9 Novembre 2015 8 commenti

Show me a hero – Un altro capolavoro di David Simon di Marco Villa

Il grande ritorno del creatore di The Wire e Treme

Copertina, Pilot

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Show me a hero and I’ll write you a tragedy. È questa citazione di Francis Scott Fitzgerald a dare il nome alla miniserie di David Simon andata in onda su HBO quest’estate. Per l’esattezza a ferragosto, mentre noi eravamo in spiaggia a berci le birrette e a mangiare tonno alla griglia fino a farci spuntare le branchie. Ovvio che Show me a hero ce la siamo persa: persino HBO e David Simon vanno in secondo piano di fronte allo svacco estivo. Tornati a casa, Show me a hero si è piazzata in testa alla lista dei recuperoni da fare al volo e così, dopo appena TRE MESI dalla messa in onda, ci siamo arrivati. Scattanti come dei ghepardi con la protesi all’anca.

Show me a hero è una miniserie in sei episodi di HBO, scritta da David Simon (The Wire, Treme) e diretta da Paul Haggis (premio Oscar per la sceneggiatura di Million Dollar Baby e per la regia di Crash). La serie racconta una storia vera, apparentemente piccola e lontana da noi, ma la racconta così bene che dopo mezz’ora si è già incollati allo schermo. La vicenda è quella di Nick Wasicsko, giovanissimo politico di Yonker (occhio, non andate a cercare informazioni su Wikipedia o finirete spoilerati), città che si trova a nord di Manhatthan, appena dopo il Bronx. Siamo alla fine degli anni ‘80 e Wasicsko ha davanti a sé una sfida grossa: cercare di diventare il sindaco più giovane degli Stati Uniti e affrontare il problema di una serie di case popolari che devono essere costruite al centro di quartieri residenziali. Le prime sono abitate principalmente da afroamericani, i secondi da bianchi della classe media e questi ultimi non vedono di buon occhio l’arrivo della comunità di colore, spaventati dal rischio di aumento del crimine e dal conseguente crollo del valore delle proprie abitazioni. Un giudice federale impone però alla città la costruzione di queste case, nell’ambito di una più ampia visione in grado di portare a una progressiva de-segregazione. Detta in altre parole: per eliminare i quartieri ghetto, che impediscono ai ragazzini più giovani di farsi una vera vita, incastrandoli fin da piccoli in giri di droga e criminalità.

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Show me a hero segue da vicino la storia di Wasicsko (Oscar Isaac, il cantautore triste dell’ultimo film dei Coen), della sua fidanzata (bellissima: Carla Quevedo) e di tutti gli incroci politici e strategici che deve affrontare per portare avanti la sua carriera e cercare di superare la questione alloggi popolari, ma anche le vite di tanti personaggi che non incroceranno mai la strada di Wasicsko e che in quegli alloggi popolari verosimilmente andranno a vivere.

Show me a hero è una serie 100% David Simon. Se The Wire era una tragedia classica travestita da crime, Show me a hero non si pone nemmeno il problema di creare un paravento di genere. A descrivere questa serie bastano le immagini che aprono la prima puntata: case con mattoncini rossi a vista e bandiere statunitensi, casermoni popolari, gente che spaccia e lo skyline di Manhatthan vicino e irraggiungibile. Sotto, la musica di Bruce Springsteen, che accompagna tutta la serie nei momenti più lirici. L’influenza di The Wire è tutta qui, mentre arriva da Treme la tendenza a una narrazione fatta di non-azioni e di grandi ellissi. La storia di Show me a hero copre diversi anni e viene portata avanti a salti e indicando solo raramente allo spettatore lo scorrere del tempo: si ha così la sensazione di essere dentro qualcosa più grande di noi (e dei protagonisti), qualcosa che sta rotolando a valle e che non può essere fermato o deviato.

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Poco conta che si tratti della trama politica principale, della madre dominicana che non sa se tenere i figli con sé o farli vivere con la madre al paese, della ragazza di buona famiglia che a vent’anni si ritrova vedova, madre e finisce per farsi di crack. Questo giusto per dare un’idea dei personaggi che si muovono nella serie, ma davvero ha poco senso raccontare le singole storie: Show me a hero è un macro-racconto costruito con tante micro-narrazioni e il legame è talmente stretto che il primo non può prescindere dalle seconde e viceversa. In questo risiede la differenza con – per dire – House of Cards o The West Wing, serie prettamente politiche che ruotano intorno al concetto di Potere con la p maiuscola.

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Se vi manca tantissimo The Wire, Show me a hero vi farà felici per sei ore e lo farà con una malinconia e un’angoscia di fondo insopprimibili, perché come detto in apertura l’eroe è un eroe tragico. Questa serie vi conquisterà con una messa in scena rigorosa e un cast da applausi. Abbiamo già detto dei due protagonisti, citiamo anche altre guest star di peso come Winona Ryder, Jim Belushi e l’aficionado di Wes Anderson Bob Balaban. A emergere su tutto, però, sarà ovviamente la scrittura: David Simon è un gigante e questa è un’altra serie bellissima. Forse minore, ma pur sempre un capolavoro.

Perché seguire Show me a hero: perché è scritta da dio, girata da dio, interpretata da dio. E non so cosa volete di più da una serie

Perché mollare Show me a hero: perché non è certo la serie più adrenalinica del mondo



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