11 Agosto 2022

Paper Girls – Lo Stranger Things di Prime Video, con meno budget di Diego Castelli

Con Paper Girls, Prime Video sembra voler fare concorrenza alla nota corazzata di Netflix, con alcune buone idee e altrettanti difetti

Pilot

Appena ho visto le primissime scene di Paper Girls, nuova serie di Prime Video, ho avuto un moto di aperto fastidio. Fine anni Ottanta, ragazzine in bici, Halloween, un po’ di bullismo, a un certo punto il soprannaturale (pardon, la fantascienza, che però all’inizio non è esattamente identificata come tale) e un inquietante cielo rosso tendente al viola.
Sì insomma, mi è sembrato di vedere i capi di Prime Video che prendono per il bavero lo stagista di turno sibilandogli in faccia “adesso tu vai di là e mi porti la nostra Stranger Things, e me la porti adesso“.
Cioè, anche meno.

Poi certo, Paper Girls è tratta da un fumetto nato nel 2015, scritto da Brian K. Vaughan e disegnato da Cliff Chiang, quindi in teoria viene prima di Stranger Things. Ma questi sono sofismi: se in questo momento storico Stranger Things è tuttora sulla cresta dell’onda in quanto nostalgia-anni Ottanta-bambini protagonisti, una presentazione del genere puzza di plagio.

Per fortuna, con l’andare degli episodi Paper Girls trova una sua identità, ma allo stesso tempo, anche in virtù di quell’inevitabile confronto, mostra pure qualche problema evidente.

La storia (adattata per la tv da Stephany Folsom, sceneggiatrice di Toy Story 4) è quella di quattro ragazzine, assai diverse per carattere, provenienza, famiglia, che si ritrovano tutte a fare le “paper girls”, cioè le ragazze dei giornali, che una volta percorrevano i quartieri residenziali americani lanciando le riviste sui portici dalle loro bici. Tradizionalmente la figura era concepita al maschile, tanto che c’era pure quel famosissimo videogioco della Atari (Paperboy, appunto), ma il concetto è lo stesso.

Tiff (Camryn Jones) è una bambina nera dotata di grande intelligenza e senso pratico. Erin (Riley Lai Nelet) è una timida ragazza di origine cinese al suo primo giorno come paper girl. Mac (Sofia Rosinsky) è il classico maschiaccio, veterana del lavoro di consegna e sempre pronta a fare brutto. KJ (Fina Strazza) è una ragazza che proviene da una ricca e tradizionalista famiglia ebraica.

Tutte insieme, le paper girls pensano che la loro unica preoccupazione sia consegnare i giornali e non farsi prendere di mira dai bulletti del quartiere. Quello che non sanno, però, è che presto finiranno dentro una storia fantascientifica fatta di viaggi nel tempo, soldati interdimensionali e incontri ai limiti dell’impossibile.

È chiaro che, per una serie del genere, dovrei limitare al minimo gli spoiler. Allo stesso tempo, non c’è modo di fare una recensione che sia un minimo decente, senza buttarvi lì almeno un paio di concetti.
Quindi se non volete sapere proprio niente più di quello che ho già detto, fermatevi qui. Altrimenti vi dico un altro paio di cose, ma poco, promesso.

I viaggi nel tempo li ho già spoilerati, ma vabbè, episodio 1, mi sembra che possiamo essere sereni.
La cosa in più che vale la pena di dirci, oltre alla presenza di fazioni contrapposte che combattono perché fedeli a una diversa concezione della gestione dei viaggi nel tempo, è che le quattro protagoniste hanno la possibilità di viaggiare dal 1988 al 2019, facendo i conti anche con il loro personale futuro, con le se stesse diventate adulte.

E questo dettaglio è importante perché su di esso si fonda un giudizio sulla serie che finisce con l’essere nettamente diviso in due.

Per certi versi, tutto l’elemento fantascientifico, che è quello più spettacolare e, se vogliamo, più vicino a Stranger Things (almeno come impatto immediato), è in realtà soprattutto un pretesto, perché il vero cuore della serie sta nel rapporto fra le ragazze e il loro futuro.

Alla fine della prima stagione ci si rende facilmente conto che, più che una serie di fantascienza tout court, quello che abbiamo visto è una storia che, facendosi aiutare da uno spunto non realistico, gioca soprattutto a esplorare il rapporto dei personaggi con una versione diversa di se stessi.

E il gioco vale nelle due direzioni: l’incontro (e spesso lo scontro) fra le bambine e la loro versione adulta, vale anche al contrario, come incontro (o riscoperta) della propria giovinezza da parte delle donne ormai adulte. Ed è proprio qui, in un incontro impossibile che impone la formulazione di bilanci, riflessioni, speranze, delusioni, ricordi e nuove promesse, che Paper Girls trova la sua cifra più originale e i momenti migliori di scrittura, perché è nel guardare quegli incontri, certamente non semplici, che noi spettatori siamo portati a riflettere su cosa siamo stati, cosa saremo, e su quale rapporto c’è fra ciò che siamo e ciò che avremmo voluto essere.

E fin qui, tutto sommato, bene. Non un capolavoro eh, però insomma, ci sono delle idee e c’è la capacità di esplorarle.

Dove invece Paper Girls fa proprio fatica è, come accennato, nella parte strettamente visiva, cinematografica. Per carità, non mancano quelle belle riflessioni nerd sui viaggi nel tempo che tanto piacciono agli amanti del genere, ma è di nuovo questione di scrittura: la confezione, invece, fa acqua da tutte le parti.

Gli effetti speciali sono molto poveri, al limite del dozzinale, così come certe scelte relative a costumi e oggetti di scena, tipo divise e pistole che sembrano uscire da una serie anni Novanta (e no, qui non c’entra niente la nostalgia).
Più in generale, Paper Girls sembra avere pochi soldi e poca capacità di sfruttarli. Manca proprio un’idea di messa in scena che vada oltre una piatta banalità, e lo si vede non solo nelle scene d’azione e di fantascienza, ma anche in tutte le altre, nei dialoghi come nel girovagare delle protagoniste, che non offre mai niente per cui valga la pena soffermarsi a contemplare.

Insomma, Paper Girls vive di due anime profondamente diverse. Da una parte alcune buone idee, supportate da una scrittura che, anche se magari non subitissimo, riesce a scavare in modo interessante nelle vite e nelle psicologie dei personaggi. Dall’altra parte, una confezione di livello troppo basso per una produzione di Prime Video, soprattutto considerando che Paper Girls, volente o nolente, si pone in palese concorrenza con Stranger Things, che dal punto di vista visivo e sonoro la pialla completamente.

In pratica con questo paragrafo ho già scritto i perché seguirla e perché mollarla.
E ora che faccio?
Fuck.

Perché seguire Paper Girls: perché lo spunto sci-fi è usato efficacemente per far compiere un bel percorso ai personaggi.
Perché mollare Paper Girls: dal punto di vista visivo e in generale della messa in scena, il livello è sorprendentemente basso (soprattutto visto che siamo su Prime Video, avran dovuto risparmiare per il Signore degli Anelli…).



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