11 Marzo 2016 10 commenti

Thirteen – E se la vittima di un lungo rapimento non fosse davvero una vittima? di Marco Villa

La nuova serie tv di BBC che vuole ribaltare le regole di un genere

Brit, Copertina, Pilot

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La prima cosa da dire è obbligata ed è una sola parola: Room. Sì, il bellissimo film che ha permesso a Brie Larson di vincere una meritatissima statuetta agli ultimi Oscar. La storia di Room è quella di una ragazza che viene rapita e tenuta per anni in prigionia da un uomo. Non sto a spoilerarvi il film, ma Room parla sia della prigionia sia di cosa potrebbe succedere dopo la liberazione da una prigione di pochi metri quadri. Una storia che mischia vari casi di cronaca e che viene portata a un livello ulteriore da Thirteen, nuova serie di BBC.

Creata da Marnie Dickens (già al lavoro su Ripper Street), Thirteen racconta proprio la storia di una ragazza rapita all’età di 13 anni e tenuta in prigionia per altri 13. Di colpo, un giorno riesce a scappare e farsi trovare dalla polizia: il DNA conferma che si tratta proprio di Ivy Moxam, la ragazza scomparsa, ma in tutto il suo racconto qualcosa non torna. A quel punto, tutto viene messo in discussione, perché se Ivy mente su qualcosa, chi può dire che sia stata veramente vittima di un rapimento per oltre un decennio?

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Uno scarto laterale non da poco, allo stesso tempo geniale e perverso, perché aggiunge un meccanismo di indagine a una storia fortemente drammatica. Ma c’è di più, perché fa anche compiere un giro a 180 gradi alla protagonista, che perde lo status di vittima degli eventi e rischia di assumere caratteri da villain che sembrerebbero del tutto estranei a ciò che le è capitato.

La bellezza di Thirteen sta tutta qui, nella sua volontà di spezzare il legame di empatia e vicinanza che si instaura di solito tra spettatore e personaggio in vicende di questo tipo: la totale adesione alle sofferenza della vittima viene sostituita dal dubbio, dalla sensazione di non essere in grado di inquadrare la situazione per davvero. Uno spostamento che può sembrare piccolo, ma in realtà è enorme.

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La prima puntata è essenzialmente introduttiva e tutti gli elementi di dubbio vengono inseriti esternamente, ovvero da dialoghi dei poliziotti che si occupano dell’indagine: è però evidente che nei prossimi episodi tutto si concentrerà su Ivy e gran parte delle possibilità della serie di diventare davvero bella saranno sulle spalle di Jodie Comer, che interpreta la protagonista. Dalla sua abilità nel creare un personaggio sufficientemente ambiguo dipenderà tutto. Per il momento, il pilot lascia ottime sensazioni. Angosciose al punto giusto.

Perché seguire Thirteen: per il coraggio di raccontare una storia già drammatica con un twist narrativo ulteriore
Perché mollare Thirteen: perché l’angoscia è davvero tanta

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