4 Aprile 2012 4 commenti

The Killing – Seconda stagione di Diego Castelli

Ma si

Copertina, On Air

ATTENZIONE! SPOILER A RAFFICA!

Ed eccoci qui, il giorno dopo Game of Thrones, a parlare dell’altro, attesissimo ritorno di questa settimana. The Killing, ovviamente, la serie crime di AMC che l’anno scorso ha tenuto incollati alla poltrona pubblico e critica.

Ne abbiamo parlato (bene) più volte, qui su Serial Minds, affascinati dal suo effetto un po’ paradossale: da una parte la tipica lentezza di AMC, con i silenzi, gli eventi diluiti nel corso delle tredici puntate, i momenti di muta riflessione dei protagonisti, potenzialmente un gran stracciamento di maroni; dall’altra, però, la capacità di lavorare su atmosfere cupe e affascinanti – tra la Seattle oscura e misteriosa di The Killing e quella allegrotta e libertina di Grey’s Anatomy, c’è in comune giusto qualche grattacielo -, la volontà di mostrare ogni sfaccettatura del dolore delle vittime, la capacità di scrutare ogni angolo dell’indagine, con un approccio inconsueto ma probabilmente assai più realistico del solito, visto che siamo abituati a vedere poliziotti che prendono i cattivi nel giro di 42 minuti netti, poco importa se usando laboratori scientifici, intuizioni geniali, ipnosi o poteri paranormali.
Poi vabbe’, qualcuno si sarà annoiato lo stesso, ma a noi era tanto piaciuta.

C’era un grosso punto interrogativo riguardo la seconda stagione. Già perché la prima, a differenza dell’originale danese da cui è tratta, non finiva con lo svelamento inequivocabile del colpevole. E quindi tutti a chiedersi: ma la seconda stagione sarà ancora incentrata sulla povera Rosie Larsen? Oppure chiuderanno quel capitolo per poi aprirne un altro?

La risposta è subito chiara: la seconda stagione sarà nuovamente tutta incentrata sullo stesso caso della prima, e anzi si parte a raccontare proprio da dove eravamo rimasti, con tanto di cartello che indica “quattordicesimo giorno” (di indagine). Quindi abbandoniamo serenamente la serie danese e procediamo sulle sole gambette americane.

Sento già dei mugugni. Immagino che molti, abituati alle indagini più spicce dei normali crime, vedano con timore uno sviluppo potenzialmente infinito della storia, senza che nessuno dica realmente come stanno le cose.
Per quanto mi riguarda, un crime così strutturato è l’unico che valga la pena guardare, visto che tipicamente mollo le serie investigative troppo verticali dopo tre-puntate-tre. Ma volendo rimanere un po’ professionale, dirò che la scelta è effettivamente rischiosa, a meno che non si possa contare su qualche idea solida che vada al di là del “facciamo piangere un altro po’ il padre di Rosie, giusto il tempo di tirare una decina di episodi”.

Fortunatamente, le idee ci sono.
La seconda stagione di The Killing allarga lo sguardo, affiancando alla domanda chiave della prima stagione – “Chi ha ucciso Rosie Larsen” – una semplicissima, ma ancor più importante questione: “Perché l’hanno uccisa?”
Quello che si evince da questo doppio episodio è che il quadro è assai più complicato del previsto: non si tratta di un semplice omicidio a sfondo sessuale, che finisce col coinvolgere persone importanti. Qui c’è sotto qualcosa di molto più grosso, una cospirazione perfino, dai contorni e dalle logiche ancora sfumate. Ma il punto è che ci si sposta da un crime in qualche modo tradizionale (pur con tutte le differenze che sappiamo), a un racconto in cui i fili si moltiplicano, e l’identità dei burattinai è tanto più misteriosa di quanto non si potesse pensare.

Emblematica, da questo punto di vista, la trasformazione del ruolo di Holder. Alla fine della prima stagione sembra lo scaltro braccio destro di Satana. Ora è già stato relegato a povero pirla che ha fatto la cazzata per il proprio tornaconto, finendo in un mare di merda che non è in grado di gestire neanche lontanamente. E chi dovrà risolvere tutto, se non la nostra Sarah Linden, madre single dal sorriso rarissimo e i maglioni improponibili, ma con sotto due coglioni che Rocco Siffredi al confronto sembra il Calimero?

Insomma, abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato, aggiungendo parecchia carne al fuoco. Un ottimo inizio. Di chiudere in fretta il vecchio caso e passare ad altro non avevo alcuna voglia (anche perché il finale dell’originale era banalotto, su…). Voglio scavare tutto lo scavabile, tirare fuori cospirazioni mondiali, svelare tutto il marcio che c’è in Danimarca (battuta di livello altissimo, faccio notare, considerando i natali della serie).

E per quelli di voi che sono infastiditi dai misteri che si protraggono per anni, potete consolarvi con una consapevolezza: siamo su AMC, un posto dove gli ascolti contano, ma non hanno il potere di stravolgere tutto da un giorno all’altro. E’ praticamente escluso che un bel giorno chiudano improvvisamente la serie lasciandoci senza risposte!

E’ un pensiero che fa addormentare col sorriso sulle labbra…
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