28 Agosto 2015 5 commenti

Wet Hot American Summer: First day of Camp – Il prequel al posto del sequel di Diego Castelli

I piccoli gioiellini di Netflix

Copertina Pilot, Pilot

Wet Hot American Summer First Day of Camp (1)

Uno degli elementi (non l’unico, ovviamente) che stanno caratterizzando la vita seriale delle piattaforme all digital – Netflix, Amazon, Hulu ecc – è la percezione delle suddette piattaforme come possibili serbatoi di nostalgia.

Un po’ accade perché queste nuove “reti” (con le virgolette) offrono effettivamente molto materiale vintage. E un po’ perché sembrano interessate, molto più che non l’esigente tv generalista, a seguire i gusti di un pubblico più di nicchia, ma anche più affezionato ed entusiasta. È il motivo, per esempio, per cui una serie come The Mindy Project non fa registrare ascolti abbastanza alti da sopravvivere in tv, ma viene salvata da una piattaforma come Hulu che con questa operazione spera di guadagnare utenti ma anche visibilità, immagine, simpatia.

In questa direzione sembra andare anche la recente decisione di Netflix di recuperare un film come Wet Hot American Summer e trasformarlo in una miniserie in otto episodi.
Stiamo parlando di un film del 2001, una parodia demenziale di certa cinematografia anni Settanta e Ottanta, tutta basata sulle storie d’amore tra ragazzini nei campi estivi. Il film, realizzato da alcuni membri del programma di MTV The State, fu un grosso insuccesso, sia di pubblico che di critica.
Avendolo visto proprio in occasione della miniserie di Netflix posso anche dirvi perché: è una collezione di gag e sketch che talvolta sfiorano il geniale, ma altre volte scadono nella trashata stile Boldi-De Sica. Non mi stupisce dunque che all’epoca sia andato male.

Wet Hot American Summer First Day of Camp (5)

Da allora c’è però stata una lenta ma decisa rivalutazione, non tanto in termini di qualità (sempre un po’ cafonata rimane), quanto per il fatto che molti degli attori che lo interpretavano sono poi diventati star molto più grosse: Bradley Cooper, Amy Poehler, Paul Rudd, giusto per citarne alcuni. Attori all’epoca semisconosciuti che poi, per un giro o per l’altro, sono diventati dei “fan favorite”, trasformando il vecchio film in una chicca per gli appassionati.
Sulla base di questa fortuna postuma, Netflix ha deciso di riunire tutti i protagonisti del vecchio film, che all’epoca interpretavano dei sedicenni, per farli tornare in un… prequel! E già da questo si capisce il senso ironico dell’operazione, visto che Amy Poehler passa per sedicenne come Jon Snow passa per un concorrente di telequiz.

La vera, bella notizia è che Wet Hot American Summer: First Day of Camp è parecchio meglio dell’originale. Vuoi perché il ritmo è adattato al 2015, vuoi perché la forma seriale consente lo sviluppo di storie più corpose rispetto all’esilità del pezzo singolo, la miniserie riesce a essere molto più piacevole, per trovate comiche e per generale completezza.
Non è nemmeno così necessario aver visto il film, visto che proprio la natura di prequel rende il tutto comprensibile a chiunque, anche se ovviamente le strizzate d’occhio ai vecchi fan si sprecano. Basta guardare la trasformazione di Chris Meloni da chef timido e dal capello fluente in cuoco combattivo e veterano di guerra: chi non ha visto il film segue tutto senza problemi, pure con qualche sorpresa; gli altri ci aggiungono la gioia di vedere il percorso che ha portato quel blando mollaccione al figo muscoloso che si ricordavano da quindici anni fa.
Quello che un po’ si perde, invece, è proprio la parodia degli anni Ottanta. In qualche modo non è più quello il fulcro dell’operazione e, per quanto la location sia sempre la stessa, gli autori sembrano esserci concentrati maggiormente su storie che avessero effettivamente un senso compiuto e indipendente, senza essere per forza degli accumuli di richiami e citazioni (però che bello quando parlano di eventi degli anni Sessanta e specificano “è successo quindici anni fa”).

Wet Hot American Summer First Day of Camp (4)

Senza raccontarvi troppo della trama e dei singoli personaggi, che sennò stiamo qui una vita e facciamo solo spoiler, mi limito a dire che almeno uno sguardo glielo dovete dare. Amy Poehler patita di teatro sposata a Bradley Cooper non-proprio-etero, Paul Rudd odioso e insieme spassosissimo come ragazzetto ribelle in vena di conquiste, Josh Charles (ex The Good Wife, ora in Masters of Sex) a capo del campo rivale: tutta roba che merita.
E poi, questa lasciatemela dire senza ulteriori dettagli, Christopher Meloni che si mena con Jon Hamm. Dai su, come si fa a non guardare una cosa del genere, sembra un live action del vecchio Celebrity Deathmatch.

L’unico difetto che mi sento di sottolineare, che poi non è un difetto specifico ma parte del giudizio più generale, è che non è sempre fulminante. Come dire, è ottima comedy senza essere eccezionale o rivoluzionaria. A mio giudizio la stessa Netflix ha già fatto di meglio con Unbreakbale Kimmy Schmidt. Soprattutto, quelli che all’inizio erano magnifici cazzoni sconosciuti, ora sono magnifici cazzoni famosi (e consci di esserlo). In questo senso, Wet Hot American Summer: First Day of Camp è una continua parata di guest star seriali che fanno a gara a chi è più pirla, una cosa che dà moltissimo alla risata immediata ma che toglie qualcosa alla serie come prodotto a se stante.
Perché seguirla: è più divertente e articolata del film da cui è tratta, e ci sono troppe guest star succulente per non darle almeno un’occhiata.
Perché mollarla: a parte il classico “vi deve piacere il tipo di comicità scema e surreale”, possiamo dire che non è la rivoluzione della comedy. Bella ma non necessariamente imprescindibile.

Wet Hot American Summer First Day of Camp (3)

 



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