23 Aprile 2021

Tenebre e Ossa: su Netflix un fantasy grande, grosso e zarista di Diego Castelli

Con Tenebre e Ossa (Shadow and Bone) Netflix tenta la carta del fantasy di alto profilo, e non se la gioca mica male

Pilot

PICCOLI SPOILER SOLO SUI PRIMI DUE EPISODI (MA NIENTE CHE NON SI SAPESSE DAL TRAILER, GIUSTO PER CAPIRCI)

Era una delle serie fantasy più attese di questo periodo, un po’ per la fama dei libri da cui è stratta (scritti da Leigh Bardugo fra il 2012 e il 2015), e un po’ perché il trailer rilasciato da Netflix qualche settimana fa lasciava pensare a una produzione di buon livello. Detto in altri termini: “gli effetti speciali non sembravano fatti col pennarello”.
Ebbene, abbiamo visto i primi tre episodi di Shadow and Bone (in italiano Tenebre e Ossa), disponibile da oggi sulla piattaforma, e devo dire che sono rimasto piuttosto colpito.
Niente effetti speciali col pennarello, anzi: uno show che sembra funzionare in quasi tutto.

Non ho letto i libri da cui la serie è tratta, quindi se cercate un confronto fra streaming e carta, non lo troverete qui.
Quello che troverete invece è una discreta soddisfazione per un racconto molto articolato, a tratti perfino complicato nel numero di personaggi e nomi da memorizzare (come spesso accade con i fantasy in cui i protagonisti non si chiamano “John” e le città in cui agiscono non si chiamano “New York”), ma che sa quando è il momento di premere sull’acceleratore.
La protagonista, che si muove in un mondo completamente inventato ma che in tanti dettagli piccoli e grandi (cognomi, vestiti ecc) richiama molte sfumature della Russia degli Zar, è Alina Starkov (Jessie Mei Li), una ragazza orfana, di umili origini, cresciuta in un orfanotrofio insieme al suo migliore amico Mal (Archie Renaux), e da sempre guardata con sospetto: si trova infatti a crescere in un mondo in guerra perenne, in cui la sua etnia mista (padre e madre provenienti da paesi diversi e nemici) la fa costantemente sembrare una spia dell’una o dell’altra fazione, a seconda di dove si trovi, anche se lei è semplicemente una cartografa che punta a fare il suo mestiere e tirare a campare.

Ora arriviamo al fantasy: il territorio in cui si muovono i personaggi è tagliato a metà da una Faglia, una regione perennemente oscura e pericolosa, in cui si aggirano mostri alati chiamati Volcra. La Faglia è stata creata da uno dei Grisha, uomini e donne dotate di particolari poteri di manipolazione degli elementi, che possono essere utilissimi soldati in battaglia ma vengono anche visti con particolare antipatia da tutti gli umani “normali” che in loro scorgono l’eredità di chi ha buttato il loro mondo nel caos.
Già lo sapete dove sto arrivando: Alina pensa di essere una ragazza come tante, ma in realtà è proprio una Grisha (da non confondere con la Gricia, che invece è un piatto tipico romano che si può preparare senza incantesimi). Anzi, è una Grisha della Madonna, perché ha un potere di evocazione della luce che nessuno ha, di cui fino a quel momento si è solo favoleggiato, e che forse è la chiave per distruggere sta maledetta Faglia, senza la quale il regno di Ravka potrà smettere di combattere con i vicini e anche al suo interno.
Naturalmente, la scoperta dei poteri rende Alina una risorsa ma anche un bersaglio, e la mette al centro di una storia in cui amicizia, amore, violenza, guerra, vendetta e magia si mescolano inestricabilmente, specie in alcune figure-chiave fra cui spicca il generale Kirigan, interpretato da un Ben Barnes (il Logan di Westworld) che ovviamente è bello, misterioso, forse cattivo, forse no, ma sicuramente figaccione.

Shadow and Bone è una serie che ci crede un casino, di quelle con poca ironia e con tutti i drammi caricati a pallettoni e che potrebbe risultare stucchevole o ridicola al primo errore. Però di errori grossolani non ne fa. La trama, come detto, può apparire complicata in prima battuta, ma il percorso verso il momento clou del primo episodio, cioè lo svelamento dei poteri di Alina, funziona perché arriva abbastanza presto da tenerci ben svegli ma non così presto da sembrare posticcio: quando i nostri affrontano per la prima volta la Faglia, sappiamo bene quali sono i rapporti fra di loro, qual è il pericolo insito in quel viaggio, e perché è impossibile evitarlo.
Soprattutto, abbiamo colto con chiarezza, anche grazie ad appositi flashback, quanto è stretta l’amicizia fra Alina e Mal, che si aiutano a vicenda fin dalla più tenera età e che sono disposti a tutto per il reciproco benessere.
Questa mi sembra la linea narrativa più dritta e più forte, mentre meno ficcante è quella legata ad alcuni criminali fra cui Kaz Brekker (Freddy Carter), il leader di una gang di ladri che finisce sulle tracce di Alina. Una linea che però, va detto, riesce ad aggiungere quel tocco di intrigo, politica e simpatiche canaglie che la vicenda spiccatamente fantasy di Alina non contempla allo stesso modo.

Insomma, Tenebre e Ossa è una serie molto ricca: di personaggi, di storie, di avvenimenti, a cui si aggiunge una messa in scena tutt’altro che banale. I bei costumi, gli effetti speciali credibili, la violenza debitamente esplicita quando serve, i set abbastanza grandi e aperti da dare una sensazione di grande respiro, concorrono tutti all’impressione di stare guardando un’avventura di grandi proporzioni, che coinvolge ampie masse e che mette in campo grandi forze, soprannaturali o meno che siano.
Il tutto, però, con una specifica attenzione per i singoli rapporti umani, e per una caratterizzazione dei personaggi che, al netto di qualche cliché tutto sommato perdonabile (la ragazza con il talento magico che vorrebbe non averlo, il ladro ambizioso ma che in fondo ha un cuore dignitoso, le magie legate agli elementi), cerca di dare più spessore possibile ai protagonisti. Insomma, trucchi di genere sì, ma non esplicite macchiette, il che aiuta molto a rendere vivo e credibile il mondo della storia.
Forse a questo punto non è un caso che il creatore della serie sia Eric Heisserer, già sceneggiatore di Arrival e Bird Box: non esattamente il primo arrivato nel fantastico mondo delle sceneggiature.

Non siamo, o non siamo ancora, ai fasti della prima Game of Thrones, dove il livello dei dialoghi era di un’eleganza e di una raffinatezza semplicemente fuori scala. Ma non siamo nemmeno dalle parti di tanti drama soprannaturali, anche di Netflix, in cui il target molto giovane imponeva una comprensibilità piena e immediata (e quindi potenzialmente banale) delle dinamiche in campo. In questo inizio, Shadow and Bone è sì una serie che attira con strumenti “facili” come sangue, amore e mostri, ma che alla prova dei fatti mostra una cura del dettaglio superiore alla media.
Vedremo da qui alla fine se reggerà, se addirittura migliorerà, o se invece era un fuoco di paglia.
Ci risentiamo.

Perché seguire Shadow and Bone: perché è un fantasy molto ricco, ben scritto e ben messo in scena.
Perché mollare Shadown and Bone: se l’inizio potenzialmente complicato vi fa venire mal di testa. E poi ovvio, se non vi piace la gente che manipola il fuoco con le mani.



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