27 Luglio 2015 3 commenti

La colonna sonora di Game of Thrones è una bomba (e vi diciamo perché) di Enrico Schleifer

Ovvero andare contro quella strana credenza per cui nei fantasy siano fermi a cornamuse e poco più

Copertina, I perché del mondo, On Air

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Va detta innanzitutto una cosa: le colonne sonore sono particolarmente difficili in un contesto come quello di Game of Thrones, che ha creato dietro di sé un culto tale da rendere un vero e proprio campo minato praticamente ogni cosa correlata con il mondo di Westeros. Per quanto riguarda la musica, da ben prima che iniziassero le riprese della serie TV parecchi appassionati hanno riempito il web con le loro versioni del panorama sonoro che secondo loro lo pseudo medioevo (perché sappiamo tutti che col medioevo vero e proprio non c’entra nulla, vero?) di Martin doveva avere. Probabilmente questo è un fardello che ci portiamo dietro da Tolkien che, in quanto medievista, ha creato un mondo fantasy nel quale tutti cantano, ballano e suonano strumenti con sonorità che all’inizio degli anni ’90 si credevano medievali; in realtà flautini e cornamuse, assieme a canti (elfici) e tamburelli non erano certo usati come viene rappresentato nei film del Signore degli Anelli (e ciò non per dire che siano brutti, ovviamente, anzi tutti dovrebbero amare Howard Shore). Comunque ormai viviamo dentro una cultura fantasy che immagina popoli con le capacità di evocare morti viventi e cavalcare draghi, ma che poi è ancora costretta a suonare flauti di osso o tamburi in belle rozza. Mah..

A confrontarsi con questa idea dal 2011 entra in gioco anche Ramin Djawadi che dopo esperienze non da poco come Blade: Trinity e Iron Man viene scritturato per comporre tutte le musiche di Game of Thrones. E cosa fa questo furbacchione? Fa quello che tutti dicono che non si può fare, anzi che non si DEVE fare: riscrive parecchie musiche in stile medioevo (appunto le solite cornamuse che esaltano tanto gli appassionati di revival in costume), ma vi accosta parecchi brani di musica indie che hanno lo spettacolare effetto di rendere le scene meno storicamente verosimili (ma parliamo pur sempre di draghi e magia in fondo), ma decisamente più spettacolari e interessanti, aprendo tutta una serie di esaltanti interpretazioni di alcune scene centrali. La cosa si fa decisamente esaltante, poi, nei passaggi in cui i due generi si uniscono e si intersecano; così troviamo Tyrion Lannister che fischietta (!) una canzone degli Hold Steady scritta apposta per l’episodio “The rains of Castamere” nella terza stagione (mentre i Sigur Ròs la cantano in un cameo della quarta stagione) o Brienne che canta “Bear and the Maiden Fair” dello stesso gruppo prima dei credits finali di quell’episodio; senza contare la meravigliosa interpretazione di The Rains of Castamere fatta dai National, al termine di un episodio fondamentale.

https://www.youtube.com/watch?v=ozVcbIc5yWI

L’idea funziona, e pure bene, e il fatto che finalmente siamo riusciti ad andare oltre alla solita dicotomia “battaglia=marcia di tamburi e corni”e “uccisione dell’eroe = donna che canta note a caso cose se le avessero pestato un piede” è una gran cosa, anche perché Ramin Djawadi ha deciso di non sottolineare mai un momento con un accompagnamento didascalico, né tantomeno anticipare con la musica quello che sta per succedere a un personaggio. Insomma, anche in questo senso, Djawadi con la musica, come Martin con la sceneggiatura, non ci vuol dare alcun indizio di chi è un personaggio più centrale degli altri e noi per questo lo adoriamo/odiamo. Il bastardo.



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