4 Luglio 2014 11 commenti

Penny Dreadful – Se hai dei dubbi, esagera: va sempre bene di Marco Villa

La prima stagione di Penny Dreadful è piena, schizofrenica e in balia di se stessa, ma è anche una gran figata.

Copertina, On Air

penny dreadful serie tv eva green 1

[SPOILER ALERT: SI PARLA DI TUTTA LA PRIMA STAGIONE DI PENNY DREADFUL]

Venti minuti, sigla compresa. È questo il tempo che impiega Penny Dreadful a saltare il famoso squalo, a esagerare talmente tanto da andare oltre ogni logica. Venti minuti, il tempo che passa tra l’inizio del pilot e il momento in cui un bisturi incide il cadavere di un vampiro rivelando una seconda pelle piena di geroglifici. Nei minuti precedenti abbiamo visto un combattimento con vampiri, ragni che si materializzano da dietro un crocifisso, un caso di possessione e una carneficina di poveri innocenti. Nella recensione del pilot parlavamo di una serie che rischiava di diventare una roba troppo piena, schizofrenica e lasciata in balia di se stessa. Arrivati al termine degli otto episodi che compongono la prima stagione possiamo dire che sì, Penny Dreadful è una serie tv troppo piena, schizofrenica e in balia di se stessa, ma è anche una gran figata.

penny dreadful serie tv timothy dalton

In questi otto episodi Penny Dreadful è cresciuta e lo ha fatto scegliendo di percorrere una sola strada, quella dell’accumulo, seguendo la stessa logica che era di Fringe. Se nella prima puntata gli elementi in gioco erano tanti, in quelle successive si sono moltiplicati. Quello che più ha colpito di Penny Dreadful, però, è stata la completa anarchia narrativa: nel corso della stagione non abbiamo assistito a uno sviluppo della storia. Fateci caso, provate a prendere la prima puntata e mettele accanto l’ultima: se si esclude il personaggio del risorto (non presente nel pilot), il resto fila tutto. Si arriva così a capire che gli altri sei episodi erano sostanzialmente verticali, pur non essendolo.

Mi spiego: non erano puntate chiuse, come quelle di un procedurale, ma di fatto non facevano progredire la storia principale. Anarchia narrativa, sì, ma anche eccezionale bravura di John Logan, autore di tutte le puntate – e dopo True Detective e Fargo siamo alla terza serie con un solo autore: a livello qualitativo, Penny Dreadful è ben lontana dalle altre due citate, ma anche in lei è ben evidente una forte marca autorale. Del resto stiamo parlando dello sceneggiatore di Ogni maledetta domenica, The Aviator Hugo Cabret, senza dimenticare Sweeney Todd, che è parente stretto di Penny Dreadful.

penny dreadful serie tv eva green 2

Da una parte una scrittura perfetta nel suo essere apparentemente caotica, dall’altra una regia che ha funzionato sia nei momenti di quiete, sia nelle scene più concitate. In mezzo il cast, altro grande punto di forza. Su tutti, ovviamente Eva Green. Parlando della serie con il Castelli, il socio mi ha scritto che a tratti più che una serie horror sembrava di guardare un Eva Green Show. Ed è verissimo, perché in almeno due episodi l’attrice francese (che porteremo forever nel cuore per The Dreamers di Bertolucci) È la serie, con i pro e contro del caso. I due episodi in questione sono il quinto (la puntata in flashback) e il penultimo (la possessione), rispettivamente una bomba e una noia mortale, come a indicare che delegare a un solo personaggio una serie così piena è fatto alquanto rischioso. Al contrario, è piuttosto evidente che al posto di Josh Hartnett si sarebbe potuto mettere un qualsiasi altro belloccio, mentre l’altro elemento del cast di grande valore è Timothy-Dalton-con-la-barba, di fatto la personificazione del concetto di carisma.

In tutto questo non mancano ovviamente dei passi falsi, altrimenti avrei urlato: “Miracolo!” già alla terza riga. Del penultimo episodio, che si sarebbe potuto comprimere in un quarto d’ora, ho già detto. Altri aspetti poco convincenti sono stati quelli legati a storyline che hanno patito l’affollamento di temi e trame: parlo di quello del risorto cattivo, che immagino venga sviluppato a modo nella seconda stagione, ma che qui a tratti sembra essere incastrato a forza nella storia. E parlo anche della faccenda della figlia Mina, la cui ricerca sarebbe dovuta essere il motore di tutta la storia, ma del cui destino in realtà non ci è mai fregato nulla (e nemmeno a mr. John Logan, vista la rapidità con cui la elimina dalla serie).

penny dreadful serie tv josh hartnett

Con Penny Dreadful Showtime ha trovato un’ottima serie. Rispetto ad altri prodotti di quest’anno, non ha suscitato attenzioni morbose, ma è innegabile che bastino un paio di puntate per capirne non solo le potenzialità, ma anche l’effettivo valore. Da qui in avanti può succedere qualsiasi cosa: l’ultima scena, con Vanessa che si confida con il prete è perfetta. Il colpo di scena di mr. Chandler, poi, fa capire che anche l’anno prossimo la parola d’ordine sarà sempre la stessa: smarmella.

 



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