9 Settembre 2010 7 commenti

How I Met Your Mother: legend – wait for it – dary di Marco Villa

Allora, siamo a New York. Gruppo di amici intorno alla trentina, si trovano sempre in un appartamento e nel bar sottocasa. Parlano, ridono, scherzano e si innamorano tra loro.
In sostanza, How I Met Your Mother è l’esempio di come si possano prendere gli stessi ingredienti di una serie inimitabile e di gran successo come Friends e realizzare un prodotto ugualmente inimitabile e di gran successo.

La serie è in onda su CBS dal 2005 e il 20 settembre inaugurerà la sua sesta stagione. I creatori sono Craig Thomas e Carter Bays, gente che ha scritto e sviluppato la serie a trent’anni. Praticamente il loro primo lavoro è già qualcosa di perfetto. Gente che non avrà pressioni in futuro, no.
Auguri per il prosieguo e felicitazioni al loro psicoanalista.

Gli elementi li ho elencati sopra, l’intreccio è semplice. Nel 2030 Ted Mosby (Josh Radnor, a.k.a. “Zach Braff non avrai il mio scalpo”) racconta ai propri figli come ha conosciuto la loro madre . La storia risale fino al 2005 e procede puntata dopo puntata attraverso tutte le ragazze e tutte le disavventure (disavventure fa tanto Topolino, lo so) che Ted affronta prima del fatidico incontro. La presenza di una voce narrante, che introduce e tira le fila del discorso di ogni episodio, potrebbe sembrare vecchia e pleonastica, ma i due autori/futuri depressi hanno avuto la capacità di non relegarla al ruolo di semplice spiegone. Attraverso i suoi interventi riescono infatti a dare ritmo interno alle vicende, che vengono rese più vitali da frequenti e ulteriori flashback nella narrazione, o da freeze dell’immagine in cui la voce stessa annuncia eventi ancora di là da venire.

Come in ogni sit-com, più che le trame contano dialoghi e personaggi.
E qui iniziano i superlativi.
Evito di scoprire l’acqua calda dicendo che i dialoghi sono rapidi e fulminanti, preferisco sottolineare che, rispetto al modello Friends, sono più spinti. Si parla di sesso e si fanno allusioni a posizioni e incastri in modo decisamente più esplicito – ma non volgare, come direbbe Suor Celina – rispetto alla cumpa del Central Perk. Niente di sconvolgente o di vietato ai minori, ma comunque un netto scarto rispetto ai predecessori.

Per quanto riguarda i personaggi, le dinamiche di gruppo sono eccellenti e mai stanche, nonostante il nucleo fisso conti solo cinque figure. Primo responsabile di questa continua freschezza è il personaggio di Barney Stinson, interpretato da Neil Patrick Harris.
Playboy da una-diversa-per-sera e dalle improbabili tecniche di conquista, Barney è uno di quei pochi personaggi che finisce per rappresentare da solo un’intera serie fino a vivere oltre la serie stessa. Non è un caso che siano usciti libri di cui è autore lo stesso personaggio: manuali di conquista e regole di fratellanza, cose idiote come tutto ciò che riguarda Barney.

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In questo, nella grandezza di Barney, How I Met riesce a superare Friends: là c’erano personaggi memorabili (in particolare Chandler e Joey), che funzionavano e sono rimasti impressi nello spettatore, ma solo in relazione agli altri protagonisti. Qui invece gli autori sono riusciti nella doppia impresa di calare perfettamente Barney negli intrecci relazionali e di farlo risaltare rispetto agli altri e – come detto – alla serie stessa.

Mi rendo conto che alla fine è uscito un confronto con Friends.
Giusto quindi concludere chiarendo che non si tratta di un “Friends schifo, How I Met Your Mother splendido”. Tutt’altro. Sono due serie che hanno ambientazione, personaggi e pubblico molto simili, ma stile e tono di racconto molto differenti. Per questo sono entrambi dei riferimenti per l’intero genere e se How I Met sembra oggi più fresco il motivo va probabilmente cercato nella di Monica nella prima stagione di Amici, come lo chiamava la Tv della Svizzera Italiana che mandava in onda gli episodi prima di Rai2.

7 commenti a How I Met Your Mother: legend – wait for it – dary

  1. susina ha detto:

    Mi piace molto ritrovarmi nella maggior parte degli articoli di questo blog, è difficile nonostante l’enormità del web trovare qualcuno che parli di serie televisive in modo così intelligente. Mi dispiace non aver trovato articoli riguardanti scrubs perchè, pur amando incondizionatamente le due sit com qui sopra descritte, ritengo che scrubs sia una fusione ben riuscita di generi quali la sit com, il medical drama e gli intrecci romantici. Grazie comunque.

