12 Marzo 2019 6 commenti

American Gods 2×01 – Ritorni divini, con qualche preoccupazione di Diego Castelli

La seconda stagione parte gagliarda, in attesa che arrivino le puntate non firmate a Bryan Fuller

Copertina, Olimpo, On Air

American Gods 2x01 (2)

Dalla fine della prima stagione di American Gods all’inizio della seconda, molte cose sono successe. Per esempio il fatto che a un certo punto sembrava dovesse andare tutto all’aria.
Dopo un primo ciclo riuscitissimo e applauditissimo, la notizia dell’addio degli showrunner Bryan Fuller e Michael Green (che in quel momento avevano scritto più o meno metà della seconda stagione) ha gettato i fan nello sconforto, proprio perché era stata la mano di quei due a permettere un passaggio così ben riuscito dal romanzo di Neil Gaiman alla trasposizione televisiva.
Amazon ha avuto le sue difficoltà a sostituire i due autori, e ora lo stesso Neil Gaiman è più coinvolto nel progetto di quanto non fosse prima. Allo stesso tempo, però, erano arrivate anche le notizie di due defezioni importanti, quelle di Gillian Anderson (splendida interprete di Media), e Kristin Chenoweth, che impersonava Ostara e che proprio nel finale dello scorso anno si era fatta amare in un episodio colorato ed esageratone.
Giusto per fare una paragone calcistico, era come aspettare il debutto in campionato di una squadra che l’anno scorso aveva vinto lo scudetto, ma che oggi ha un nuovo allenatore e nuovi giocatori: vincerà lo stesso?

American Gods 2x01 (3)

Beh, a giudicare dal primo episodio (e dal secondo, che Amazon ci ha mostrato in anteprima), sembrerebbe di sì, anche se bisogna ricordare quello che accennavamo poco sopra, cioè il fatto che per metà la seconda stagione porta ancora la firma – sbiadita e meno leggibile, ma comunque presente – di Bryan Fuller. Intanto però i due episodi funzionano alla grande, e mettono nuovamente in scena tutta la forza dello show.
La trama è presto detta, perché riparte da dove eravamo rimasti: lo scontro finale fra vecchie e nuove divinità si avvicina sempre più, e Wednesday ha convocato un po’ di vecchi amici alla House on the Rock, luogo ideale per fare il punto della situazione. Le cose accelerano subito perché, sobillati da quel gran viscidone di Mr. World, i nuovi dèi attaccano preventivamente, con un cecchino che apre il fuoco sul bar dove i nostri si stanno riposando dopo l’incontro. Come se non bastasse, proprio a fine episodio Shadow viene rapito sotto lo sguardo preoccupato di Laura, e quindi insomma, i nostri hanno pure mostrato i muscoli, ma finiscono la premiere più deboli e fragili di prima.

American Gods 2x01 (5)

È un episodio non complesso, dal punto di vista della storia, e presenta una dinamica abbastanza classica fra gruppi di potere, molto lineare e comprensibile. Ma sappiamo anche che la trama fitta e complicata non è certo la principale caratteristica o vanto di American Gods. A contare è soprattutto ciò che si vede, l’atmosfera, e in questo senso la premiere della seconda stagione non lascia delusi. Che siano gli effetti speciali esagerati al momento della riunione alla House on The Rock (dove per la prima volta vediamo gli dèi nella loro forma originale e fiammeggiante); che sia la stessa House on The Rock, meraviglioso e cacofonico pot-pourri culturale in mezzo all’America; che sia la passione con cui Černobog maledice i suoi nemici sul finire di puntata, tutto nell’episodio costruisce e cesella la potenza millenaria degli dèi, e il senso di straniamento con cui Shadow (costante personificazione dello sbalordimento dello spettatore) incontra sempre nuove meraviglie sul suo cammino alla scoperta della divinità.

American Gods 2x01 (1)

È la cura del dettaglio a fare la fortuna di American Gods, che sembra sempre pronta a tirare fuori il massimo da ogni parola, ogni frase e ogni sguardo, da una moneta estratta da un taschino o da una giostra di cavalli che diventa portale per un’altra dimensione. L’obiettivo è sempre quello di inserire il divino nel quotidiano, mostrando le pieghe del reale entro le quali il soprannaturale si è nascosto per anni, pronto a risorgere al mutare delle condizioni o, forse meglio, di fronte alla minaccia della morte. Una lotta costante che rappresenta la nostra capacità sempre meno marcata di sognare, di riferirci a un mondo mistico che, al di là delle sue componenti più “contadine”, è prima di tutto apertura verso l’ignoto e lo stupore, lontani dalla comodità utile ma asettica della tecnologia.
E naturalmente questa netta propensione al fantastico e allo stupore visivo, che già nella prima stagione era spesso motivo di deviazione dalla storia principale, resta il potenziale tallone d’Achille dello show, a cui però va riconosciuto il coraggio di non tirare mai indietro la gamba. La riunione fra dèi mi sembra l’esempio più lampante di questo discorso: qualcuno ci vedrà l’infuocato spirito fantasy della serie, finalmente esplicito nella sua componente più colorata e onirica, e qualcun altro invece ci vedrà un eccesso di effetti speciali, una pacchianata.

American Gods 2x01 (7)
Io sono palesemente nel primo gruppo ma, a prescindere da come la si pensi, bisogna riconoscere ad American Gods una coerenza stilistica che ancora regge perfettamente, e che anzi è ciò che differenza la serie da altre colleghe ugualmente soprannaturali. Una coerenza che, naturalmente, poggia ancora una volta su un cast straordinario, perché gli improperi di Černobog avrebbero un effetot ben diverso se a pronunciarli ci fosse qualcuno senza il volto, il fisico, l’accento e le capacità di Peter Stormare (tanto per citarne uno).
E se il secondo episodio (che non spoilero) aggiunge pure una quota di violenza che trasmette piacevoli brividoni, ci tocca purtroppo rimanere sul chi va là: sapere che l’inizio della seconda stagione era stato comunque pensato e sviluppato da Bryan Fuller, al contrario della parte finale che invece non lo vedeva più al timone della barca, ci lascia l’istintivo timore di andare incontro a qualche problema. Speriamo non sia così, e che l’occhio attento di Neil Gaiman abbia saputo impedire deviazioni troppo forti da quella che era già un’ottima versione televisiva della sua opera.



CORRELATI