19 Dicembre 2013 11 commenti

Masters of Sex – Il finale di stagione della miglior novità dell’anno di Diego Castelli

Una gran bella serie, anche se un po’ diversa da come ce l’aspettavamo

Copertina, On Air

Masters of Sex - William e Virginia
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EVIDENTEMENTE CI SONO UN SACCO DI SPOILER!!!
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Dialogo (riassunto ma fedele) tra me e il Villa.

Io: Ci sono i finali di stagione di Homeland e Masters of Sex, come ce li spartiamo? Chi aveva scritto di cosa?
Villa: Tu avevi scritto di Homeland, io di Masters of Sex. Ma poi io di Homeland ho anche riparlato poche settimane fa.
Io: Allora dai, io faccio Homeland.
Villa: Per me va bene, però [partono numerose righe di testo in cui il Villa mi spiega perché la stagione di Homeland è stata fallimentare. Ma numerose eh, forse per sottolineare che non dovrò essere troppo buono]
Io: Ehm… ok senti… perché non la fai tu Homeland, ti vedo preso da un certo fervore…
Villa: ok.

MASTERS OF SEX (SEASON 1)E quindi eccomi qui a scrivere di Masters of Sex, senza grossi dubbi la migliore novità della stagione 2013-2014.
Ma non mi interessa usare troppe parole per ripetere concetti che abbiamo già espresso in più di un post. La ricostruzione storica, la bravura dei protagonisti, la furbizia nell’uso centellinato ma esplicito del sesso, in generale la capacità di mettere in campo un prodotto maturo e curato in ogni dettaglio. Tutte cose che bene o male ci siamo già detti.

Quello che mi interessa oggi è sottolineare come la nostra prima analisi di Masters of Sex fosse almeno parzialmente fuorviante rispetto a quello che poi abbiamo visto.
All’inizio parlammo di un “Mad Men col sesso”. E questa definizione è ancora calzante, se siete in metropolitana e dovete descrivere la serie a un amico che scenderà alla prossima fermata.
Ovviamente il contesto storico in cui la ricerca di Williams Masters prende forma è base fondante di tutta una serie di problemi che in un altro periodo non si sarebbero nemmeno posti. Voglio dire, oggi leggiamo su internet post come “dieci modi sicuri per farle raggiungere l’orgasmo”, oppure “dieci posizioni che la faranno impazzire [foto] [pupazzi animati]”.
Negli anni in cui la serie è ambientata, invece, la semplice parola “orgasmo” pronunciata ad alta voce suscitava sussurri imbarazzati, se andava bene, o licenziamenti in tronco se andava male.
Quindi non voglio sminuire in alcun modo la primaria importanza della narrazione storica.

Allo stesso tempo, però, se guardiamo bene alle nostre intime motivazioni ci accorgiamo che della ricerca scientifica ci interessa sì, ma fino a un certo punto. Discorso identico per le gag con i dildo: sono divertenti, ma probabilmente non abbastanza per spupazzarsi 50 e passa minuti di episodio ogni volta.
No, Masters of Sex ci interessa perché – occhio che arriva lo stereotipo più becero – è una potentissima storia d’amore. Non so quanto sia frutto della mia personale percezione e, se non è così, non so quanto gli autori volessero andare in questa specifica direzione, ma il 90% di Masters of Sex è la storia travagliata, passionale, tenera e colpevole tra William e Virginia. Del resto, detto molto francamente, non ci frega una sega.Masters of Sex - Lizzy Caplan

E i motivi vanno ricercati soprattutto nella bravura degli autori a scrivere i due personaggi, e nella bravura degli attori a impersonarli. Sulle capacità di Lizzy Caplan ci siamo già spesi, e abbiamo già detto come la sua esclusione dai golden globe sia parsa quantomeno azzardata. Ma anche Michael Sheen, alla fine, ci ha convinto più di quanto non avesse fatto nel pilot. Il suo William Masters è sì un personaggio trattenuto, posato, accademico, ma lentamente abbiamo visto emergere in lui passione vera, dolore profondo, e una determinazione che all’inizio pareva solo “a parole”, e che poi è stata dimostrata coi fatti. Questa doppia anima è stata gestita benissimo da Sheen, che è riuscito a costruire una corazza d’acciaio in cui ha deliberatamente costruito piccole crepe da cui usciva la Verità. Un lavorone fatto di sguardi, piccole movenze, mascelle serrate e variazioni del tono della voce. Un personaggio che è un libro aperto, pur avendo il desiderio di essere impenetrabile.
E la Caplan, be’, lei è spettacolare e basta. Al di là di essere bellissima, è riuscita anche lei a vivere di una doppia anima: la donna appassionata e molto più umana del collega, ma anche quella con più determinazione di tutti. Con le palle quadrate, insomma.

Due personaggi assai diversi, ma attratti in maniera irresistibile l’uno dall’altra. Se all’inizio parlavamo del possibile sesso tra i due come di un elemento utile a portare un po’ di sale sulla vicenda, ora invece siamo qui a struggerci per loro come i peggio adolescenti, ed è un risvolto almeno parzialmente inaspettato.

Poi oh, non è tutto-tutto qui. Perché a lato c’è anche una storia come quella storia Barton e della sua omosessualità non dichiarata (manco a se stesso), un capitolo trattato con intelligenza e sobrietà ma non per questo privo di una grande forza espressiva. E c’è la scena della presentazione della ricerca, che pianta sonore amarezze nei protagonisti e negli spettatori-fan, mettendo carne al fuoco della seconda stagione. Ma alla fine, nell’ultima scena, siamo negli occhi di Bill e Virginia, sulla porta e sotto la pioggia come si conviene alle scene d’amore girate in quegli anni lì, a chiederci se Virginia salterà al collo di un Bill mai così esplicito e romantico (nei suoi limiti), o se invece si inventerà qualche sciocco, sciocchissimo motivo per non spalancargli le cosce davanti.
Com’è, come non è, ma io l’anno prossimo mi farò trovare pronto.

Nel frattempo, per lasciarvi con qualcosa di edificante, ecco una foto dei veri William Masters e Virginia Johnson. Massimo rispetto eh, ma diciamo che ci teniamo Michael Sheen e Lizzy Caplan, va…
Masters of Sex - I veri masters



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