    • diegocastelli ha detto:

      Tranquilla, prima o poi parleremo anche di Scrubs! Il blog è nato quando la serie era già finita, motivo principale per cui non è finita in cima alla lista di “cose da fare”. Ma un post nostalgico su J.D & soci prima o poi spunterà, se lo meritano proprio ;-)

  2. susina ha detto:

    mi ero cimentata in quel commento perchè da un po’ di tempo, da quando sono diventata dipendente di how i met your mother, percepivo una sensazione che però non sapevo definire, come se sentissi che i personaggi in questione mi piacevano anche perchè li trovavo familiari; e sono familiari perchè li conosciamo bene, ormai da anni! la verità è che quel genio di mamma tv americana ha scelto proprio bene gli ingredienti della torta, prendendo i personaggi di due delle serie comiche di maggio successo degli ultimi anni e mescolandoli tra loro. poi la genetica ha fatto la sua parte, i cromosomi giusti si sono incontrati e i geni dominanti hanno avuto la meglio. le serie a cui mi riferisco sono, ovviamente, scrubs e friends (sono di parte io…). partiamo dai maschietti, molto significativi. ted mosby, che tutti abbiamo imparato ad amare, ci ricorda nell’essere puntiglioso e anche romantico, oltre che a volte noiso ma simpatico e il più “intellettuale” del gruppo il nostro caro ross geller (tralasciando il fatto che entrambi hanno avuto lo stesso percorso lavorativo) da una parte, dall’altra, nel rapporto morboso d’amicizia con marshall, anche se un po’ ridimensionato, all’amato jd; sono inoltre tutti e tre legati dal fatto che la storia dell’intera serie va avanti solo per seguire le loro rocambolesche vicende sentimentali. poi barney… beh, qui è stato fatto un lavoro spettacolare, come è stato detto sopra; ma come facciamo a non ripensare al nostro caro joey e al fatto che anche lui avesse un’allergia per le relazioni, compensata da una sfrenatezza sessuale data da un’inspiegabile successo con le donne (ah, e anche lui si innamora della ex del protagonista, e per questo si sente in colpa); per questo personaggio l’unico legame con scrubs che ho trovato è quello del todd, che per quanto secondario, è un personaggio che ci ha fatto compagnia con i suoi “cinque”… beh, leggendari. marshall, vediamo un po’… non è poi così difficile ripensare al sentimento di inadeguatezza col proprio lavoro e all’imbranataggine compulsiva di chandler (mio marito segreto), forse più ad un chandler post monica, però comunque ad un chandler che sta con una ragazza più bella di lui, dominante, con cui si sposa e fa progetti di vita nel corso della serie, elemento che ha in comune anche con.. turk ovviamente, che è più sicuro di lui ma con cui condivide il fatto di aver vissuto a lungo con il proprio migliore amico (con cui ha un rapporto strettissimo portato avanti fin dal college) e la fidanzata. e ora le ragazze: robin è un capolavoro, finemente lavorata fondendo i modelli di rachel, nella sicurezza nei confronti dell’altro sesso, nel fatto di essere stata l’ultima ad unirsi al gruppo, di aver avuto relazioni con colleghi di lavoro e nell’avere un sogno al passo con i tempi (moda e televisione…), ed elliott, ossessionata dall’idea della donna in carriera e con un’esuberante voglia di indipendenza; inoltre entrambe le precursore hanno una travagliata storia con il protagonista maschile come robin con (tadaaan) ted. dulcis in fundo c’è lily che riprende gli adorabili aspetti delle care monica e carla, non c’è nemmeno bisogno di spiegare il perchè, penso, ma basti pensare al fatto che tutte e tre fanno mestieri più “materni” (maestra, cuoca, infermiera) per ricoprire al meglio il loro ruolo di donna in tutto e per tutte della serie essendo però allo stesso tempo “quella che porta i pantaloni”. ricapitolando, c’è il protagonista instabile nelle relazioni e più “secchione” degli altri, l’amico figo che rimorchia un sacco e non si fidanza mai, l’altro amico, con cui il protagonista si conosce presumibilmente dal college, sposato con una ragazza del gruppo, la suddetta ragazza del gruppo che assume il ruolo di “mamma” di tutti, e la figa che il protagonista si fa nel corso della serie e con cui nessuno sa come andrà a finire. quindi attenzione, tutti noi amiamo sentirci al sicuro con personaggi che riconosciamo all’istante. ciò non toglie che non possano sorprenderci, ma alla base sta questo; non sono solo i teen-drama ad essere stereotipate, solo che diciamocelo, gli adolescenti sono più esagerati in tutto!
    beh, poi qui manca phoebe, ma… beh, nessuno e perfetto!

  3. Ba ha detto:

    Non so ancora bene il perchè,ma la battuta di Barney
    “When i get sad, i stop being sad and be AWESOME instead…True story”
    è la battuta che mi ha fatto più ridere in assoluto di tutti i telefilm che ho alle spalle…contando serie come scrubs, community, the big bang theory, friends, e sitcom varie…
    solo lui è spettacolare (ogni volta che ripenso a scene come lui che impara a guidare con Ted o la scena meravigliosa di loro due che guardano il terzo video di Robin Sparkles ridendo fino alle lacrime rido…ma di brutto…e tipo sul treno, con la gente che mi guarda e si sposta…)



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