16 Marzo 2015 5 commenti

5 motivi per cui è il momento di farsi venire l’hype per Daredevil di Diego Castelli

Manca meno di un mese, teniamoci pronti

Daredevil 1

 

Il prossimo 10 aprile arriva Daredevil, la serie targata Marvel e dedicata al ben noto avvocato/vigilante cieco con cui Netflix fa il suo ingresso nel mondo dei supereroi.

Ieri mi stavo guardando il secondo trailer, rilasciato qualche giorno fa, e mi sono reso conto che è proprio arrivato il momento di farsi venire un po’ di aquolina in bocca.

Sostanzialmente per cinque motivi:

 

1.Niente freno a mano tirato (si spera)
Nel mondo Marvel Devil è uno degli eroi più oscuri e contrastati. È più violento, buio e malato di molti suoi colleghi sciccosi e scintillanti, e invece di volare sopra i grattacieli o sparare battute volteggiando su ragnatele preferisce pestare a sangue i criminali in vicoli stretti e pieni di pioggia. Proprio per questo sono felice che approdi su Netflix: se fosse finito su una rete generalista (dove trovano casa i vari Arrow, Flash e gli agenti dello SHIELD) avrebbe incontrato più difficoltà a essere davvero se stesso, e avremmo rischiato di avere un prodotto un po’ troppo ripulito, troppo a misura di famiglie (cosa che va benissimo con Flash, un po’ meno con Matt Murdock). La speranza è che invece Netflix ci regali una serie sì supereroistica, ma pienamente adulta. D’altronde è la rete di Frank Underwood, perdindirindina!

2.La portata del progetto
Daredevil non sarà l’unica serie supereroistica di Netflix. Ne sono già previste altre tre, dedicate a personaggi “minori” ma assai interessanti come Jessica Jones, Pugno D’Acciaio e Luke Cage, a cui poi seguirà un’ulteriore miniserie di otto episodi (The Defenders) che fungerà da grosso crossover. Insomma, il progetto è serio, corposo, articolato, e sembra tutto tranne che un tentativo buttato lì di entrare in un’arena già abbastanza affollata. Insomma, sembra proprio che non stiano facendo le cose a caso.

3. Vincent D’Onofrio (e il cast in generale)
La carriera di Vincent D’Onofrio, diventato universalmente famoso come il Palla di Lardo di Full Metal Jacket, è ormai lunga e molto varia, anche se gli spettatori televisivi lo conoscono soprattutto come il detective Robert Goren di Criminal Intent. Un “buono” quindi, uno di quelli che cattura i criminali. Le virgolette sono però particolarmente importanti perché, con la faccia da psicopatico che si ritrova, D’Onofrio finisce sempre con l’essere un po’ ambiguo, un po’ inquietante, mai troppo rassicurante. Per questo a mio giudizio dà il meglio come cattivo, o comunque come matto/deviato: a questo proposito consiglio il recente Chained, diretto da Jennifer Lynch, dove D’Onofrio fa il serial killer: roba da non dormirci la notte. Ecco allora che il suo ingaggio come Wilson Fisk, alias Kingpin, tra i più noti supercattivi del mondo Marvel, dà alla faccenda un sapore tutto particolare. Nei fumetti Fisk è un armadio a sei ante, e trovare un attore che lo riproducesse fedelmente era sostanzialmente impossibile. Ma detto questo, il cranio pelato e lo sguardo cupo di D’Onofrio sembrano garanzia di avere un nemico coi controcazzi, quindi siamo fiduciosi.
Se D’Onofrio sembra spiccare sul resto del cast (protagonista compreso) non vuol dire che i suoi colleghi non ispirino una certa fiducia: a parte che c’è Deborah Ann Woll che è una delle cose che più mi mancano di True Blood, ma anche gli altri protagonisti sembrano essere stati scelti con buona attenzione alla controparte fumettistica: sia Charlie Cox (nei panni di Matt Murdock) sia Elden Henson (in quelli di Foggy Nelson) sembrano avere le facce giuste per il ruolo. Da qui a essere davvero efficaci ce ne passa, ma intanto è un buon inizio.

4. L’autore Drew Goddard
Goddard è un autore ancora giovane, con un curriculum relativamente corto, ma ciò non toglie che ci sia più di un elemento di interesse: ha scritto diversi episodi di Alias, Buffy, Angel e Lost, ha lavorato al fumetto dedicato alla stessa Buffy, e di recente è stato sceneggiatore e regista di Cabin in the Woods, horror-comedy prodotto da Joss Whedon che per i non moltissimi che sono andati a vederlo al cinema si è rivelato un piccolo gioiellino. Insomma, anche da questo punto di vista non dico che siamo sicuramente a posto, ma la strada sembra essere quella giusta.

5. I soliti tredici episodi alla volta
Molti di voi sanno che non sono un grande fan del binge watching “preventivo”. Cioè, mi piace recuperare in lunghe maratone serie vecchie che non ho ancora visto, ma non vado matto per i telefilm che escono tutti in una volta, con una sbadilata di episodi subito disponibili. Sarà che mi manca il concetto dell’appuntamento settimanale, o sarà che sono invidioso di chi ha tempo di vedersele tutte subito, fatto sta che gli House of Cards e gli Orange is the New Black, pur piacendomi moltissimo, tendono a mettermi addosso più ansia da prestazione di quello che dovrebbero. Stavolta però devo dire che sono contento. Sarà che in Daredevil spero molto, ma l’idea di avere subito tredici ore di combattimenti e superpoteri mi gasa parecchio (ammesso che poi abbia il tempo di vederla davvero tutto in una volta o quasi, cosa non succederà…).

 

A completare il ragionamento ci sono poi i due trailer rilasciati finora (che poi uno è la versione estesa dell’altro, più o meno), che in termini di atmosfera e di intenti sembrano confermare molte delle speranze elencate più sopra. Non ci resta che attendere, dita incrociatissime!

 

 

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