17 Ottobre 2022

Serial Moments 549 – Dal 9 al 15 ottobre 2022 di Diego Castelli

Attori clamorosi, metatestualità a pacchi e finalmente tre anelli

ATTENZIONE! SPOILER SUPER META DI THE CONNERS, KEVIN CAN F**K HIMSELF, THE HANDMAID’S TALE, ATLANTA, STAR WARS: ANDOR, THE RINGS OF POWER, SEE, BAD SISTERS, SHE-HULK, HOUSE OF THE DRAGON

10.The Conners 5×04 – Reunion!
In questo episodio fra una breve comparsa Caleb, nipote di Louise, che fra le altre cose ci prova Harris. Non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che Caleb è interpretato da Ethan Cutkosky, mentre Harris ha il volto di Emma Kenney. Si tratta insomma di una reunion di Shameless, perché i due interpretavano rispettivamente Carl e Debbie.
Ora che ci penso, Pappa e Ciccia, di cui The Conners è l’erede, è sempre stata un po’ la Shameless delle sitcom multicamera, quindi tutto torna.

9.Kevin Can F**k Himself 2×08 – La realtà fa male
Un po’ in sordina (ma d’altronde era veramente una serie di nicchia) è terminata la seconda e ultima stagione di Kevin Can F**k Himself. Come era lecito aspettarsi, riusciamo finalmente a vedere Kevin fuori dall’atmosfera della sitcom, lui che era l’unico personaggio a comparire sempre e solo in quel contesto, e lo switch avviene quando Alison, chiedendo il divorzio che a inizio serie credeva di non poter pretendere (pensando addirittura che fosse preferibile uccidere il marito), spezza questa sorta di incantesimo che continuava a mostrare al pubblico le nefandezze di Kevin come semplici ragazzate da maschio.
La cosa bella, dunque, è vedere il vero lato oscuro di Kevin: fuori dalla sitcom, che edulcorava il suo essere un buzzurro ignorante e misogino, Kevin si rivela per quello che è, cioè un ubriacone violento e pericoloso, che finisce col dare fuoco alla casa con se stesso dentro (perché se non c’è l’incantesimo della sitcom a proteggerti, finisce che a essere così scemo ti fai male per davvero).
Un finale preciso, elegante e filosoficamente coerente, a chiusura di una serie che forse meritava più fortuna. Ma pazienza, ci ricorderemo noi di lei e ogni tanto la richiameremo alla mente con affetto.

8.The Handmaid’s Tale 5×06 – Deciditi però
C’erano diverse cose interessanti in questo episodio, come il dialogo fra Serena e Wheeler quando scopre che June è stata catturata (non riesco a gestire emotivamente il fatto che Wheeler sia interpretato da Lucas Neff, ex tenerissimo protagonista di Raising Hope), oppure la morte dell’odioso Putnam, catturato e poi fatto ammazzare da Lawrence, che continuiamo a non capire esattamente da che parte stia (probabilmente sta davvero a metà, e in tempi di polarizzazioni esasperate non siamo abituati).
Ovviamente, però, tutto viene spazzato via dal finale in cui Serena, trovatasi davanti a June e teoricamente pronta a ucciderla, spara invece alla guardia del corpo e si porta via in macchina l’assassina del marito. Sembra che Serena si sia finalmente accorta delle perversioni di Gilead, e non sia più disposta a uccidere quella che vede ormai sempre più come una vittima più o meno come lei. Ma non è esattamente la prima volta che facciamo questo ragionamento, quindi mi sa che è meglio andarci cauti. A parte questo, e a parte il fatto che il cambio di bersaglio si era capito ancora prima che Serena prendesse in mano la pistola, scena potente e cliffhanger assicurato.

