4 Aprile 2023

Ragazze Elettriche su Prime Video – Il femminismo coi poteri di Diego Castelli

Con Ragazze Elettriche, Prime Video mette in scena un mondo in cui tutte le vecchie prospettive vengono ribaltate: cosa ne uscirà?

Pilot

Fra le cause dello sbilanciamento di poteri fra maschi e femmine nella storia dell’umanità, una delle principali è probabilmente un mero fatto biologico, perpetuato nel corso dei millenni: i primi sono fisicamente più forti delle seconde. Una femmina di essere umano può essere in disaccordo con un maschio di essere umano, e può essere pure nel giusto, ma se quello ha il potere di menarla o ammazzarla a mani nude, c’è poco da fare, le decisioni le prenderà lui.
Cosa sarebbe successo, e cosa succederebbe, in un mondo in cui questa prospettiva fosse ribaltata?

In soldoni, questa è l’idea di fondo di Ragazze Elettriche (titolo originale “The Power”), il romanzo del 2016 di Naomi Alderman in cui la risposta alla domanda di cui sopra è abbastanza netta: il ribaltamento dei rapporti di forza trasforma gli uomini nelle vittime di una violenza di genere perfino più vasta di quella già subita dalle donne nel nostro mondo reale.
(Il libro non l’ho letto, e anzi avrei voglia di recuperarlo, mi sono limitato a riportare quanto detto già nella sinossi)

Al momento di trasformare Ragazze Elettriche in una serie tv per Prime Video (creata dalla stessa Alderman insieme a Raelle Tucker, Claire Wilson e Sarah Quintrell) la sfida era quella di costruire una storia di ampio respiro e di portata realmente globale, ma anche quella di staccarsi per quanto possibile da una modalità di racconto che, quando ci si mettono di mezzo dei “superpoteri”, rischia sempre di finire nel supereroismo o in qualche sua storpiatura.

Al momento di scrivere questa recensione, di Ragazze Elettriche sono disponibili solo i primi tre episodi, che mostrano proprio quella volontà di sviluppare una trama che, partendo da piccole storie personali, si allarghi a infiammare il mondo intero, con le opportunità e gli inevitabili rischi di una produzione di questo tipo. Senza contare, naturalmente, un peso e un intento politico che potrebbero infiammare certi animi a prescindere.

Come detto, la trama di Ragazze Elettriche prende le mosse da una trasformazione che coinvolge quasi contemporaneamente tutte le adolescenti del mondo, improvvisamente capaci di produrre una gran quantità di elettricità dalle mani, abbastanza da uccidere una persona o far saltare sistemi elettronici.
Il potere è inizialmente posseduto solo dalle ragazze giovani ma, mini-spoiler, non è destinato a rimanere lì confinato, per motivi fisiologici che vengono almeno in parte spiegati già nel terzo episodio (nelle intenzioni, in questa storia non c’è nulla di soprannaturale).

Malgrado questo cambiamento coinvolga milioni di ragazze nel mondo, la trama si concentra inevitabilmente su alcune di loro. Fra queste c’è Jos (Auliʻi Cravalho), figlia della sindaca di Seattle (Toni Collette) che è fra le prime autorità a riconoscere e comunicare l’emergenza dei poteri femminili al mondo. C’è Roxy (Ria Zmitrowicz), figlia illegittima e abbastanza incazzata di un boss mafioso (Eddie Marsan di Ray Donovan). C’è Allie (Halle Bush) una ragazza nera adottata da una coppia di bianchi ultra-cristiani, apparentemente dolci e comprensivi, in realtà poco raccomandabili.
E poi c’è anche un co-protagonista uomo, l’aspirante giornalista Tunde (Toheeb Jimoh di Ted Lasso) che fra i primi riesce a registrare in video i poteri elettrici di un gruppo di giovani.

Attraverso queste e altre storie, i primi tre episodi creano il setting per una vera e propria rivoluzione planetaria che viene in qualche modo annunciata, o suggerita, verso la fine del terzo episodio, quando non solo il mondo comincia a prendere reale coscienza di un fenomeno che fino a quel momento aveva galleggiato nelle maglie del complottismo, ma soprattutto quando una parte di quel mondo (gli uomini di potere, wink wink) sembra pronto a combattere duramente per conservare lo status quo e i privilegi detenuti da una parte della popolazione.

