The Mysterious Benedict Society: da Disney+ una bella serie per ragazzi di Diego Castelli
Bambini prodigio, misteri da risolvere, e un po’ di sano zucchero: The Mysterious Benedict Society è proprio una classica serie Disney
Premessa che non c’entra con le cose per cui normalmente venite qui.
La serie di cui parliamo oggi è una di quelle che pone un tema molto contemporaneo, molto “da piattaforme streaming”. Dobbiamo recensire The Mysterious Benedict Society di Disney+, che in Italia ci viene presentata come “La misteriosa accademia dei giovani geni”, titolo italiano che richiama la (quasi identica) traduzione del romanzo omonimo da cui lo show è tratto, scritto nel 2007 da Trenton Lee Stewart.
Il problema è: il titolo ve lo proponiamo in inglese o in italiano?
No perché normalmente, da prassi di Serial Minds, i titoli dovremmo tenerli in inglese, cosa che abbiamo sempre fatto a meno di eccezioni legate alla vecchiaia della serie citata (per questioni anagrafiche ci viene più spontaneo parlare di “Una mamma per amica” piuttosto che di “Gilmore Girls”, e di “Super Car” piuttosto che di “Knight Rider”).
Quando però una piattaforma rende disponibile lo stesso contenuto in tutto il mondo, la scelta puramente editoriale di scrivere il titolo in inglese potrebbe non essere la mossa migliore in termini di marketing e di facilitazione delle ricerche su internet, cosa che a sua volta riflette anche l’obiettivo (commerciale ma anche sensato) di “farsi trovare” con facilità.
Ebbene, finora abbiamo risolto questo problema andando su Google Trend per misurare la mole di ricerche effettuate sul noto motore: se la versione inglese del titolo non la cerca nessuno, e la versione italiana la cercano in tanti, noi ci adeguiamo.
Se oggi vedete il titolo in inglese, è perché i numeri relativi alle ricerche delle due versioni erano sostanzialmente pari.
Fine della premessa sul dietro le quinte.
Allora, dunque. The Mysterious Benedict Society racconta di un tipo un po’ bizzarro e vagamente narcolettico (il signor Benedict) che mette in piedi un elaborato e assai curioso sistema di reclutamento per formare una squadra di quattro ragazzini intellettualmente molto dotati. L’obiettivo è affidargli una missione da cui potrebbero dipendere i destini del mondo, e che soltanto degli “agenti” così giovani possono portare a compimento.
Dirvi esattamente qual è la missione significherebbe fare già un sostanzioso spoiler, però possiamo dire che il mondo intero è coinvolto in quella che viene definita “L’Emergenza”, una sorta di ondata di panico che coinvolge la popolazione un po’ in tutto il pianeta, e che costruisce un parallelismo abbastanza evidente con certe dinamiche da panico da social, complottismo e fake news che vediamo quotidianamente ormai da anni. Anche se aggiungere altri dettagli, avete capito il mood: solo una serie espressamente pensata per i giovanissimi può rendere credibile il fatto che a personaggi poco più che bambini possa essere affidato un compito così importante.
Accettato questo fatto, quello che vediamo nel pilot è un’avventura nell’avventura: la serie di test a cui il signor Benedict, supportato dalla sua assistente Numero 2 (interpretata dalla sempre adorabile e comicissima Kristen Schaal), sottopone uno stuolo di ragazzini spesso orfani attirati lì con la promessa di un’istruzione di primo livello, è un labirinto di piccole e grandi sfide che in parte ricorda il magico mondo di Willy Wonka: di fatto, la visita alla fabbrica di cioccolato organizzata dal famoso produttori di dolciumi era una selezione mascherata per trovare il suo erede, e quell’atmosfera giocosa e creativa (anche se magari meno colorata e senza Oompa Loompa) è abbastanza simile a quella che ritroviamo in The Mysterious benedict Society.
La selezione, va da sé, funziona benissimo, eliminando giovani dotati ma emotivamente e caratterialmente non adatti, e consegnando a Benedict quattro candidati accomunati da una mente pronta e sveglia, anche se dalle attitudini molto diverse: per esempio Reynie (interpretato da un giovane attore dal nome clamoroso di Mystic Inscho) ha la classica mente matematica adatta ai giochi di logica e alla risoluzione dei rompicapo; l’incontenibile Kate (Emmy DeOliveira) è molto più adatta al superamento di ostacoli che pongono sfide concrete, fisiche, in cui si usino degli attrezzi: George “Sticky” Washington (Seth Carr) ha una memoria infallibile che gli consente di ricordare qualunque cosa veda o senta. Senza contare la bambinetta il cui nome, Constance Contraire (Marta Kessler), è già tutto un programma.