7.Atlanta 4×06 – Baci e sparatorie
Delizioso episodio a costante rischio nonsense, in cui Alfred deve fare i conti con un misterioso serial killer che uccide tutte le persone che anni prima avevano postato un certo video su internet, e in cui Earn e Darius devono decidere se baciarsi di fronte a un insospettabile voyeur per mettere le mani su due costosissime paia di scarpe che l’uomo metterebbe a disposizione a fronte del pagamento “in natura”.
Come al solito, una botta di comedy molto surreale in cui tutti i pezzi si incastrano alla perfezione e che si porta dietro uno dei sapori classici della serie, cioè quell’idea che per quanto tu possa essere una persona razionale pacata, devi tenere a mente che ad Atlanta può comunque succedere di tutto.

6.Star Wars: Andor 1×06 – Missione impossibile
Dopo lunghe puntate preparatorie arriva finalmente la missione, ed è un ottimo episodio. Ottimo per la suspense, per la sua capacità di richiamare certi film di guerra e di spionaggio del passato, e soprattutto, a mio gusto, per il modo in cui la regia riesce a rendere “piccoli” i pochi ribelli nei confronti di veicoli imperiali che sembrano sempre enormi e minacciosi, come se fossimo in un film di Villeneuve. Un approccio nuovo e stilisticamente pregevole al mondo di Star Wars.
Poi ecco, mai come in questo episodio si è percepita la distanza fra la saga originale e questo ultimo spinoff, che davvero non ha nulla del primo George Lucas. È un tema su cui si stanno spendendo molte parole, ne riparleremo a fine stagione.

5.The Rings of Power 1×08 – Gli anelli e quello che comportano
Evidentemente riparleremo ancora del finale di stagione di Rings of Power, sia qui sul sito sia nel podcast. Sono stato comunque sollevato nel vedere che almeno il finale è stato un episodio più o meno dignitoso. Non che non abbia i suoi grossi scivoloni (quanto sono inutili le tre streghe che l’unica cosa che fanno nella serie è scambiare Sauron con un Istar e farsi ammazzare dopo averne risvegliato i poteri? E quanto pare sfigato Celebrimbor a farsi dare consigli da Halbrand su cose che in teoria dovrebbe già conoscere?), ma almeno ci sono state delle cose che ho apprezzato. Su tutte, dopo la rivelazione che Sauron è Halbrand, il fatto che la creazione degli anelli del potere (che finalmente si vedono) ha proprio il sapore della manipolazione da parte del Male, perché si percepisce come gli inganni di Sauron siano riusciti a far leva sulle ambizioni dei personaggi (il desiderio di fama immortale di Celebrimbor, la sete di vendetta di Galadriel) per condurli su un destino oscuro che a loro pare di battaglia e potere, e che invece è soprattutto un fato di distruzione.
Riparleremo poi dei dettagli (ci sono anche un paio di buone scelte di regia), ma almeno in questa sfumatura ci ho visto la profondità e l’eleganza che finora erano completamente mancate.

4.See 3×08 – Finisce qui
È arrivata a conclusione See, la serie con Jason Momoa che era stata uno dei prodotti di lancio di Apple Tv+, e che però nel corso degli anni non è riuscita a imporsi come uno dei capisaldi della piattaforma (che nel frattempo si è fatta amare per molti altri titoli).
Un po’ dispiace, perché See è stata tutt’altro che una brutta serie, e i motivi del suo scarso appeal sul pubblico sono almeno in parte misteriosi. Il finale – che chiude tutte le linee narrative, uccide Baba Voss e la regina Kane, e rilancia verso il futuro una nuova società di vedenti e non vedenti – è anche e soprattutto un grande spettacolo d’azione, con un’ultima battaglia campale cruda, violenta e ottimamente coreografata, in cui Momoa può spendere tutto il suo carisma da guerriero inarrestabile.
Chissà, forse See non ha trovato il suo posto in un ambiente fantasy/fantascientifico in cui appariva molto a metà strada, o magari il suo concept, che aveva comunque bisogno di una buona sospensione di incredulità, è risultato in sé e per sé poco digeribile. Resta il fatto, però, che è stata capace di costruire bei momenti di televisione, e per questo ha il nostro rispetto.

