30 Novembre 2021

The Unlikely Murderer – Netflix: l’uomo che uccise Olof Palme (probabilmente) di Marco Villa

The Unlikely Murderer racconta la storia dell’uomo che nel 1986 divenne l’improbabile assassino di Olof Palme, il primo ministro svedese

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La domanda vera è: perché mi sono messo a guardare The Unlikely Murderer? Perché questa oscura serie svedese e non uno dei 600 titoli ben più importanti che mi sono lasciato indietro negli ultimi giorni-settimane-mesi-anni? La risposta è una e una sola: caro algoritmo di Netflix, mi hai beccato. Mi hai beccato perché non so bene in che modo, ma hai capito che una miniserie in 5 puntate dedicata alle indagini sull’omicidio del primo ministro svedese Olof Palme sarebbe stata esattamente l’amo a cui avrei abboccato come il più sprovveduto dei pesci affamati. Ed eccomi qua, 5 puntate dopo a parlare di questa serie che è una serie stranissima e coraggiosa, perché ha un punto di partenza e di arrivo spiazzante: sappiamo chi è stato, ma non possiamo provarlo.

The Unlikely Murderer parte con l’unico momento di azione di tutto il suo sviluppo: la notte del 28 febbraio 1986, il primo ministro svedese Olof Palme viene assassinato in centro a Stoccolma. Era appena uscito da un cinema con la moglie e qualcuno gli spara su un marciapiede, per poi mettersi in fuga. Palme non ha scorta, né protezioni, perché per una nazione come la Svezia l’idea di un attentato al proprio premier è qualcosa che non può essere ipotizzato nemmeno lontanamente. E invece succede e questa impreparazione di fondo di fronte all’impensabile porta la polizia a fare errori su errori, perché frastornata dalla situazione o perché i suoi responsabili sono impegnati a pestarsi i piedi a vicenda, per essere più in vista in quella che è l’indagine più importante di sempre.

L’indagine, quindi, è qualcosa di poco interessante. Quello che è interessante (e che ovviamente è al centro di The Unlikely Murderer) è la figura sfuggente di Stig Engstrom, un grafico che si trova sul luogo del delitto, che si presenterà come testimone e che si sbraccerà per attirare l’attenzione della stampa su di sé, per ottenere visibilità, ma anche per giustificare proprio la sua presenza. Perché Stig, anonimo cinquantenne insospettable, è il vero assassino di Olof Palme. O almeno si pensa che sia lui: la giustizia svedese l’ha indicato come responsabile più probabile nel 2020, 35 anni dopo i fatti, ma il pacioso grafico era già morto da 20 anni e nessuno potrà mai confermarlo.

La serie affronta tutto questo alternando due punti di vista: quello di un gruppo di poliziotti, che fin da subito ha l’intuizione che Stig Engstrom non sia solo un semplice testimone e quello dello stesso Stig, un uomo frustrato, che nella vita ha collezionato solo delusioni e che vede nella possibilità di uccidere Palme il riscatto di una esistenza. Un momento di eroismo, ai suoi occhi, che per ovvie ragioni non potrà condividere con nessuno: da qui si spiega il tentativo di brillare di luce riflessa, cercando a più riprese di attirare l’attenzione della stampa, riuscendo così a nascondersi in piena vista e sfuggendo alle indagini grazie al suo non-phisique du role. La sua è una parabola tragica, lo è dal primo istante in cui compare in scena e fino all’ultima inquadratura, grazie anche all’ottimo lavoro dell’attore che lo interpreta, il comico (ebbene sì) Robert Gustaffson. Il racconto del personaggio di Engstrom è senza dubbio la parte più interessante di The Unlikely Murderer, nonché quella più a fuoco: i contrasti interni alla polizia vengono accennati e poi messi da parte, così come personaggi che entrano ed escono di scena in modo non del tutto ortodosso.

Dicevo in apertura che The Unlikely Murderer è una serie coraggiosa, il riferimento non era a qualche scelta stilistica o narrativa, ma all’idea stessa di fare una serie su un caso che di fatto non ha una conclusione, perché una conferenza stampa tenuta 35 anni dopo i fatti non ha nulla di conclusivo, soprattutto se non ci sono prove, ma solo speculazioni. La serie paga ovviamente tutto questo, con un buco di narrazione gigante che sbilancia l’andamento generale (e che fa pensare che forse 5 puntate potevano essere compresse), ma non poteva essere altrimenti, visti i fatti. Ciononostante, The Unlikely Murderer è comunque un progetto interessante, non fosse altro per la capacità di raccontare un personaggio insignificante, che a suo modo ha fatto la storia. Certo, è un prodotto che al 99% ha senso soprattutto in Svezia, anche perché è tratto da un libro omonimo, che da quelle parti è stato un bestseller. Non a caso, lì è il contenuto più visto su Netflix nelle ultime settimane. Ma se volete far parte del restante 1%, secondo me c’è spazio.

Perché guardare The Unlikely Murderer: perché condividete la mia insensata passione per storie di questo tipo

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