Che si tratti della selezione iniziale o dell’effettiva missione che i quattro ragazzi devono svolgere, il concetto dei problemi ed enigmi da risolvere è sempre e comunque al cuore della serie: dopo aver presentato quattro protagonisti molto diversi e pieni di risorse (ma anche adeguatamente vari nel carattere, così che più spettatori possibile possano ritrovarsi nelle loro avventure), l’intrattenimento arriva proprio dal metterli continuamente alla prova, proponendo sfide più o meno esplicite che i nostri devono risolvere in modo ingegnoso e creativo.
In alcuni casi sono proprio delle buone idee di scrittura, mentre in altri sono rompicapo che qualcuno di noi ha sicuramente già visto su internet, ma nel complesso la struttura funziona, perché la serie non dimentica mai di cercare e trovare un equilibrio fondamentale fra i due elementi più importanti in gioco: la sfida intellettuale e l’empatia, il genio che troviamo anche nel titolo, e la profonda umanità di ragazzini senza casa che trovano conforto non tanto nella loro bravura nelle missione, ma nell’amicizia e nella condivisione (sentimenti decisivi, forse più decisivi dell’intelligenza, per venire a capo della sfiducia globale che caratterizza la famigerata Emergenza).
Sì insomma, è una serie Disney, proprio nel senso di Disney.
Quello che stupisce anche chi di anni ne ha qualcuno in più rispetto al target dichiarato della serie, è il livello produttivo: The Mysterious Benedict Society è ambientata in un generico passato del Novecento che impone certi vestiti e certe automobili, e il pilot è un trionfo di inquadrature ampie e ariose che ci buttano a capofitto in un mondo che ci appare subito ricco di dettagli e invenzioni. Quanto sia computer e quanto no poco importa, perché anche il computer costa e bisogna saperlo usare bene.
Gli episodi successivi al primo non sono ugualmente ricchi, anche se il livello resta alto, ma ormai siamo dentro, e le avventure di questi sbarbatelli, raccontate sempre con un tono fra l’ironico e la favolistico che è il più adatto a questo tipo di racconti, tengono desto l’interesse e stimolano la curiosità sulla prossima sfida che dovranno affrontare, sulla prossima battuta sagace che uscirà dalla figura minuta e apparentemente innocente della piccola Constance, o sul prossimo momento in cui il signor Benedict si addormenterà nel bel mezzo di un discorso importante.
Poi se volessimo trovare l’ultimo elemento di interesse per gli adulti dovremmo citare la presenza di Ryan Hurst, mitico Opie di Sons of Anarchy. Si resta incollati anche solo per riconoscenza, non so come dire…
Onestamente, non saprei dire qualcosa di male di The Mysterious Benedict Society. Non che io “debba”, ma anche solo così, per darmi un tono.
Puoi non essere in target e preferire serie di impostazione, temi e toni completamente diversi, e va bene. Puoi apprezzare meno un certo personaggio e un certo attore/attrice, e va bene anche quello (per esempio io adoro Kristen Schaal dai tempi di 30 Rock, ma è un’attrice così particolare che può pure risultare respingente). Ma ci sono pochi dubbi sul fatto che The Mysterious Benedict Society sia una serie ben strutturata, sviluppata in modo coerente, piena di creatività e con un casting curato al millimetro (pure in senso inclusivo, a ben guardare, con la sua ampia varietà di generi ed etnie). Sicuramente anche la matrice letteraria ha aiutato: potremmo citare vari esempi recenti in cui la realizzazione di una serie venga molto facilitata dalla presenza un materiale narrativo preesistente e di comprovato successo. Come se parte della pressione venisse tolta a chi deve scrivere e mettere in scena lo show televisivo (o internettiano, chiamiamolo come ci pare).
Villa, mi senti? Magari non sarà la nostra preferita in termini puramente personali, però questa la dobbiamo mettere un po’ in alto in classifica.
Perché seguire The Mysterious Benedict Society: ha tutte le sue cosine al posto giusto, e quel sapore di Willy Wonka non può che essere piacevole. Ok il “sapore di Willy Wonka” non è esattamente la metafora migliore possibile.
Perché mollare The Mysterious Benedict Society: tutte quelle cosine fanno una serie dichiaramente per ragazzi, quindi se cercate morti truculente e drammi sanguinosi, cercate altrove.