29 Agosto 2011 3 commenti

How I Met Your Mother: anche Castelli in pari! di Diego Castelli

E scusate il ritardo…

Copertina, I perché del mondo, On Air

OCCHIO CHE VERSO LA FINE SI PARLA DELL’ULTIMO EPISODIO DELLA SESTA STAGIONE

Per un lungo periodo, non ho seguito How I Met Your Mother. Avevo visto il pilot, poco dopo la messa in onda americana, e l’avevo giudicato troppo classico, troppo già visto. Credo, non vorrei sbagliarmi, di averlo considerato anche poco divertente.
Oggi tutto questo mi fa pensare a una qualche forma di momentanea paralisi cerebrale, o a uno stato alterato delle mie percezioni, forse dovuto a reazioni allergiche. Magari, all’epoca ero semplicemente coglione.

Ad ogni modo, la mia vita proseguiva in maniera tranquilla, non davo particolarmente peso al mio ignorare Ted Mosby e compagnia, e non mi pareva nemmeno che questo fatto causasse problemi alla mia già scarna vita sociale.
Poi, il Villa mi chiede di fondare un blog sulle serie tv. Ok facciamolo, mi dico, tanto le so tutte, sono pronto. Peccato che, poche settimane dopo la nascita di Serial Minds, mi accorgo di un fatto incontrovertibile. Voi mi avete aperto gli occhi, consentendomi di vedere ciò che prima mi era nascosto. A dispetto di una fama internazionale probabilmente inferiore ad altri concorrenti (il fenomeno comico degli ultimi anni, piaccia o meno, è The Big Bang Theory), How I Met Your Mother non solo è molto seguito in America (e vabbe’, c’erano i numeri a dirlo), ma anche in Italia è idolatrato da un foltissimo numero di fan, non so se meno rumorosi o altro, ma comunque affezionatissimi e completamente addicted.
Questo, e lo sguardo di disapprovazione del Villa (immaginatelo paffuto e barbuto che scuote la testa con schifo e vergogna), mi porta a dare una nuova chance a HIMYM. Grazie a Dio (e al Villa).

So di non dire cosa nuova, ma How I Met Your Mother è il vero erede di Friends. Ahhh, che soddisfazione poter scrivere una frase del genere…
Voi sapete quanto io abbia amato Friends, e sapete anche che The Big Bang Theory è uno dei miei show preferiti. E nonostante questo, avevamo già parlato del fatto che il confronto tra i due è più uno scontro, che mi ha portato a dire che Friends rimaneva superiore (il post è qui).
In realtà, la cosa che più accomuna Friends e The Big Bang Theory è il successo. Entrambi, per motivi diversi, hanno raggiunto fama assoluta, divenendo fenomeni culturali meritevoli di studio universitario, potenti catalizzatori di pubblico, icone della storia televisiva. Ieri le ragazze chiedevano ai parrucchieri gli stessi capelli di Rachel, oggi la gente brama le magliette di Sheldon.

How I Met Your Mother, da questo punto di vista, è rimasta un gradino sotto, non per demerito suo, ma chissà per quali congiunture. Epperò, per la sua struttura e le sue dinamiche, è lei la vera erede degli “Amici” (Maria De Filippi, fortunatamente, non c’entra nulla).
Ora, questo non è un post di confronto con Friends. Ma siccome quella serie era per me la manna dal cielo, è importante riconoscere alcuni elementi di continuità, che una nostra lettrice aveva peraltro messo in evidenza in un commento che vi consiglio di andare a ripescare, perché avrebbe meritato un post onorario.
Di base, possiamo dire che abbiamo un gruppo di trentenni di New York, abituati a ritrovarsi in un preciso locale della città, che condividono i più svariati momenti della vita, da quelli buffi (molti) a quelli tristi (pochi), senza dimenticare quelli romantici. Proprio il trattamento dell’Amore, con la A maiuscola, era la grande differenza tra Friends e The Big Bang Theory, a scapito di quest’ultima.
Anche in questo senso, invece, le similarità tra Friends e HIMYM sono talmente evidenti, talmente esplicite, da indurre inizialmente in me l’effetto contrario a quello cercato dai produttori: “Una scopiazzata così clamorosa? E che cos’è, Via Zanardi 33? No no, io me ne vado”. Questa, forse, la mia reazione immediata.

