24 Ottobre 2023

Bodies su Netflix – La Dark meno dark di Diego Castelli

Bodies è una miniserie con un unico omicidio che attraversa le epoche, e che poi diventa una roba che non è male ma Dark era meglio

Pilot

In teoria oggi dovrebbe essere l’occasione per parlare di una serie media, di quelle che qui a Serial Minds trattiamo con un minimo di gentilezza, perché fanno bene le loro cosine senza commettere particolari errori ma senza nemmeno farci battere il cuore di entusiasmo.

Poi però è pure vero che Bodies, miniserie inglese di Netflix creata da Paul Tomalin a partire da una graphic novel di Si Spencer, non fa “esattamente” quell’operazione, perché all’inizio confonde un po’ le acque in un modo che, temo, mi ha reso difficile interessarmi come avrei potuto.

Bodies parte da un concetto preciso e abbastanza accattivante: in quattro epoche diverse (fine Ottocento, primi anni Quaranta, i giorni nostri e trent’anni nel futuro) quattro diversi detective si imbattono nel medesimo cadavere. La stessa persona, nello stesso vicolo, posizionata nello stesso modo, con gli stessi segni di riconoscimento.

Ovviamente, gli investigatori e investigatrici si mettono a studiare il caso, ognuno con le risorse e gli strumenti del proprio tempo, ma non ci vuole molto prima che le loro strade si incrocino in modo sempre più fitto. Come è facile immaginare, a diventare particolarmente importanti sono il presente e il futuro, dove è possibile raccogliere indizi che riportano agli avvenimenti del passato, mostrandone la ricorsività in un modo che non può non scatenare il pensiero “ehi, qui qualcosa non torna”.

È poi breve il passo da qui alla fase successiva della miniserie, in cui un po’ di paraventi cadono e si passa a quello che Bodies è veramente, cioè una serie sui viaggi nel tempo.

È proprio qui, in questo passaggio, che si crea una sorta di incomprensione che non aiuta a godersi Bodies fino in fondo.

Perché Bodies, premettiamolo, non è mica brutta. Gestisce una materia narrativa potenzialmente complicata con polso fermo, permettendo di seguire la vicenda riconoscendone l’articolazione ma senza rischiare di perdersi. I personaggi principali, due uomini e due donne, hanno una loro piena caratterizzazione e un mondo vivo che gli si muove intorno e che permette di raccontare storie pienamente personali che si incastrano senza sbavature nella più complessiva trama del viaggio temporale.

Ci sono le sorprese, ci sono i misteri, ci sono le domande e le risposte, e alla fine tutto torna, garantendo una buona soddisfazione per chi ama questo genere di storie, quelle piene di paradossi ma capaci di trovare un equilibrio fra il mandare in pappa il cervello e mantenere comunque salda la presa sull’universo che si sta guardando.
Niente di “eccezionale”, è bene sottolinearlo, ma un lavoro onesto, di quelli che, come accennato all’inizio, a Serial Minds amiamo approvare perché non c’è solo l’arte, ma anche il buon artigianato.

Dove Bodies inciampa è proprio nel passaggio dall’indagine al racconto fantascientifico. C’è qualcosa che stona nella maniera in cui la serie apparecchia la tavola, con la sua dose di detection e mistero criminoso, per poi spostarsi in un genere completamente diverso. E non perché spostarsi fra i generi sia proibito (anzi, spesso è ciò che rende le storie moderne più interessanti), ma perché in questo caso suona quasi come un tradimento: sei venuto qui perché ti piaceva quel genere e perché, per un paio di episodi, sembra che ti stiamo vendendo proprio quello? Sorpresa, ora lo cambiamo e sono fatti tuoi.

C’è poi un altro tema, più di contesto, che riguarda il rapporto con Dark. Il parallelo viene facile perché si tratta di due serie di Netflix con i viaggi temporali, ma potremmo anche finire qui per il semplice fatto che Bodies non vuole essere un’altra Dark: ha un altro stile, un altro ritmo, modalità di intrattenimento diverse. E banalmente è meno dark, per quanto non sia certo una comedy.

Il tema però riguarda la forza di Dark nell’immaginario degli abbonati di Netflix. Dark era più cupa, più difficile, meno indulgente, e probabilmente ci sarà più di una persona che preferisce l’impostazione di Bodies. Però Dark era diversa, nuova, era una serie europea capace di trovare una sua strada riconoscibile e potente all’interno del mare magnum dell’offerta anglofona, e come tale è rimasta più impressa e, tecnicamente, memorabile.

Nel paragone, quindi, Bodies esce sconfitta non perché sia di per sé brutta o difettosa, ma perché se ci si arriva pensando di guardare un’altra serie memorabile di Netflix sui viaggi nel tempo, ci si trova di fronte un’esperienza destinata a durare di meno.

Sono le uniche pecche di un prodotto che, altrimenti, farebbe il suo con la massima dignità, e questo glielo riconosciamo.

Perché seguire Bodies: è una miniserie dritta, coerente al suo interno, costruita con precisione, pensata per chi ama viaggi e paradossi temporali.
Perché mollare Bodies: non riesce a essere particolarmente originale oltre il suo concept, si disordina un po’ nella gestione dei generi, e patisce il confronto con Dark, che era più ostica ma più memorabile.



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