14 Febbraio 2013 4 commenti

Community – La quarta stagione di Marco Villa

Avevamo paura, invece Community riparte bene

Copertina, Olimpo, On Air

Era da un secolo che aspettavamo che Community ricominciasse. Un secolo segnato da mille preoccupazioni per il futuro della serie, segnata dall’allontanamento di Dan Harmon, creatore di Community e vera e propria anima narrativa dello show.

Si sa: Dan Harmon è stato allontanato perché sostanzialmente incapace di lavorare con i suoi colleghi e con la rete. È stato sostituito da David Guarascio e Moses Port, due autori provenienti da Happy Endings, ovvero da una serie comedy che, perdonatemi, io proprio non ce l’ho fatta a seguire, trovandola incredibilmente ordinaria e banale. Seguono paura, panico e terrore: che fine farà il nostro amato Community?

La prima puntata è ampiamente tranquillizzante: Community c’è e lotta insieme a noi. La quarta stagione di Community inizia infatti perfettamente in tono con quanto abbiamo visto finora nella serie. Ogni personaggio continua a essere quello che era, senza nessuno stravolgimento e Abed continua a essere il fulcro mentalmente disturbato dell’universo di Greendale. Normale che fosse così? Sì, ovvio: in caso ci siano cambiamenti, questi verrebbero comunque introdotti gradualmente, non certo in maniera drastica nella prima puntata.

Quello che convince è la capacità di inserirsi nel solco tracciato fin qui da Community: la Abed Tv è una trovata ottima, degna delle migliori delle prime tre stagioni e se – nel complesso – l’episodio non si candida a entrare nell’Olimpo dei migliori di Community, viaggia comunque ampiamente nella media. Del resto, La sola idea della Abed Tv sarebbe bastata per reggere un intero episodio, con i suoi cerchi concentrici di isolamento autistico. A questa, poi, si aggiungono gli Hunger Deans, la scena di ballo tra il preside e Jeff, il pre-finale con lo stesso preside che diventa vicino dello stesso Jeff e poi quel capolavoro della Changnesia finale.

Tutto bene, quindi? No, non tutto. Perché se la continuità tanto sperata si è verificata, va detto che questo episodio di Community presenta anche il primo clamoroso scivolone di scrittura nella storia della serie. Sto parlando del momento in cui Abed va in fissa nei suoi universi paralleli e gli amici cercano di risvegliarlo. Dapprima Troy, facendo prendere tutti per mano e tentando una qualche connessione empatica che fa venire il prurito alle mani solo a ripensarci. Poi con Jeff che si avvicina ad Abed, con l’intenzione di fare il solito discorsetto riunisci-gruppo. Ok, lo so: questi comportamenti si riflettono in quello che accade nella testa di Abed, talmente ipermaniaco del controllo da sapere esattamente come reagirebbero i suoi soci nella realtà e nelle declinazioni mentali che si è fatto. Però la sensazione è quella di un momento di pessima scrittura: semplicemente, da un momento all’altro, Abed si ridesta. Troppo facile e insieme quasi offensivo per lo spettatore di Community.

Certo, trattasi di un momento solo, all’interno di una puntata che regge benissimo il colpo. Trattasi però anche di campanello d’allarme. Non basta una puntata per dire se Community è salvo o se è diventato altro da ciò che abbiamo conosciuto e amato alla follia. Per ora, però, c’è di che essere contenti. Ovviamente torneremo sull’argomento per vigilare a modo. Occorre essere attenti.



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