3.Bad Sisters 1×10 – Tutto giusto
C’è qualcosa di molto “ovvio” nel finale di Bad Sisters, eppure non si può essere insoddisfatti, perché si ha la netta sensazione che tutti i pezzi si siano incastrati esattamente al posto giusto. La scoperta che era stata effettivamente Grace a uccidere JP può sembrare a posteriori quasi scontata, eppure la serie aveva lavorato molto bene nel rendere Grace una quasi-macchietta che, magari anche solo inconsciamente, ritenevamo incapace di un gesto simile. Anche la scelta finale di barattare la libertà delle sorelle con i soldi dell’assicurazione è una soluzione molto semplice eppure efficace nel non scontentare nessuno, a parte naturalmente il morto, che però se lo meritava. La scena finale, con un nuovo bagno delle sorelle finalmente riunite, è un guizzo di femminismo non stucchevole, in cui la liberazione dal maschio prevaricatore e il ritorno alla sisterhood non appaiono forzate, bensì al contrario giustificate da un’oppressione che per dieci episodi abbiamo vissuto dolorosamente, e che anche nel finale ha trovato picchi di viscidume non indifferente.
Tutto tutto giusto.

2.She-Hulk 1×09 – Boh, ogni singola scena?
Credo scriverò qualcosa di specifico su She-Hulk nei prossimi giorni, perché siamo in presenza di una delle migliori serie Marvel, che una metà di internet tratta come la peggiore.
Il finale di stagione porta all’estremo tutto il discorso meta fatto finora, e non c’è praticamente una sola scena che non sia gonfia di creatività e trovate surreali. L’introduzione che fa il verso alla vecchia serie di Hulk; le rotture “estreme” della quarta parte con Jennifer che, passando dalla home page di Disney+, arriva davanti ai suoi stessi sceneggiatori; il robot K.E.V.I.N. che fa la parodia a Kevin Faige, senza dimenticare un abbozzo di cappellino; il ritorno di Daredevil che non serve a niente se non a soddisfare l’appetito romantico-sessuale di Jennifer; le rivelazioni su Hulk e suo figlio, di cui sentiremo riparlare al cinema.
Tanta roba, tutta giusta, tutta divertente, tutta coerente con una fase 4 che, nonostante i suoi alti e bassi, sembra davvero puntare molto su questo aspetto autoriflessivo della metatestualità, rappresentata sullo schermo principalmente con deviazioni mentali e universi paralleli, ma che ora arriva a un estremo veramente destrutturante, perché Jennifer non è solo una che crede di vivere in una sitcom (tipo Wanda), bensì un personaggio che agisce sulle strutture produttive stesse della Marvel. C’era già nei fumetti questa roba qui eh, intendiamoci, ma vederla così sullo schermo fa impressione.
Ah, questa qui sotto è Tatiana nostra quando cita gli X-Men come possibile prossimo arrivo nell’MCU. Ma come fai a non amarla?

1.House of The Dragon 1×08 – Viserys!
Quando arriva la stagione degli Emmy e ripensiamo a chi vorremmo o non vorremmo vedere in nomination, spesso pensiamo al lavoro complessivo di un attore o attrice di una serie, più che a uno specifico episodio.
Ecco, io credo che questa volta non ci dimenticheremo di “quell’episodio”, quello che ci ha fatto pensare alle statuette dorate. Perché l’uscita di scena di Viserys è una specie di unica, esagerata e soverchiante prova d’attore di Paddy Considine, chiamato a mettere in scena le ultime ore di un re morente, distrutto nel fisico e nello spirito, eppure ancora determinato a non sprecare nemmeno un secondo di vita per assicurare un’effimera pace all’interno della sua famiglia. È un episodio straziante, carichissimo, a cui concorrono naturalmente anche regia e scrittura (la scena del primo arrivo di Viserys, così lunga e penosa, è uno spettacolo assoluto), e il fatto che comunque le tensioni della famiglia continuano a ribollire senza sosta.
E la dipartita di Viserys è insieme un grande addio, ma anche una specie di “pilot”, è la fine di una tregua imposta che ora, a due episodi dalla fine, causerà chissà quali stravolgimenti. Prevedere sul serio come finirà questa prima stagione è quasi impossibile (non ho letto il libro, non me lo spoilerate per piacere).



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