19 Febbraio 2014 2 commenti

House of Cards – La seconda stagione è cattivissima di Marco Villa

Kevin Spacey è sempre il peggiore dei peggiori in House of Cards

Copertina, On Air

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[SPOILER ALERT: LEGGETE SOLO SE AVETE VISTO LA 2X01]

House of Cards è stata una delle serie più potenti della scorsa stagione (e non solo). I motivi sono tanti: dall’essere apripista delle produzioni Netflix alla modalità con cui è stata rilasciata (un’intera stagione in un colpo solo). E poi è bella. Parecchio bella. Nel corso della prima stagione abbiamo visto crescere a dismisura la parte più nera e oscura della personalità di Frank Underwood, personaggio interpretato da Kevin Spacey, entrato nelle liste delle figure più affascinanti della serialità già dopo poche puntate.

La stagione si chiudeva consegnandoci un protagonista che aveva superato ogni possibile linea di demarcazione tra giusto e sbagliato. L’intera macchinazione ai danni di Peter Russo era di ferocia e spietatezza rare e l’omicidio rappresentava il punto di non ritorno. Da spettatori si pensava che quell’apice non potesse essere superato, ma sono bastati 40 minuti per cambiare idea. La seconda stagione di House of Cards parte a mille e con tantissima carne al fuoco. Al centro c’è l’imminente nomina di Frank Underwood a vicepresidente e ad essa si collegano varie vicende: l’insabbiamento di quanto commesso nella prima stagione, il rapporto tra il braccio armato Doug Stamper e l’ex prostituta, l’ultimo sussulto di maternità della moglie, le solite manovre politiche per mantenere il controllo sul parlamento.

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Inutile però girarci intorno: il fulcro della puntata è la morte di Zoe Barnes, personaggio odioso ma centralissimo della prima stagione. Zoe è stata la chiave per conoscere il personaggio di Underwood e per capire il suo modus operandi. È stato un personaggio brutto, una stronza totale che usava apertamente il sesso per fare carriera, ma la sua morte non può non lasciare sconvolti. Inannzitutto perché arriva a sorpresa, dopo una puntata apparentemente giocata tutta sulla costruzione di un conflitto che avrebbe potuto tenere in piedi l’intera stagione. E poi per la modalità: Underwood sorpassa il suo socio Stamper in freddezza e diventa mente e braccio armato insieme. Mentre lo scagnozzo non può fare a meno di sentirsi in qualche modo in colpa per la vita cui sta costringendo la povera ex prostituta, Underwood non ha la minima esitazione quando deve buttare sotto un treno la ragazza con cui andava a letto fino a poco prima.

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Anche la scelta di limitare al finale l’interpellazione dello spettatore è vincente: per tutta la puntata assistiamo da lontano ai soliti magheggi, per poi restare attoniti di fronte alla morte di Zoe. In quel momento, l’ultima cosa che vorremmo è che il personaggio di Kevin Spacey si rivolgesse a noi e puntualmente è proprio questo che accade. Lo schiaffo alla spettatore si conclude con l’inquadratura che chiude l’episodio, che mostra i gemelli con le iniziali del futuro vicepresidente e recapita un sentito F(uck) U a chi sta guardando.

Hous of Cards è ripartita alla grande. E rilanciando: non è più la storia di un personaggio stronzo, è la storia di un assassino senza scrupoli, circondato solo da gente stronza. A parte i due inutili giornalisti, l’unica che pare pulita è Christina, l’ex di Peter Russo: sarà la prossima a soffrire, garantito.

 



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