16 Ottobre 2012 1 commenti

The Walking Dead torna ed è record, parliamone! di Diego Castelli

Gli zombie si sono fatti sentire

Copertina, On Air


SPOILER SOLO IN FONDO, E BEN SEGNALATI

Sapete che di solito non parliamo più di tanto di dati d’ascolto. Per noi sono un modo di capire se una serie sta per morire o no, e non molto altro. Stavolta facciamo un’eccezione, e prendiamo spunto dai dati della premiere della terza stagione di The Walking Dead per ritornare a parlare di zombie.

Scrivo il post con l’entusiasmo di un giovane reporter, ma sono in pausa pranzo e sto facendo di fretta, quindi se cicco qualche acca nel verbo avere siate comprensivi.

Dicevamo di The Walking Dead. Il primo episodio della terza stagione è stato visto da una media complessiva (comprensiva delle varie repliche) di 15,2 milioni di spettatori. E’ un dato enorme per una tv via cavo, il più alto di sempre per un singolo episodio, che va a stracciare il precedente record del celebratissimo finale dei Sopranos. Oddio, in realtà la prima tv di The Walking Dead ha fatto segnare 10,9 milioni, e si arriva al 15,2 aggregando le varie repliche. Il finale dei Soprano era stato visto da 11,9 milioni di persone, ma non ho capito se anche in questo caso si parla del solo dato della prima tv (e allora forse non è record), o anche dell’aggregato (e allora è record).
Certo, potrei cercare meglio, però potrei anche essere licenziato. Magari torno dopo a controllare, che dite?

Rimane il fatto che la premiere di TWD ha spaccato, e il dato interessante è che ha fatto registrare un ascolto del 50% superiore alla premiere dell’anno scorso, segno che la gente continua ad arrivare.

Ma alla fin fine, è stato così clamoroso questo episodio? No. O meglio, è stata una gran bella puntata, ma la cui qualità da sola non basta a spiegare il botto. Così come non basta nemmeno la qualità globale della serie, che sapete essere tra le mie preferite, ma è evidente che c’è qualcosa in più rispetto al solito. Quel “qualcosa” attiene a diversi ambiti. Ci sono le campagne di marketing, che fin dalla prima stagione martellano nel modo giusto. C’è il passaparola (reale o virtuale che sia), che pare funzionare benissimo per una serie che continua a catturare pubblico nuovo, evidentemente spinto a recuperare le puntate perse per rimettersi in pari. Probabilmente conta anche la struttura di base del prodotto, che in confronto ad altre produzioni è molto più lineare e semplice di altri concorrenti. Come dire che entrare in Boardwalk Empire o in Lost (per citarne due) dopo aver perso due stagioni è quanto mai arduo, mentre entrare a partita in corso con The Walking Dead è una passeggiata. Da questo punto di vista la 3×01 è perfetta: certo, ci sono i fantasmi del passato che incombono, ma per la maggior parte del tempo i nostri eroi non fanno altro che massacrare zombie, nel tentativo di prendersi la prigione. Questo episodio potrebbe essere tranquillamente l’inizio di un film, più che la ventesima puntata (o giù di lì) di una serie già avviata.

Ma anche queste strategie sembrano essere poca cosa di fronte a dati del genere. E lo ripeto, probabilmente non basta l’alta qualità dello show (unita alla sua immediatezza) per giustificare il fenomeno. Volendo fare i sociologi della domenica, con la piena consapevolezza di poter sbagliare, possiamo anche arrischiarci a dire che The Walking Dead è arrivato, e continua a stare, nel momento più giusto possibile. Storicamente, gli zombie hanno sempre avuto più successo quando hanno potuto farsi simbolo di una qual forma di decadimento, di sfaldamento della società reale o percepito, che veniva rappresentato non da fascinosi vampiri o spiriti arrabbiati, ma da poveri non-morti mossi solo dalla fame, privati di qualunque raziocinio e per questo immagine di una società riportata in qualche modo a una rozzezza primigenia.
Quale momento migliore, dunque, di una congiuntura economica e sociale così particolare, di una crisi che attanaglia tutte le fasce di popolazione e mette in dubbio qualunque valore, etico, economico e sociale, in cui le regole del buon senso e dell’educazione (perdonatemi il termine da suora) lasciano il posto all’istinto di sopravvivenza e alla pura voglia di non soccombere.
Il pubblico ha la percezione che la società stia andando a puttane, e uno show che mostri una società già andata a puttane, in cui è possibile identificarsi con dei poveri cristi che lottano per sopravvivere, trova terreno fertile per appassionare milioni di persone (che in parte si sentono pure un po’ zombie affamati).

Se volete un commento più articolato sull’episodio (da qui in poi spoiler!!!), abbiamo già detto che molto spazio è lasciato all’uccisione dei non morti, con tanti effetti speciali e sangue a fiumi. Questo ovviamente non impedisce di aprire una finestra sulle consuete dinamiche tra i personaggi, acuite e modificate da un inverno che non ci è stato fatto vedere, ma che evidentemente ha portato dei cambiamenti: l’acuirsi della tensione tra Rick e Lory (che presumibilmente porta in grembo il figlio del defunto Shane), il senso generale di fatica e scoramento, ma anche l’evidente miglioramento nelle tecniche di sopravvivenza, con una più attenta gestione delle tattiche militari (vedere come i nostri fanno “testuggine” per dirla alla romana, quando devono affrontare più mostri alla volta).
In qualche modo, i personaggi sono diventati più resistenti, ma sempre meno umani, tutti tesi alla sopravvivenza con poco margine per qualunque altra cosa.
Ecco che però l’umanità, intesa anche come fallibilità, è dietro l’angolo. Da una parte Lory non sente più il bambino, e in un breve ma potentissimo dialogo non nasconde le sue paure che il feto possa essere morto, e che possa trasformarsi in zombie mentre ancora è nell’utero. Prospettiva poco rassicurante, direi. Dall’altra parte c’è Hershel, che si fa mordere abbastanza stupidamente da uno zombie che avrebbe dovuto controllare meglio. Poveraccio, d’altronde è vecchio e stava cercando la figlia scomparsa nei cunicoli, una distrazione ci sta, però adesso la paga.
Il poderoso finale, un serial moment di quelli forti, vede Rick amputare la gamba di Hershel senza alcun pensiero ulteriore, nel tentativo disperato di non far diffondere l’infenzione zombiesca nel corpo dell’amico. Non so – né voglio sapere in anticipo – se il tentativo andrà a buon fine (va anche ricordato che nel fumetto Hershel non lascia la fattoria insieme agli altri e quindi non arriva con loro al carcere). Ma rimane che vedere Rick impegnato in questa terrificante operazione – con l’occhio stralunato di chi sa di dover superare anche i limiti più impensabili pur di portare a casa la pelle – ci dà una splendida certezza: The Walking Dead è tornato, e per 2-3 mesi saranno dei gran bei lunedì sera!
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