21 Febbraio 2011 4 commenti

Mad Love – La nuova sitcom che troppo nuova non è di Diego Castelli

Signore e signori, ecco a voi la serie più banale della storia. Almeno fa ridere, va’…

Copertina, Pilot

Voglio assolutamente conoscere di persona il genio che ha ideato Mad Love, la nuova sitcom di CBS debuttata lo scorso 14 febbraio tra How I Met Your Mother e Two and a Half Men.
L’incredibile concept può essere riassunto con poche, spiazzanti parole: vicissitudini amorose di quattro trentenni di New York.
Non sentite anche voi la potenza di questa rivoluzione televisiva?

Ebbene sì, sono ironico. Perché arrivo tre giorni dopo che il Villa ha coraggiosamente denunciato il pericolo di un neo-muccinismo nella fiction americana, e mi trovo a dover recensire un prodotto dedicato ai trentenni in calore. Ma andiamo avanti, che lo sbuffo iniziale non deve rovinare la nostra volontà analitica.

Il genio di cui parlavo prima si chiama Matt Tarses e, a parte gli scherzi, non è esattamente un idiota: era uno degli sceneggiatori nonché produttori esecutivi di Scrubs, e per questo merita il nostro sempiterno rispetto (Villa, non abbiamo ancora parlato di Scrubs in nessun modo, segnatelo nella lista di cose da fare, va…). Ciò non toglie che forse poteva spremersi di più le meningi per la sua nuova serie.
Mad Love
ha tutte le caratteristiche di un’operazione nata a tavolino negli uffici altolocati del network. Una sitcom di fatto poco originale (seguiamo l’innamoramento di due piccioncini, Ben e Kate, affiancati dai migliori amici/spalle comiche, Larrie e Connie), ma che punta sugli strumenti classici del genere e su un cast di tutto rispetto.

Già, perché va detto che gli attori non sono gli ultimi arrivati. Nei panni di Ben c’è Jason Biggs, volto storico della saga di American Pie (bravi, quello del coito con la torta). Accanto a lui la simpatica Sarah Chalke, ex Elliot di Scrubs e una delle biondine più strane e simpatiche della tv. A interpretare il miglior amico del protagonista è stato chiamato Tyler Labine, che a dispetto di successi non epocali nel suo passato (Invasion, Reaper, Sons of Tucson), è a mio giudizio uno dei comici più interessanti degli ultimi anni, vuoi per la buffa fisicità, vuoi per uno stile deliziosamente grezzo ma mai volgare. A chiudere il cerchio nei panni di Connie troviamo Judy Greer, una che nella sua carriera ha fatto anche e soprattutto cinema, da Elizabethtown a 30 anni in un secondo, passando per 27 volte in bianco.

L’elemento migliore della serie, debuttata a San Valentino proprio per sottolineare la sua vena romantica, è sicuramente il rapporto tra le due spalle, Larry e Connie. Come spesso accade in prodotti di questo tipo, l’attenzione si sposta di frequente dall’amore tra Ben e Kate – bello eh… simpatico… però insomma, son due che si sbaciucchiano… – alla relazione conflittuale tra i loro amici, cinici senza speranza e decisamente poco inclini a respirare lo zucchero fluttuante nell’aria. E’ ovvio che prima o poi li faranno finire insieme, sarà anzi uno degli avvenimenti più attesi dai fan. Il “quando” dipende solo dagli ascolti, per ora sufficienti: fintanto che il giocattolo funziona, gli sceneggiatori la tireranno in lungo.

Non c’è molto altro da dire. Il pilot è simpatico e si segue volentieri, ma non è mostro di ritmo e inventiva. Vedremo se in futuro gli autori vorranno e sapranno inserire qualche elemento di originalità, o se preferiranno sonnecchiare su formule più che mai rodate. Per quanto mi riguarda, se parliamo di sitcom dall’impianto classico (studio, risate in sottofondo…), la novità migliore della stagione rimane Mike & Molly.

Previsioni sul futuro: l’amore tra Ben e Kate crescerà, tra alti e bassi, mentre i loro amici continueranno a ronzargli intorno snocciolando battute sagaci. Questo finché non finiranno a letto insieme per colpa dell’alcol o di chissà che altro.
Perché seguirlo
: è semplice, tutto sommato divertente, e il cast è ottimo.
Perché mollarlo
: ne abbiamo viste a badilate di storie così, e quasi tutto quello che succede è prevedibile, in una forma o nell’altra. Non che una sitcom debba basarsi a tutti i costi sull’originalità degli avvenimenti e dei personaggi. Però insomma, nel 2011, un minimo…
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