Ciò che è cambiato, nel corso degli episodi, riguarda la scoperta di modalità narrative originali e tutt’altro che scontate, che una volta comprese trasformano la serie da clone potenzialmente zoppo a perfetto mix di tradizione e innovazione.
Ne avevo già accennato nel post dedicato alla comedy. How I Met Your Mother basa una larga parte della sua forza sul fatto di essere narrata in flashback. Espediente vecchio quanto il mondo, ma che in una sitcom di impianto classico non si era probabilmente mai visto in questa forma e con questo peso. Tutta la serie è narrata al passato, e le implicazioni di questo fatto sono dirompenti, anche se spesso nascoste. Ciò che noi vediamo in HIMYM non sono mai i “fatti” come sono avvenuti. Vediamo solo quello che Ted riesce, o vuole, ricordare. Tutto è filtrato attraverso la sua mente, e questo ha lasciato agli sceneggiatori una libertà creativa sorprendente. Attraverso i ricordi del suo protagonista, HIMYM può costruire episodi a ritroso, mostrare versioni diversissime della stessa storia, saltare da quello-che-ci-sembra-il-presente al futuro-che-in-realtà-è-sempre-passato (ricordate quando ci facevano vedere scorci del matrimonio tra Marshall e Lily settimane prima del suo effettivo svolgimento?), trasformare oggetti e parole scabrose (ricordiamo che Ted racconta la storia ai suoi figli) in altri oggetti e altre parole, così che lo spettatore possa ridere di un semplice panino perché sa che in realtà è un’aromatica canna. Tutte tecniche che una qualunque altra sitcom non potrebbe utilizzare, perché verrebbe meno al suo patto con lo spettatore, e che invece HIMYM usa praticamente in ogni episodio, coi risultati più svariati: ilarità, curiosità, confusione, persino suspense.
In realtà, la magia più grande è nello stesso titolo. How I Met Your Mother è il racconto di Ted sulle vicende che l’hanno portato a conoscere la madre dei suoi figli. Questa scelta aiuta a inserire un tocco di trepidazione in più a tutto il racconto, ma avrebbe anche potuto creare grossi problemi. Se Ted si riferisce a Robin come “la zia Robin” praticamente dalla prima puntata, è ovvio che la “Madre” non è lei, ed è altrettanto ovvio che qualunque storia romantica con lei dovrà obbligatoriamente finire. Noi spettatori lo sapevamo fin dall’inizio, e nonostante questo siamo stati rapiti dalle vicende sentimentali dei due, come in una qualunque altra serie. Anzi, forse la consapevolezza della fine imminente ci ha fatto drizzare le orecchie ancora di più.

Per ottenere questo effetto, senza che lo spettatore nemmeno se ne accorga realmente, bisogna gestire la scrittura con un equilibrio da applausi. E nonostante le montagne russe emotive, siamo ancora qui ad aspettare di sapere chi sarà sta benedetta genitrice (bisognerà anche spicciarsi, il 2030 si avvicina e sti figli hanno pur bisogno di un periodo di incubazione…).

Queste caratteristiche, che rappresentano la componente più innovativa della serie, non sono sole. Gli esperimenti narrativi non hanno tolto spazio al divertimento più classico, fatto di intrecci inaspettati, battute sagaci, tormentoni divenuti linguaggio comune. Il Villa aveva già parlato di Barney in un post precedente, quindi non mi dilungo. Ma è evidente che la sua è la figura comicamente più rilevante, un colpo di genio assoluto dei suoi autori e del suo interprete, che pure hanno lavorato su un tema vecchissimo come “il donnaiolo”. Se Ted, forse il personaggio meno “particolare” della serie, si fa paradossalmente carico delle modalità narrative più originali, Barney rappresenta la più alta forma di comicità classica, talmente potente da sembrare a sua volta clamorosamente innovativa: un concentrato di arditi giochi linguistici, tormentoni azzeccati, stereotipi saggiamente dosati, e sanissima minchioneria.

