20 Giugno 2018 4 commenti

The Affair 4 season premiere: forse è tornata quella di prima, e meno male! di Diego Castelli

La quarta stagione di The Affair sembra aver dimenticato certe sperimentazioni mal riuscite della terza, e forse è tornata la serie che amavamo

Copertina, Olimpo, On Air

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SPOILER SULLA 4×01

Non è che ci fossimo lasciati in grande amicizia, con The Affair. Diciamo pure che ci eravamo presi a sberle.
In parte perché, in un modo o nell’altro, la serie ha perso da tempo il nocciolo narrativo delle origini, tanto che ormai il suo titolo appare anacronistico. All’inizio della quarta stagione di
The Affair, la scappatella a cui il titolo fa riferimento, il tradimento di Noah ed Alison ai danni dei rispettivi partner, è ormai un ricordo lontano. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, certi misteri della prima ora sono stati risolti e sostituiti con altri, e  l’impressione è quella di essere di fronte a un drama narrativamente “normale”.
Ma il problema vero, forse l’unico, è stato quello di una terza stagione sostanzialmente sprecata, giocata moltissimo sul personaggio di Noah a discapito degli altri, e terminata con un finale girato da René Ferretti, a cazzo di cane. Ne avevamo già parlato qui e ci ero pure andato giù pesante, perché mi sembrava che l’intera stagione fosse stata costruita con l’obiettivo di dirci qualcosa di fondamentale, che poi però si diluiva senza motivo nella sostanziale sparizione di tante questioni rimaste aperte, come se ci fosse sotto chissà quale significato recondito che proprio non si coglieva.

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Facile immaginare che, all’arrivo del nuovo ciclo di episodi, sbirciavamo la situazione da dietro un angolo, pronti a fuggire in caso di pericolo. Ma forse è proprio per questo, proprio per il fatto che la quarta stagione è arrivata in un momento in cui teoricamente ci tenevamo ancora il muso, che alla fine ci siamo riappacificati subito. Perché la quarta stagione di The Affair, almeno in questo primissimo episodio, sembra aver cambiato rotta, facendo un opportuno passo indietro.
Siamo a Los Angeles, e tutta l’azione riguarda Noah e Helen. Lei sta col suo bel dottorino e con i figli più piccoli, ma fa una fatica boia a trovare quella serenità che per chiunque altro nelle sue condizioni sarebbe scontata. Noah invece insegna in un liceo di quelli da film sui bassifondi, la sua carriera da scrittore è in stallo, ha la netta sensazione di essersi trasferito in California per amore di figli che non vede mai, e sente che la sua vita non riesce proprio a rimettersi in carreggiata.

Narrazione splittata sui due punti di vista. Messa in scena degli stessi eventi dalle due prospettive. Inserimento di qualche tematica relativamente nuova che si incastri senza strappi nelle dinamiche consolidate fra i personaggi, come la potenziale omosessualità del figlio.

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Come si vede, è la vecchia The Affair, ma la buona notizia è che funziona ancora. Liberata dai voli pindarici della scorsa stagione, forse troppo arditi e alla fine mal gestiti dagli autori, The Affair è tornata all’antico e l’impressione è che quella formula non meritasse ancora la pensione. Mostrare i due lati di una storia, due punti di vista inconciliabili sugli stessi eventi, è tuttora un modo di raccontare molto fresco, che invece di presentare una situazione oggettiva e i contrasti che crea, sposta il contrasto nella percezione stessa dello spettatore, che non è più in grado di stabilire dove stia la verità, ed è suo malgrado costretto a stare dentro la testa di tutti.
Sono cose che ci diciamo dalla prima stagione, naturalmente, ma che l’anno scorso avevamo un po’ perso, o dato per scontate, e che invece dovrebbero continuare a essere la cifra di The Affair.

A questo bisogna anche aggiungere la solita, straordinaria bravura degli interpreti: anche in questo caso, nessuno ha mai messo in dubbio le qualità di Dominic West, ma trasformare una stagione intera in suo show personale (o quasi), snobbando le qualità degli altri membri del cast, era stato un mezzo delitto. Questa 4×01, al contrario, non manca di sottolineare nuovamente l’abilità di West, sempre tesissimo nel suo tentativo fallimentare di essere un perfetto uomo-padre-professionista, ma ci restituisce anche il limpido talento di Maura Tierney, di cui sentivamo la mancanza. La sua visita dallo psicologo, un nuovo terapeuta californiano che le piace assai meno del suo fidato medico newyorkese, è una scena fantastica, perché in pochi tratti, con poche parole e senza neanche farci sembrare lui un cretino, ci restituisce tutto il disagio della donna, che non potrà dirsi finalmente felice finché non verrà a patti con le questioni che ancora le si agitano nel cervello.
Un problema che sembra non poter risolvere, anche dopo la confessione catartica dell’anno scorso, perché Helen soffre ancora per la fine di un progetto familiare in cui, senza neanche accorgersene, aveva investito tutta se stessa. Noah è il suo terremoto, concetto metaforico reso visivamente con vere e proprie allucinazioni telluriche, e Helen sembra rendersi finalmente conto dell’impossibilità di stargli vicino in modo diverso da prima: l’unica alternativa all’infelicità sembra essere un taglio netto, consapevolezza che arriva già in questo episodio, ma che ovviamente troverà parecchi ostacoli nel prossimo futuro.

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All’appello, ovviamente, mancano Alison e Cole. O meglio, lui si vede all’inizio, quando la quarta stagione piazza il nuovo mistero che ci accompagnerà per tutto il ciclo di episodi: ci viene detto che Alison è scomparsa, e tutto quello che vediamo nel resto dell’episodio è avvenuto settimane prima di quel momento. A fine puntata, poi, un breve teaser degli eventi che verranno mostra chiaramente che la storia tornerà ad aprirsi anche gli altri personaggi storici, per costruire un nuovo puzzle che si comporrà definitivamente solo a fine stagione.
È tutto normale, per certi versi, tutto come da manuale di The Affair. Ma invece di essere un problema, questa apparente banalità è la boccata d’ossigeno che ci serviva, perché l’anno scorso eravamo rimasti incastrati in qualche errore di troppo e ora invece ci sembra di aver ritrovato la stessa serie che, con il suo stile personalissimo e la sua forza espressiva, ci aveva tenuto inchiodati alla poltrona per due anni.
Sarà che io sono pigro e vecchio dentro, ma per me quando una formula funziona bisogna pensarci tre volte prima di cambiarla, specie quando continua ad essere diversa da quasi tutto quello che c’è intorno. D’altronde 
siamo solo al quarto anno: per gente come noi che guarda Grey’s Anatomy da quasi tre lustri, The Affair è una serie giovanissima che non ha bisogno di iniettarsi il botox per tirare le rughe. Se ora è davvero tornata com’era prima, acqua e sapone, a noi va benissimo così.

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