10 Luglio 2012

Blackout – La serie di BBC con dentro tutto e di tutto di Marco Villa

Avete presente le serie in cui non succede nulla? Ecco, Blackout

Brit, Copertina, Pilot

Tra i tanti tormentoni da coppia attempata che ormai ci portiamo dietro, io e il Castelli abbiamo anche quello dell’essere minimali. Ovvero: qualsiasi cosa il Castelli mi proponga – ma qualsiasi eh – la mia risposta è sempre “ok, ma togliamo questo o quello”. Poi magari si decide di non togliere niente, ma la reazione è quella, fissa. Ecco, all’interno della produzione di Blackout ci deve essere qualcuno che ragiona esattamente all’opposto. Qualcuno che, a ogni proposta degli autori, rispondeva “sì, ma buttiamoci dentro anche questo e quello”. Perché una cosa è certa: i 58 minuti del pilot sono talmente pieni di roba che sembrano durare il doppio.

Blackout è una nuova serie di BBC One, in onda dal 2 luglio. Serie breverrima, con una durata di tre puntate da un’ora ciascuna. Protagonista è Christopher Ecclestone, che da queste parti abbiamo già visto in Accused e The Shadow Line (e non abbiamo visto in Doctor Who), con il suo bel faccino da “ma te pensa se doveva nascere un Liam Neeson prima di me a fregarmi tutti i ruoli belli”. In Blackout interpreta Daniel Demoys, un consigliere locale che ha una vita veramente brutta. Alcolizzato, corrotto, matrimonio a puttane (nel vero senso di), figli che lo guardano con l’occhio da “padre perché mi fai questo?”. E fin qui ok, caratterizzazione tosta, ma niente di che. Aggiungiamo che la corruzione lo porta a trafugare documenti e a incontrarsi con un appaltatore per combinare – appunto – un appalto. Dopo l’incontro, Daniel si risveglia tutto sporco di sangue e con in testa un blackout (toh) totale: l’appaltatore è in coma picchiato a sangue, lui ha una mano distrutta dall’aver dato pugni, ma non si ricorda nulla. Dite: sarà la grande storia dell’indagine e della discesa agli inferi con i demoni ecc? No, perché un quarto d’ora dopo Daniel compie un vero e proprio atto di eroismo salvando una persona e diventando così in un secondo il perfetto candidato sindaco: quello coraggioso e con le palle, quello che la città aspettava.

Quindi, ricapitolando: famiglia, problema alcool, pestaggio del tizio, indagine sul pestaggio, eroismo, candidatura. Più, ovviamente, tutti i suoi fantasmi interiori. Tanta roba? Tantissima, fin troppa. Paradossalmente, il risultato di questa compressione è una puntata lenta, che fatica a mettersi davvero in moto. La trovata del blackout comporta infatti un continuo ritorno alla notte del pestaggio, con Daniel che cerca di ritrovare sempre più particolari, e questo manda quasi in blocco il racconto, continuando a incepparsi su dialoghi che vengono ripetuti – non esagero – una decina di volte.

Questa la parte negativa. Quella positiva è che il personaggio è veramente affascinante. Sporco e bastardo, ma con una vena di idealismo e bravoragazzitudine che a tratti affiora. L’impressione è che gli autori abbiano volutamente infilato tutto l’infilabile nella prima puntata, come a volersi liberare di mille pesi e poter poi procedere leggeri nelle due successive, che, a naso, porteranno avanti il doppio binario della politica e delle indagini sul pestaggio.

Resta il fatto che è la seconda settimana consecutiva che guardo una serie inglese e non arrivo alla fine dell’episodio con la parolina apperò stampata negli occhi. Britannici, non mi prendete una brutta piega eh.

Perché seguirlo: per la forza del personaggio e per gli intrighi da politici corrotti che ci piacciono tanto

Perché mollarlo: per la lentezza e la ripetitività della prima puntata



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