la curiosità professionale, Wolf Pack parla a un pubblico troppo diverso da me, e lo fa con un livello produttivo francamente basso, una scrittura ora banale ora confusa, e l’impressione che sia tutta una grande scusa per inquadrare da vicino adolescenti di bell’aspetto che sospirano.
Né Sarah Michelle Gellar, almeno in questo inizio, riesce ad aggiungere alcunché. Anzi, al massimo ci crea un po’ di nostalgia di Buffy, che era proprio un’altra categoria.

Grazie, ma passo.

Perché seguire Wolf Pack: non sono un esperto di Teen Wolf, ma genere e creatore sono gli stessi, se vi era piaciuta quella, vale la pena dare una chance a questa.
Perché mollare Wolf Pack: è un teen drama fantasy di impostazione vecchia e di poche risorse creative ed economiche.

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