27 Aprile 2012

Veep – L’idiozia al potere di Marco Villa

HBO piazza un’altra comedy che funziona alla grande

Copertina, Pilot

Così, per togliersi subito il pensiero: il pilot di Veep mi ha fatto ridere dall’inizio alla fine. Dall’inizio. Alla fine. Essendo una comedy, vuol dire che il primo episodio, per quanto mi riguarda, è praticamente perfetto.

Un passo indietro: un anno fa vi ho parlato di The Thick of It, una serie inglese ambientata in un ministero sfigato. Roba di culto vero. Protagonisti: il ministro di turno e il suo staff. Tutti dei completi idioti. Tutti tranne uno: Malcolm Tucker, capo della comunicazione del governo e semidio. Lo definii l’anti West Wing, visto che sempre di politica si parla, ma senza un briciolo di ideale e di capacità. Creatore di quella serie è Armando Iannucci, che nel frattempo ha preso il suo bell’aeroplanino ed è atterrato negli Stati Uniti, dove ha scritto Veep.

E Veep è The Thick of It, preso e trasportato nell’ex colonia di sua maestà. Tale e quale. Là c’era un ministro, qua una vice presidente degli Stati Uniti. Denominatore comune: l’idiozia. Anche qui, infatti, sono tutti dei completi deficienti. Tutti. E non c’è nemmeno un Malcolm Tucker a salvare la situazione.

La faccenda è semplice: si seguono le sfighe del vicepresidente Selina Meyer (una bravissima Julia Louis-Dreyfus, stronza al punto di giusto), che deve affrontare il suo essere normale in un ruolo complessissimo, impegnandosi a dribblare tutti gli ostacoli che gli imbecilli che la circondano le parano intorno. Il più imbecille di tutti è Gary, interpretato da Tony Hale. E qui si tratta di un’altra trasposizione: perché Tony Hale prende il suo fantastico Buster Bluth di Arrested Development – autismo latente e sociopatia palese – e lo inserisce nelle dinamiche dell’alta politica americana. Si aggiungano personaggi in continua lotta tra loro, per difendere il proprio minuscolo pezzetto di (miserissimo) potere. Certo, detta così sembra un quadro tutt’altro che roseo e divertente. E di fatto è così, perché si ride tanto, ma si ride in modo cattivo: non si salva nessuno, tutti fanno cazzate e quello che l’ha appena fatta viene sommerso dal disprezzo e dallo scherno dei suoi colleghi, ben contenti che per una volta non sia toccato a loro. In questo aspetto, nella cattiveria e nel sadismo, sta la profonda differenza con una serie come Parks and Recreation, che pure è ambientata in un’amministrazione pubblica, ma che, di fatto, per come è declinata, appartiene a un genere del tutto differente.

Veep, come The Thick of It, ha una comicità di impronta molto britannica e vederla declinata in un contesto così fortemente americano è di per sé un cortocircuito interessante. Il meccanismo è quello brevettato da The Office UK (e portato avanti da Ricky Gervais anche nel recente Life’s too short): prendiamo dei personaggi e rendiamoli talmente ridicoli e meschini da provocare imbarazzo in chi guarda. Obiettivo centrato, con l’aggiunta di un linguaggio che il Moige boccerebbe in mezzo secondo, visto che alcuni dialoghi sono composti quasi interamente da fuck e shit.

Certo, per ambientazione e tipo di comicità non è certo una serie che può ambire a grandi numeri. Non a caso, l’ha prodotta HBO. Ecco, piccola parentesi: nel giro di due settimane, HBO ha fatto partire Girls e Veep, due serie comedy e soprattutto due serie bomba. Applausi. Per quest’anno, il meglio di HBO non è arrivato dai drama. E questo, in sé, è già una mezza notizia.

Perché seguirlo: perché è scritto da dio, con dialoghi serrati e personaggi talmente stupidi da far elevare l’autostima di qualsiasi spettatore

Perché mollarlo: perché cattivo, spietato e senza nessun riguardo. E pieno di parolacce, signora mia.

 



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