5 Gennaio 2024

The Brothers Sun su Netflix – Mafie, cazzotti e famigliole simpatiche di Diego Castelli

La nuova serie action comedy di Netflix viaggia da Taiwan a Los Angeles per raccontare la storia di due fratelli parecchio diversi

Pilot

Nella gloriosa tradizione dell’action-comedy americano anni Ottanta e Novanta, i possibili gangster stranieri con cui gli eroi a stelle e strisce dovevano confrontarsi provenivano al 90% da tre macro-aree geografiche: la Russia, l’Oriente (lo so che non è tutto uguale, ma qui parliamo di stereotipi), al terzo posto il Sudamerica. Poi certo, ci sarebbero anche gli italo-americani e i mediorientali (anche se in quest’ultimo caso, di solito, era più questione di terrorismo), ma non complichiamo troppo il quadro.

All’alba del 2024, prendere un intero blocco etnico-linguistico e farne un puro serbatoio di malvagi non va più molto di moda, bisogna diversificare, includere e non discriminare, e quindi una buona scelta può essere eliminare del tutto dall’equazione gli americani “classici”: in The Brothers Sun, serie creata da Byron Wu e Brad Falchuk (già braccio destro di Ryaan Murphy in American Horror Story), vengono più o meno tutti da Taiwan o dalla Cina: i cattivi, i buoni, quelli a metà strada.

La cosa che più conta, però, è che The Brothers Sun è piuttosto divertente e un ottimo modo per iniziare il 2024 seriale.

I fratelli del titolo sono Charles (Justin Chien) e Bruce (Sam Song Li), e hanno vissuto insieme l’infanzia a Taipei (capitale di Taiwan) salvo poi essere divisi per condurre una vita parecchio diversa: Charles è rimasto con il padre, un capo della mafia temuto e rispettato, che l’ha addestrato per diventare un guerriero e assassino praticamente infallibile. Bruce, dal canto suo, è invece volato a Los Angeles con la madre (interpreta dalla premio oscar Michelle Yeoh), che l’ha tirato su come un bravo studente un po’ sfigatello, con la passione segreta per la recitazione e nessuna conoscenza delle attività di famiglia dall’altra parte dell’oceano.

Quando il padre di Charles e Bruce viene gravemente ferito dal più acerrimo nemico della famiglia (o almeno così crede Charles) il figlio si attiva per proteggere la madre, la cui importanza per la dinastia è così grande che… nei primi episodi non ci viene spiegata, per creare un po’ di mistero. Charles vola così a Los Angeles, dove il suo mite fratellino scoprirà di avere parecchio da imparare sulla famiglia e sul suo potenziale ruolo in essa.

All’inizio si è parlato di action-comedy, e The Brothers Sun appartiene esattamente a quel misto genere che punta a un intrattenimento veloce, coreografico, ritmato e divertente, nel senso più ampio del termine.

La prima scena, in cui Charles viene attaccato nel suo appartamento a Taipei, è un immediato biglietto da visita per gli amanti dell’azione, con un lungo combattimento di arti marziali in cui il contesto (Charles sta cucinando e a causa dell’interruzione è costretto a bruciare una torta) ci suggerisce già il tono scanzonato di tutta l’operazione.

Quando poi entra in gioco Bruce, che è praticamente l’opposto di Charles in tutto, la linea comica prende una forma ancora più netta, che sarà popolata da scene di sfigaggine estrema, cattivi dai tratti così caricati da essere quasi fumettistici, alleati improbabili e momenti da sitcom familiare che starebbero bene in una serie di Chuck Lorre, se non fosse per i pezzi di nemici sparsi in giro.

In tutti questi elementi, The Brothers Sun funziona: quando si menano, si menano con gusto e creatività (vedere la scena dei dinosauri), i momenti comici sono messi in scena con i tempi giusti, la storia è raccontata con precisione e coerenza.
Poi certo, non tutte le battute sono efficaci allo stesso modo, il ritmo non è sempre ugualmente incalzante, e qui e là compare qualche scelta un po’ forzata. Verso la fine, poi, il buon bilanciamento iniziale fra dramma e commedia comincia a tendere con più decisione verso il primo, sporcando leggermente l’approccio iniziale. Parliamo comunque un risvolto giustificato dallo sviluppo dei personaggi fino a quel momento.

Da quest’ultimo punto di vista, il fatto che The Brothers Sun sia una serie “semplice”, non significa che sia sciocca.
Non credo di fare un grande spoiler se dico che l’incontro-scontro tra i fratelli porterà inevitabilmente a una crescita di entrambi, ma il percorso dei personaggi funziona in particolar modo perché, oltre al progredire della loro relazione, c’è il preciso intrecciarsi di quella evoluzione con la trama: non ci sono solo momenti di gangster-movie giustapposti alla sitcom familiare, bensì una compenetrazione che fa sì che le caratteristiche dei vari personaggi (Bruce è pauroso e innocuo, ma anche intelligente e onesto, Charles è forte e coraggioso, ma anche cocciuto e fin troppo diretto) diventino strumenti buoni per tutte le occasioni, per la commedia e per l’azione, per la storia familiare e per i conflitti mafiosi.

In questo quadretto, poi, la madre è un ulteriore elemento di stratificazione: Mama Sun è fuggita da Taiwan, ed è diventata una mamma affettuosa e probabilmente un po’ soffocante, ma allo stesso tempo ha ancora la mente affilata della moglie del boss, una persona capace di tirare fuori dal cilindro uno scaltro pragmatismo che si rivela largamente efficace a proteggere sé e i suoi cari.

Nel triangolo familiare che si viene a creare con i due figli otteniamo una struttura di personaggi che costantemente offrono qualcosa alla causa e qualcosa tolgono, potendo sia insegnare che imparare, venendo costretti a compiere delle scelte che hanno un impatto reale sul loro presente e futuro, e sulla stessa percezione che hanno di loro stessi.
Quello che ne esce è quindi una serie molto “facile”, di immediato intrattenimento, ma in cui esiste una densità, un pensiero, una capacità di approfondimento.

Bisogna anche dire, e credo si sarà capito, che The Brothers Sun non è comunque un prodotto rivoluzionario. Se escludiamo l’elemento politico-inclusivo che porta Netflix a posizionarsi su una precisa casella etnico-linguistica (tanto per dire: è una serie espressamente americana ma in cui una buona quota di dialoghi è in cinese), il concetto in sé dell’action comedy ad ambientazione “mafia orientale” non è esattamente nuovissimo, come non particolarmente originali sono lo stile di comico o l’approccio coreografico alle scene d’azione.

Se volessimo essere particolarmente cinici, potremmo imputare a The Brothers Sun l’ormai ben conosciuto difetto dell’essere troppo generalista, non così diversa e sperimentale come Netflix ci aveva abituato ai suoi esordi.
Ma se anche guardiamo al mondo (fin troppo popolato) della “medietà” della piattaforma, The Brothers Sun sta comunque un gradino sopra: pur in mancanza di una specifica originalità, quando una serie è scritta con criterio, messa in scena con giudizio, e interpretata con le sfumature giuste, bisogna riconoscerglielo e prendere i pop corn.

Perché seguire The Brothers Sun: è un bell’intrattenimento facile e immediato, ma non privo di un suo spessore narrativo e coreografico.
Perché mollare The Brothers Sun: è possibile, se non probabile, che dopo l’ottavo episodio la vostra vita non sia cambiata di una virgola rispetto a prima di vedere il primo.



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