3 Maggio 2022

Palpito – Netflix: la peggior serie del 2022 di Marco Villa

Palpito è un polpettone su un cuore espiantato da trafficanti d’organi che finisce nel petto di una donna che si innamora del marito dell’espiantata defunta. Vi basta?

Pilot

Per farvi capire, ecco come inizia Palpito.
Notte, una macchina sulla strada: dall’interno arriva musica a tutto volume, guidatore e passeggera cantano felici.
Lei: “È bellissimo, torneremo a vedere un suo concerto!”
Lui: “Mancano ancora alcuni mesi, ma avremo i posti migliori”.

Sembra uno scambio innocente, ma in realtà se dovessi scegliere un dialogo per il Manuale di pessima scrittura seriale, beh questo sarebbe alto in classifica. Perché è scolastico, è didascalico, non è verosimile e soprattutto (anzi: nonostante tutto ciò) è del tutto inutile ai fini del racconto. Aprire una serie con un dialogo bruttissimo, che veicola un tot di informazioni e che non ha significato. Amiche e amici, ecco a voi Palpito, la peggior serie del 2022.

Palpito è una serie colombiana, Netflix la cataloga come mezza telenovela e non ne avremmo mai parlato su Serial Minds, se non fosse finita dritta al primo posto delle serie non in lingua inglese più viste al mondo, con un discreto riscontro anche in Italia.

Di solito non mi piace entrare nei dettagli della trama, ma in questo caso credo sia necessario e soprattutto sia il modo migliore per raccontare l’abisso (sperando che non inizi a guardare dentro di me).

La coppia che canta in macchina non finisce bene, perché, un paio di curve dopo, l’auto finisce fuori strada: a provocare l’incidente è un gruppo armato, che va alla macchina, ignora l’uomo e rapisce la donna.

E qui inizia il gran ballo dei flashback: la rapita è una trombettista-maratoneta, che vince una gara proprio nel giorno in cui una fotografa è lì a scattare foto e per questo motivo rischia di fare tardi al proprio matrimonio (sì, esatto: fare tardi al matrimonio per fotografare una corsa amatoriale, tutto ok). Arrivata all’altare la fotografa collassa: il suo cuore è debole, ha bisogno di un trapianto, ma donatori non ce ne sono.

E allora cosa fa il suo quasi-marito (che è anche un gran burattinaio della politica)? Si rivolge a dei trafficanti di organi. E chi vanno a prendere quei trafficanti di organi? Ovvio, una donna che ha talmente fiato e forza per essere sia trombettista, sia maratoneta. E il cerchio si chiude.

Quasi, perché dopo pianti, tragedie, una spruzzata di sesso del tutto inutile e fuori contesto, il marito della defunta senza cuore va al concerto dell’inizio e con chi ti scambia uno sguardo intenso? Proprio per lei, per la ricevente del corazon. Perché il cuore guida tutto, perché l’amore supera la morte, perché non c’è mai limite alle banalità.

Se ve lo steste chiedendo, no: la scena del concerto che chiude il secondo episodio non giustifica uno dei peggiori inizi seriali di sempre.
Un inizio che è in coerenza con quanto viene dopo: Palpito è un susseguirsi di errori e pacchianerie, che ignorano qualsiasi regola di buon senso. Per dire: il gruppo armato rapitore lascia il telefono della rapita perfettamente funzionante, permettendo al di lei marito di seguirli per un bel po’.

Più che il tono telenovela (che ok, è questione di target), a dare fastidio è la sciatteria assoluta con cui tutto viene fatto. Livelli da abisso, da ultimo posto sparato. Tenetevi lontani, è meglio per voi.

Perché guardare Palpito: perché guardate sempre le nostre ultime in classifica

Perché mollare Palpito: perché qui c’è solo il guiilty, senza nemmeno un briciolo di pleasure



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