Ho visto l’ultimo episodio della sesta stagione poco prima di partire per le vacanze. Sei stagioni in 3-4 mesi, che mi hanno dato grandi soddisfazioni e che mi hanno fatto pentire di non aver seguito la serie in contemporanea con la messa in onda americana. Perché si è riso, tanto, con i balletti di Robin nei centri commerciali, le lezioni di sesso, i grafici e i playbook di Barney, le zuccherose stranezze della coppia Lily-Marshall, i bizzarri tentativi di Ted di trovare l’amore della sua vita.
Sono addicted anch’io, ragazzi, faccio parte della grande famiglia.

E adesso aspettiamo con ansia la nuova stagione. Qui a Serial Minds non avevamo ancora parlato del finale primaverile, che pure ha lasciato di stucco. Ancora una volta, la serie aveva giocato col tempo della narrazione, facendoci vedere sin dall’inizio Ted e Marshall a un matrimonio, ma svelandoci solo alla fine che la cerimonia è in onore, udite udite, proprio di “Barney-non mi sposerò mai-Stinson”, un personaggio delineatissimo ma che, evidentemente, ha ancora ampi margini di sviluppo bizzarramente coerente.
La grande domanda è: chi è la sposa? Il racconto ci ha portato a credere che si tratti di Nora, ma è ovvio che tutti pensiamo-speriamo sia Robin, l’unica che ancora non si è vista al matrimonio (forse è nelle sue stanze a prepararsi in attesa di camminare sulla navata?). E la possibilità che sia Robin è reale, perché io non credo che sia mai stato detto in maniera esplicita che Barney e Robin non sono sposati, o non lo sono mai stati, nel 2030 (se mi sbaglio smentitemi pure :-) ).

Detto questo, è anche probabile che lo sviluppo di questa storia sia meno clamoroso delle sue premesse. Ancora una volta, si può pensare a Friends: nel finale della stagione tre, Ross aprì una porta della casa al mare dove i nostri trascorrevano una vacanza, e non ci venne dato di sapere chi c’era oltre la soglia: se Rachel, come tutti speravamo, o quell’antipatica sessuomane di Bonnie. Mesi dopo, scoprimmo che in realtà c’erano tutte e due.
Allo stesso modo, questo matrimonio di Barney potrebbe finire piacevolmente in vacca, perché l’idea di un Barney Stinson sposato per le due o più stagioni che restano, pare francamente improbabile. Magari la sposa è Nora, e sarà proprio Robin a fermare la cerimonia in una versione meno amara de Il Laureato. O forse è davvero Robin, ma qualcosa si metterà in mezzo ai due. O chissà, magari mi sbaglio e Barney si sposerà e smetterà di fare il cascamorto anche coi lampioni. Detto che su internet qualche info si trova, e purtroppo l’ho letta senza volere, dannati spoiler…
Comunque, tutto è possibile, e visto che da How I Met Your Mother non siamo mai stati traditi, tanto vale mettere da parte qualunque timore e aspettare con ansia il 19 settembre.
E stavolta, cazzo, ci sarò anch’io!

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PS Tutto ciò che ho detto si riferisce a How I Met Your Mother in inglese. Se considerate E alla fine arriva mamma, vi chiedo di depotenziare di circa la metà ogni mia manifestazione di entusiasmo. Non ci sono nemmeno da cercare chissà che colpe: le sitcom americane sono spesso intraducibili, e questa è la meno adattabile di tutte. Diciamo basta alle serie in italiano. La nostra generazione di serialminder ha una grande responsabilità: lavorare perché i nostri figli possano vedere in tv telefilm americani sottotitolati, senza timore che facciano bassi ascolti e che quindi vengano cancellati (è quello che succederebbe oggi a un qualunque telefilm sottotitolato su una rete generalista).
E poi provate a dire che essere un serialminder non ha alcuno scopo…

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PPS Finale musicale, dai!



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