Per certi versi, quindi, la vera storia deve ancora cominciare, e una riflessione più definita sulla serie, sui suoi messaggi e sul modo di metterli in scena, si potrà fare solo più avanti.
Allo stesso tempo, possiamo certamente dirci fin da ora che la curiosità di vedere cosa accadrà è ancora lì (buona cosa) ma anche che Ragazze Elettriche fa un po’ fatica a gestire al meglio la materia narrativa di cui dispone, che qui e là sembra scivolarle via dalle mani.

Come accennato più sopra, ci sono almeno due ostacoli a una serie come questa. Il primo è di natura diciamo linguistica, cioè il rischio di prendere a cuore un certo tipo di messaggio e avere così voglia di comunicarlo in modo chiaro, da dimenticarsi che stiamo pur sempre guardando una storia di finzione e non un comizio.
Sotto questo aspetto Ragazze Elettriche non presenta enormi sbavature, anche se su tre episodi si scivola ogni tanto nel didascalico, specie nella rappresentazione di questa “voce” sentita da Ellie, che sembra una specie di bigino di quelli che devono essere i temi della serie.
Sono comunque abbastanza sereno su questo punto, perché se davvero il libro racconta di come il ribaltamento dei poteri non ha migliorato la situazione, ma anzi l’ha peggiorata, dovremmo essere tranquilli che non siamo di fronte a una favoletta scontata, bensì a una riflessione più cinica, articolata, sicuramente meno banale.

Più problematico il secondo rischio, quello relativo alla gestione di una trama che abbraccia molteplici personaggi e paesi, tutti coinvolti nello stesso, grande stravolgimento.
In questo senso, i primi tre episodi di Ragazze Elettriche peccano di un qualche disordine, come se l’alternanza fra le storie non riuscisse a costruire in modo preciso un percorso di ascesa comune verso l’epica.

Per fare giusto un esempio specifico, c’è una scena in cui la già citata sindaca di Seattle fa visita a una ragazza che, non riuscendo a controllare il suo potere, ha causato un incidente mortale. È un incontro che ricorda certi film da pandemia che abbiamo visto in passato, con la donna costretta a indossare una tuta stagna per incontrare una ragazza potenziale portatrice di chissà quale morbo.
Il problema è che questa scena arriva “in ritardo”, perché nel frattempo il mondo è già pieno di ragazze che usano i poteri e ne parlano perfino sui social.

Più in generale, anche la scelta di usare questi tre episodi quasi solo come setting della storia può risultare pesante (parliamo di quasi tre ore di prodotto per raccontare quella che dovrebbe essere semplicemente la premessa). Una scelta che poteva essere compensata e alleggerita da una messa in scena in qualche modo originale o innovativa che però, anche in questo caso, si limita a una rappresentazione visiva abbastanza ordinaria.

Insomma, luci e ombre. Ragazze Elettriche è una serie basata su un’idea interessante che, consapevolmente, non viene sviluppata subito nelle prime tre puntate, così da dare la piena impressione che il meglio debba ancora arrivare. In quel “meglio” dovrebbe anche esserci una riflessione politica, filosofica e antropologica che si spera possa elevare la serie sopra il livello di mero esperimento, diventando un interessante oggetto di discorso (cosa che, per esempio, non riuscì a fare Y: The Last Man).
Allo stesso tempo, questo inizio così insistentemente preparatorio e non privo di qualche inciampo, lascia anche il timore che quella che poteva/potrebbe essere una bomba, possa rivelarsi un’occasione mancata.
La volontà di verificarlo comunque c’è, staremo a vedere.

Perché seguire Ragazze Elettriche: il concept è interessante, la riflessione antropologica e politica feconda, la produzione grossa.
Perché mollare Ragazze Elettriche: i primi tre episodi sono un po’ troppo diluiti e non privi di difetti, cosa che ci mette qualche timore per il futuro.



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