5 Ottobre 2022

The Empress su Netflix – E niente, van di moda le regine di Diego Castelli

Dopo la varie Caterine ed Elisabette, mancava solo lei Sissi. Che poi si chiama Elisabetta pure lei, ma era per capirci.

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Questa passione seriale che condividiamo ormai da tempo immemore sarebbe di due tacche meno interessante se non ci fosse almeno un po’ di spazio per la sorpresa.
Per quante serie tu abbia visto, e per quanto tu possa credere di saper prevedere la bontà di un prodotto (o più banalmente la possibilità che ti piaccia) sulla base di poche informazioni preliminari, ci saranno sempre le serie capaci di stupirti in positivo o in negativo.
Oggi fortunatamente posso fornire un esempio del primo tipo: parliamo di The Empress.

Disponibile su Netflix da qualche giorno, The Empress è la classica serie tv di cui vi dovrebbe parlare il Villa, non fosse altro perché è europea, e per la precisione tedesca (il titolo originale è Die Kaiserin).
Se sono qui io, è per quella questione della sorpresa, che di certo non riguarda il contenuto (l’imperatrice del titolo è Elisabetta d’Austria, la famosissima Principessa Sissi, la cui vicenda appare da quasi due secoli in libri di storia, romanzi, film, cartoni animati), bensì la mia reazione: oh, The Empress mi piace.

La trama è nota.
Sissi, che in realtà si chiama Elisabeth von Wittelsbach e non ama nemmeno troppo essere chiamata Sissi, è una giovane nobildonna dal carattere moderno e un po’ ribelle, che mal sopporta le rigidità e l’etichetta richieste al suo sangue blu.
Sissi sarebbe in età da marito, ma visto che accasare una ragazza così impertinente è difficile, la madre si concentra sulla più mansueta sorella Helene, che riesce a essere promessa in sposa niente meno che a Franz Joseph (che da bambini sui libri di storia conoscevamo come Francesco Giuseppe), Imperatore d’Austria giovane e affascinante.

Naturalmente,  però, il destino ci mette lo zampino: Sissi, insieme alla madre, accompagna la sorella a conoscere l’Imperatore, e secondo voi il buon Franz può innamorarsi di quella che a tutti gli effetti si presenta come un cagnolino ubbidiente?
Oppure si invaghirà della fanciulla dallo sguardo fiero e dal carattere ribelle?

Che ve lo dico a fare…

Ovviamente, l’amore fra Sissi e Franz è solo l’inizio di una storia che parla di affari di corte, intrighi di potere, guerre e relazioni internazionali, crisi politiche. Non ultimo dei problemi, un brutto rapporto con la perfida suocera Sophia, che è un po’ la madre di tutte le suocere, se mi passate questo gioco di parole.

Tutto passa sempre dallo sguardo di Sissi e della sua interprete Devrim Lingnau, molto brava a dare profondità espressiva a un personaggio che già di suo è costruito e ricordato per essere una “non-macchietta fra le macchiette”, ma che allo stesso tempo, proprio perché molto famosa e già molto raccontata, poteva anche fare il giro e diventare a sua volta cliché.

In termini di tono, già nel podcast io e il Villa ci eravamo sbagliati, immaginando che The Empress potesse essere una figlia spirituale di Bridgerton, in termini di approccio patinato e scanzonato (consideriamo pure che sul personaggio sono stati girati quasi trenta film, e nei più famosi, quelli in cui la sovrana era interpretata da Romy Schneider, Sissi veniva rappresentata in modo dolce e ingenuo, con moooolta licenza poetica).
Di patinato e scanzontato, però, qui c’è poco. Forse la produzione tedesca doveva farci prevedere un approccio più serio e rigoroso, che colloca The Empress un po’ più nella galassia di Downton Abbey e, soprattutto, in quella di The Crown (comunque oh, se ci aggiungete The Great e The Serpent Queen, sono veramente gli anni delle regine).

Questione di fotografia, scura e contrastata, dal sapore antico. E questione di toni, con il melodramma romantico, il punto di vista femminile e la tragedia politica che la fanno da padroni e non lasciano grande spazio per ironie spicce e contaminazioni forzatamente contemporanee.
Ma anche, naturalmente, questione di temi, perché la nostra Sissi ha molto in comune con l’altra Elisabetta, quella d’Inghilterra che abbiamo visto in The Crown, perché il peso della corona è, anche qui, talmente forte da cambiare le persone, modellandone i caratteri, esigendo sacrifici, costruendo grandezze e causando rovinose cadute.

È la Principessa Sissi, e nessuno vuole fare finta che sia Shonda Rhimes.

Resterebbe da chiedersi perché piaccia proprio a me, ma in fondo la risposta sta proprio nel fatto che sono un estimatore di Downton Abbey e The Crown, mentre Bridgerton mi sembra un’inutile poltiglia pruriginosa.

Più in generale, in passato mi è già capitato di elogiare serie che magari non provavano nemmeno a fare qualcosa di nuovo, limitandosi a stare nel classico ma sapendo quello che facevano e che potevano fare.
Da questo punto di vista, The Empress non si inventa praticamente niente, nemmeno la sua trama, ma tutto quello che fa è al posto giusto.

Le scenografie, i costumi, il ritmo né troppo lento né forzatamente sincopato. 
Il cast e la regia, soprattutto. Abbiamo già detto dell’interprete di Sissi, che ovviamente ha quasi tutto sulle spalle e regge benissimo. Ma anche gli altri sanno il fatto loro, da Franz (Philip Froissant) a sua madre (Melika Foroutan), alla famiglia di Sissi, passando per il fratello dell’Imperatore (Johannes Nussbaum), classica figura di disturbo pensata per tentare Sissi a una strada di perdizione che declini in modo “patologico” la sua propensione per la ribellione.

Quando il menu ben conosciuto, il confine fra prodotto riuscito e polpettone perdibile può essere sottile, lo stesso che corre fra due lasagne composte teoricamente con gli stessi ingredienti, ma che si rivelano molto diverse a seconda della qualità delle materie prime e del mestiere messo nella cottura (se non si fosse capito, scrivo questo articolo in pausa pranzo e non ho ancora mangiato).

The Empress è una serie in costume classica e romantica, benché decisamente non leggera (se poi conoscete qualcosa della vera storia di Sissi, beh, #maiunagioia), che per il suo successo non punta sugli addominali del bellone di turno o sull’instagrammabilità di certe frasi ad effetto che, per ottenere quell’effetto, se ne fregano di tutto il resto.
Piuttosto, mette in scena tensioni e passioni che riconosciamo tutti, e lo fa toccando i tasti giusti per farci affezionare a certi personaggi e odiarne altri, in un percorso di molte ombre e non troppe luci che appassiona gli europei da un secolo e mezzo.

Di certo, offre un’immagine più moderna e contrastata della sua protagonista, lontana da altre incarnazioni cinematografiche e anche da alcuni degli elementi più noti del suo personaggio pubblico (come l’ossessione per la bellezza e le apparenze, a cui in effetti questa Sissi non pare così interessata, almeno per ora).
Ma questo non basta per farne un prodotto nuovissimo, e in fondo, legittimamente, nemmeno ci punta.

Perché seguire The Empress: perché maneggia una materia molto classica con bello stile e consapevolezza dei tasti giusti da premere.
Perché mollare The Empress: si inserisce in un genere molto preciso e molto riconoscibile, e se non piace non ci sono molti altri appigli.



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