26 Marzo 2014 1 commenti

Looking prima stagione – Si può dare di più di Francesco Martino

Diciamo che Girls è un’altra cosa, via…

Copertina, On Air

Looking (2)

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ATTENZIONE: SPOILER SULLA PRIMA STAGIONE DI LOOKING!
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Dopo solo otto puntate mi spetta il difficilissimo compito di tirare le somme sulla prima stagione di Looking, nuova dramedy HBO iniziata a gennaio.
Parlo di compito complicatissimo perché sarebbe davvero facile perdersi in temi stradibattuti sulla sessualità e sul livello di libertà raggiunto dalla serie; due elementi che però, nella mia personale visione del prodotto, altro non sono che semplici elementi di contorno.
Questo perché un telefilm, indipendentemente dal tema trattato, deve comunque confrontarsi con la qualità intrinseca del prodotto, in gran parte identificata col livello di scrittura della serie; una caratteristica che si rende ancora più indispensabile quando si affrontano le dinamiche di un gruppo di amici, con una molteplicità di storie e di situazioni da raccontare all’interno di una misera trentina di minuti.

Sin da subito la serie ha voluto chiarire le proprie intenzioni focalizzando l’attenzione su Patrick (Jonathan Groof), senza dubbio il personaggio meglio costruito tra quelli apparsi nella prima stagione, e probabilmente anche quello più “neutrale”, vicino alle esigenze di quasi tutti i tipi di spettatore.
Purtroppo, accanto a lui sono stati piazzati una serie di altri personaggi malamente caratterizzati, spesso quasi abbozzati e poi lasciati vagare all’interno delle puntate senza uno scopo preciso.
Mi riferisco ad esempio ai sub-plot di Lynn (Scott Bakula) e Dom, o a quello di Agustìn e Frank, entrambi poco funzionali alle dinamiche del gruppo ma anche sviluppate in malo modo all’interno della stagione.

Looking (3)

Durante lo scorrere di Looking si ha la costante sensazione che qualcuno abbia voluto impedirci di farci affezionare agli altri personaggi, pieni di difetti e quasi antipatici, e mantenendo Patrick come unico punto di riferimento per lo spettatore, propendendo, fin troppo spesso, per un’indulgenza decisamente eccessiva riguardo le scelte del protagonista.
Il rapporto con Richie, ad esempio, è stato gestito in modo incostante, spesso poco deciso sulla strada da voler intraprendere e passando da episodi di idillio amoroso ad altri inverosimilmente burrascosi, rendendo poco plausibile lo sviluppo della storia.

Looking però non è una landa di pessimismo: sono diverse le basi sulle quali la serie dovrebbe (e potrebbe) ripartire con la seconda stagione. Le dinamiche del trio di protagonisti (che io riassumo in Patrick, Agustìn e Dom) sono interessanti perché totalmente diverse l’una con l’altra. Se da una parte abbiamo l’innocenza quasi adolescenziale del personaggio di Groof, dall’altra ci sono i problemi da imprenditore e uomo in crisi di Dom. Queste differenze, se ben caratterizzate e legate in modo migliore, avrebbero tutto il potenziale per diventare più incisive, evitando così di lasciare solo Patrick come unico protagonista degno di tale nome.
Looking (1)

L’approccio generale scelto da Looking resta inoltre migliore di altri possibili: giusta la decisione di concentrarsi sull’amicizia di un gruppo di amici a San Francisco, tentando di ritrarre al meglio le realtà di personaggi  potenzialmente “alternativi” (nel senso bigotto del termine) cercando però di evitare il parodistico, come troppo spesso è accaduto sul piccolo schermo.
Ma contrariamente a quanto già fatto da Girls (il paragone è d’obbligo), sin da subito basata sulle solide fondamenta della personalissima scrittura targata Dunham, Looking sembra avere ancora bisogno di tempo per maturare.

Sembra essersene accorta anche la HBO, visto che sin da subito ha deciso di rinnovare la serie per una seconda stagione. E per quanto riguarda Serial Minds, nonostante l’esperienza ci insegni che in quei lidi non hanno mai avuto troppa fortuna con le serie da 30 minuti, anche noi ci sentiamo di “rimandare” Looking a settembre (o gennaio, o quello che è).
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Argomenti gay, girls, HBO, looking


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