14 Luglio 2010

Identity: CSI senza il luminol e con Londra di Marco Villa

Se qualcuno ti clona la carta di credito, devi chiamare un poliziotto irlandese con il giubbotto di pelle e la camminata da idiota spavaldo.

È questa più o meno la morale della favola di Identity, serie in onda sull’inglese ITV dal 5 luglio.
Al centro della vicenda c’è l’Identity Unit, un nucleo di polizia di Londra specializzato nelle indagini sui furti di identità. A guidarlo un’ispettrice di tutto rispetto, che deve però fare i conti con lo scapestrato di turno, un poliziotto che in passato ha fatto da infiltrato per quindici anni consecutivi nella mafia turca e forse non ha reciso del tutto i legami con quell’ambiente.

A interpretare lo scapestrato è Aidan Gillen, che nel suo curriculum vanta il ruolo del candidato sindaco Tommy Carcetti in The Wire. Abbandonato il completo e il sorriso da campagna elettorale, qui diventa il classico bello&dannato che non può mai mancare. Il bonus è la sua doppia identità da poliziotto/ex infiltrato, come dire: ma guarda te, anche chi indaga sui cloni ha rubato a sua volta un’identità!

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Se da una parte è interessante il tema dei furti d’identità, dall’altra proprio la scrittura e l’ideazione fatte con il bilancino danno alla serie un respiro decisamente corto.
L’impressione è di assistere a qualcosa di automatico e nella prima puntata non c’è nulla che lasci intravedere un possibile allontanamento dallo schemino inizio dell’indagine – apparente stallo – colpo di genio dello scapestrato – risoluzione.

Previsioni per il futuro: l’unità risolverà tutti i casi tranne uno, quello più macchinoso, ordito da un colpevole che diventerà nemico personale dello scapestrato. Tale scapestrato dovrà affrontare qualche questione sentimentale con il suo passato nella mafia.

Perché seguirlo: perché l’idea dei furti d’identità è nuova e una serie crime ambientata a Londra è sempre un bel vedere.

Perché mollarlo: perché da qui alla fine delle 6 puntate c’è un enorme rischio che il copione sia sempre lo stesso. E che lo scapestrato non si tolga mai il giubbotto di pelle.

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