16 Giugno 2022

First Kill su Netflix – Un’idea discreta pucciata nella mediocrità di Diego Castelli

First Kill è uno young adult a tema vampiresco che avrebbe pure le potenzialità per essere interessante, ma sembra girato a casa mia

Pilot

Oggi faccio una cosa che negli ultimi anni ho quasi sempre cercato di evitare, cioè recensire una serie di cui sono già disponibili tutti gli episodi della prima stagione, senza effettivamente averli visti tutti.
Il motivo per cui sento di potermelo concedere, pur sapendo che quasi sicuramente arriverà qualche fan a dire “dici così perché non li hai visti tutti”, è che First Kill, nuova serie di Netflix, mostra fin dai primissimi episodi i suoi pregi e, soprattutto, difetti così evidenti, che dubito fortemente che da un momento all’altro, a metà stagione, possano essere risolti con un colpo di bacchetta magica.

Creata da Victoria Schwab, che è anche l’autrice del racconto da cui la serie è tratta, First Kill racconta di una classica situazione da Romeo e Giuletta, ma in versione tutta al femminile e virata al soprannaturale.
Da una parte abbiamo una giovane vampira che sta per diventare grande e che deve “certificare” il suo ingresso nel mondo degli adulti con la sua prima uccisione (in questo mondo i vampiri nascono e crescono quasi come umani, per poi diventare effettivamente succhiasangue con l’adolescenza), e dall’altra una ragazza che invece appartiene a una stirpe di cacciatori e cacciatrici di mostri di vario genere.
Le due ragazze, interprete rispettivamente da Sarah Catherine e Imani Lewis, sono quindi acerrime nemiche, almeno sulla carta. Ma poi l’Amore ci mette lo zampino.

Ora, la storia di First Kill, di per sé, ci sta. Nessuno degli elementi è esplicitamente nuovo, ma messi insieme in questo modo riescono ad essere ancora abbastanza originali, perché sì, il vampirismo è stato molto presente nella tv degli ultimi 20-25 anni, ma non è stato onnipresente come altri generi, e il twist lesbo-romantico con spruzzata di Buffy può avere il suo senso.

In generale, il fatto stesso di riprendere il meccanismo di Romeo e Giulietta è del tutto legittimo, è una storia che funziona da quanto, 400 anni abbondanti? Ecco, potete stare sicuri che non è l’ultima volta che la vediamo.
In una serie esplicitamente teen poi, dove il pubblico di riferimento si abbevera facilmente degli stessi amori contrastati e sospiri romantici che vive o vorrebbe vivere anche nella vita reale, direi che non c’è proprio niente di male.

I problemi di First Kill, e sono problemi abbastanza grossi che si vedono dopo cinque-minuti-cinque (motivo per cui mi sento sereno a parlarne anche senza aver visto l’intera stagione), è che la realizzazione è veramente povera.

La sceneggiatura è piuttosto didascalica, ma va bene, ci passiamo sopra.
Le interpretazioni zoppicano, non c’è nessuno che riesca a metterci un’intensità degna di nota, ma forse possiamo dire, con un po’ di sforzo, che esiste una qualche chimica fra le due protagoniste. Ok, cominciamo a faticare, ma teniamo botta un’altra volta.
E poi però arriva tutta la componente fantasy-action, che è veramente girata con trenta euro.

È in parte un problema di ricerca stilistica, che semplicemente non c’è né nelle normali scenografie e location, né nell’ideazione degli elementi soprannaturali, tutti visti e stravisti. E poi è un problema banalissimo di budget, con effetti speciali che non sarebbero stati adeguati nemmeno nella già citata Buffy, che però ha debuttato nell’ormai lontano 1997.

Non c’è da dire molto di più, pure considerando che un elemento filosofico interessante First Kill ce l’avrebbe pure: l’idea che Jiuliette sia una vampira che “nasce e cresce”, e che il suo vampirismo coincida con gli altri cambiamenti tipici dell’adolescenza, è un concetto non così banale, considerando che solitamente al vampirismo si associa l’opposto della crescita, cioè l’eterna giovinezza (come i vampiri adolescenti di Vampire Diaries, che saranno sempre tali).

Non che una trasformazione fisica molto vistosa, sfociante nel fantasy, sia di per sé un’idea mai sentita per metaforizzare le sfide della crescita, però insomma, era una base buona su cui lavorare, e non escludo che nei restanti episodi della prima stagione questo aspetto venga trattato con gusto.
È che io a quel punto non ci arrivo, scappo prima, perché se devo guardare una storia di vampiri che si amano e si ammazzano, non posso accettare che la mia immersione nella storia venga spezzata ogni cinque minuti perché c’è un dialogo terrificante o un mostro che sembra fatto con la computer grafica di metà anni Novanta.

Peccato, sarà per la prossima.

Perché seguire First Kill: il concept non è male, e per un pubblico di adolescenti può anche andare benino.
Perché mollare First Kill: è una serie molto povera di mezzi, in cui tutti gli aspetti produttivi danno un’idea di generale di fragilità.



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