5 Dicembre 2017 31 commenti

Dark – Sta per accadere di nuovo di Marco Villa

Dark è la prima serie tedesca di Netflix e sembra l’incrocio impossibile tra Les Revenants e IT

Copertina, Pilot

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Sparizioni, un groviglio di grotte e caverne, una centrale nucleare che sembra catalizzare tutto quanto di negativo accade intorno e un gruppo di teenager che si trova coinvolto in un mistero talmente grande da mettere in pericolo la loro vita. Lo so, messa così sembra un clone di Stranger Things e non sorprende quindi che Netflix abbia presentato Dark proprio in questo modo. Si sa, la comunicazione ha bisogno di essere semplice ed efficace andando anche a discapito dell’effettivo contenuto delle cose. Come in questo caso, perché dai primi episodi una cosa è parecchio evidente: Dark e Stranger Things non hanno praticamente nulla in comune.

https://www.youtube.com/watch?v=zy0b9e40tK8

Certo, ci sono gli elementi citati in precedenza, ma sarebbe come dire che ogni thriller è un clone di un altro uscito prima. Per questo motivo, molliamo fin da subito il parallelo con Stranger Things e andiamo avanti parlando solo e soltanto di Dark, prima serie di Netflix prodotta in Germania, disponibile sul servizio di streaming dal primo dicembre, creata da Baran bo Odar e Jantje Friese e interamente diretta dal primo. Dark è ambientata a Winden, piccolo paese tedesco che sta tra una foresta e una centrale nucleare, dove scompare un ragazzo del liceo. La storia inizia proprio in questo clima di sospensione, di ricerche che non riescono a dare risultati. Un clima teso, che mette in agitazione tutto il paese e che diventa ancora più pesante quando, durante una spedizione notturna di un gruppo di ragazzi, anche un bambino sparisce nel nulla nel bosco. Si tratta del figlio di uno degli investigatori, che subito si mette in allarme, perché non è la prima volta che avvengono delle sparizioni: oltre trent’anni prima, anche suo fratello è sparito.

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Non voglio esagerare con i dettagli, perché una delle cose belle di Dark è che ti fa entrare nella propria storia un po’ alla volta, senza mai uno spiegone e senza troppe presentazioni, al punto che tanti personaggi vengono collegati tra loro grazie a foto di famiglia che li ritraggono insieme. E per fortuna, perché nel primo episodio i personaggi sono tantissimi, in vario modo collegati tra loro per motivi di parentela o di vicinanza lavorativa. Al centro, come accennato, c’è un gruppo di ragazzi, ma gli eventi più interessanti sono quelli che accadono alle loro spalle, nelle loro famiglie, che si portano dietro il ricordo di cose accadute in paese da decenni. Un continuo ritorno, come testimoniato dal mantra ripetuto da uno dei personaggi: “Sta per accadere di nuovo”.

Se le sparizioni che tornano ciclicamente e un paese su cui incombe il male sembrano rimandare dritte a IT, il riferimento in realtà più calzante potrebbe essere Les Revenants, la bellissima serie francese in cui i morti da un giorno all’altro tornavano e riprendevano la propria vita. La trama è chiaramente diversa, ma tono e ambientazione ricordano molto la serie di Fabrice Gobert, senza dimenticare quel tocco tutto europeo dato da un casting che non prevede la scelta esclusiva di attori con il visino tanto bellino. A suo tempo, parlando di Les Revenants, scrissi che stava diventando un po’ una sorta di Lost e la serie di J.J. Abrams è senza dubbio un altro riferimento ineludibile, vista la quantità di misteri che si sommano già nelle prime ore e soprattutto l’impressione che si andrà verso un gioco al rialzo allo stesso tempo entusiasmante ed estenuante. Sì, perché la chiave di tutto è quella che emerge già dalla sigla di Dark (che è un pezzo di Apparat, tanto per dire) per provare a capire la ragione delle sparizioni non bisogna ragionare sfruttando solo la dimensione dello spazio, ma anche quella del tempo.

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Si dice che una grande serie o un grande film debba essere sempre riassumibile in una sola riga. In Dark ci sono tantissimi elementi, compreso un misterioso straniero con una ancora più misteriosa valigetta, animali che muoiono in massa all’improvviso e persino un cattivo da manuale con tanto di impermeabile che manovra un aggeggio che pare uscito da The OA. Dopo i primi episodi, però, la sensazione è che Dark possa rientrare tra quelle serie che puoi condensare in poche parole, perché qui non si parla di persone scomparse a in un posto e riapparse in altri luoghi, ma di persone riapparse in altre epoche. Eccola la riga fatidica, ecco un’idea che può essere davvero vincente.

Perché seguire Dark: perché gli elementi mostrati nei primi episodi sono molto promettenti

Perché mollare Dark: perché è un’altra serie piena di misteri oltre l’immaginabile



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