17 Novembre 2010 4 commenti

Ma quindi The Event è l’erede di Lost? Un cugino povero? Neanche parenti? di Diego Castelli

Aggiornamento dopo otto episodi

Copertina, On Air

ATTENZIONE! SI FA RIFERIMENTO AI PRIMI OTTO EPISODI DI THE EVENT

Verso fine agosto vi avevamo introdotto in anteprima al mondo di The Event, la nuova serie di NBC che tentava (nemmeno troppo velatamente) di dare carne fresca ai voracissimi vedovi di Lost.

Se ricordate, il paragone era inevitabile, perché alla fine si parlava di misteri (forse) soprannaturali, di aerei che cadono, di flashback che raccontano il passato dei personaggi. Le somiglianze, secondo molti, erano pure troppo sfacciate, del tipo “ok prendere spunto, ma qui si esagera!”
Ad ogni modo, che il giudizio fosse positivo o negativo, tutto girava intorno ai cari e vecchi naufraghi, nel bene e nel male, come se non potessimo tagliare il cordone ombelicale che ci legava a Jack, Kate e Sawyer (che schifo di immagine, peraltro).
Dopo otto episodi il mio approccio nei confronti di The Event è del tutto cambiato.

Credo si possano identificare quattro posizioni diverse:
1. I fan duri e puri di Lost, quelli che vanno in giro col coltellaccio di Locke e progettano di chiamare il figlio Aaron, vedono The Event come una specie di gemello brutto e cattivo, un’escrescenza putrescente nata nell’area scrotale dell’Unico Vero Telefilm.
2. Un gruppo che non aveva pregiudizi, ma alla fine non ha gradito.
3. Una fazione che lo segue in maniera rilassata, senza farsi troppi problemi su “chi somiglia a chi”.
4. Una piccola parte che è entusiasta come e più che per Lost, e che orgasma ogni volta che legge “quindici anni prima…”.

Prima dell’inizio di The Event speravo di poter finire nel quarto gruppo, mentre avevo il terrore di appartenere al secondo, se non addirittura al primo (oh, Aaron è un bel nome, comunque…).
Alla fine, però, mi sono accoccolato nel terzo, e credo fermamente che sia quello giusto.
Queste otto puntate mi hanno convinto che dobbiamo lasciar perdere il paragone con Lost.
Non fa bene alla testa, non fa bene al fegato.

The Event ha lasciato intendere abbastanza presto com’era girava la faccenda, quando ha rivelato che i misteriosi personaggi capitanati da Sophia sono alieni. Ma come?!?!? Me lo dici così?!?! Non mi fai aspettare manco un annetto? La bolla di terribile aspettativa si è autosgonfiata. E’ una serie mistery, sì. Con gli aerei, pure. Coi flashback, a frotte. Ma non è che passi così tanto tempo a lambiccarsi il cervello. Piazza un po’ di inseguimenti, sparge fanciulle davvero belline (Sarah Roemer è uno spettacolo), cala qualche effetto speciale un po’ grezzo e innaffia tutto con la teoria del complotto.
Pur essendo una serie basata sull’intrigo e sulla suspense, è quasi rassicurante. Non c’è l’esplosione di nuovi codici narrativi o filmici, non c’è la spasmodica ricerca del mai visto, non c’è la volontà della rivoluzione a tutti i costi.
Bella merda, dirà qualcuno. Forse. Molta gente l’ha abbandonato proprio per questo. Ma può anche darsi che, dopo tutto, non abbia senso stare a fare troppi paragoni, e sia molto più sano mettersi in pantofole e svaccare sul divano per capire cosa diavolo combineranno sti marziani semi-immortali.
La cosa importante è che il racconto, a tutt’oggi, tiene ancora. Il cast è buono, il ritmo anche (specie nella storia di Sean e Leila), le rivelazioni non arrivano col contagocce e gli autori hanno fatto sapere che non hanno intenzione di affamare crudelmente la nostra sete di conoscenza.
Qualche errore c’è. Un’ingenuità lì, una puttanata là. Ma è come rifiutare di mettersi in casa un armadio dell’Ikea perché ci piace solo l’arte francese del Quattrocento. Ma uno avrà pur diritto a due mensole fatte come si deve, e che costino poco, o no?

Scrivere di The Event, ora come ora, è un’esperienza bizzarra. Non si è rivelato un prodotto di cui bisogna obbligatoriamente parlare benissimo o malissimo. Il punto è che forse non serve nemmeno parlarne, ma questo non significa che non valga la pena di vederlo.

Se ricordate, nel “perché guardarlo” avevo detto che bisognava dare una chance a chiunque cercasse di colmare il vuoto lasciato da Lost. Ecco, è tempo di cambiare la motivazione.
Guardo The Event perché è piacevole farlo. Niente di più, e niente di meno.

Con Flashforward, ora che ci penso, non ero arrivato neanche qui…



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