28 Agosto 2013 3 commenti

Orange Is The New Black – La prima stagione della serie tv più bella dell’anno di Marco Villa

Sì, la bomba è arrivata

Copertina, On Air

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[ATTENZIONE, SPOILER VARI SULLA PRIMA STAGIONE]

Potrei anche girarci intorno per un po’ di righe, per fare un’introduzione adeguata alla prima stagione di questa serie tv. Il fatto è che non servirebbe a niente, perché il titolo l’avete già letto e quindi sapete che tutto quel girare intorno arriverebbe a un solo punto, ovvero dire che Orange Is The New Black è la serie tv più bella dell’anno. I motivi sono tanti, qui provo a soffermarmi sui più evidenti.

Primo punto da affrontare è senz’altro il tono. E quello di Orange Is The New Black è un tono unico, capace di incrociare drama e comedy, senza far sembrare uno dei due aspetti forzato o fuori posto. Si passa dal dramma alla risata in continuazione, creando un’atmosfera in cui i due fattori si mischiano e non si oppongono mai. Semplicemente, ci si trova in un mondo in cui si ride e si piange a seconda delle puntate e dei minuti. Splendido.

orange-is-the-new-black-images-piper-chapman-alexIl secondo punto da affrontare è quello dei personaggi e qui occorre fare delle distinzioni importanti. Dal pilot, Piper Chapman emergeva come una bambolina naif, in balia degli eventi e vittima di un mondo cattivo. Una sensazione confermata nei primi episodi, visto che lo scontro con Red viene risolto grazie a un’intuizione degna del Manuale delle Giovani Marmotte. Da lì in avanti, però, quella di Chapman è una parabola discendente che farà emergere il vero carattere della protagonista, che arriverà a definirsi, in uno degli ultimi episodi, una manipolatrice narcisistica. E si scopre che è lei ad aver giocato il ruolo della stronza (stronza colossale, vien da dire) nella storia con Alex. Questa lenta discesa raggiunge il punto più basso in occasione del secondo scaricamento di Alex, in nome della volontà di avere in Larry un punto di riferimento all’esterno del carcere. Il finale della stagione è solo la conferma di una Chapman del tutto diversa da quella mostrata nel primo episodio: il carcere e l’abbandono da parte di Larry l’hanno trasformata? No, hanno semplicemente fatto emergere il suo lato oscuro, il lato che – fino a quel momento – solo Alex aveva conosciuto.

orange-is-the-new-black-images-2La caduta di Chapman è bilanciata dalla crescita esponenziale dei personaggi secondari. Man mano che la prima stagione di Orange Is The New Black avanza, ci si accorge che si tratta di una serie corale, in cui le altre carcerate non sono delle comparse utili solo a contestualizzare la storia di Chapman, ma protagoniste in grado di occupare tranquillamente il centro della scena con carisma e storie importanti. C’è la storia bellissima di Claudette e quella tragica di Tricia, ma soprattutto c’è il presente di personaggi come le super amiche Taystee e Poussy, oppure Crazy Eyes e Boo, a loro modo personaggi di una tenerezza devastante, nonostante i loro esordi nella serie fossero stati segnati da comportamenti duri. Il passo è breve e si arriva a Red, che meriterebbe una serie tutta per lei e Pennsatucky, personaggio border che gli autori riescono a mantenere credibile, così come è credibile anche la storia tra la guardia e Daya, altro elemento che potenzialmente avrebbe potuto mandare in vacca la serie in tempo zero.

Si arriva così alla conclusione che la presentazione migliore di questa serie stia nella sua apertura, cioè nella sigla di Regina Spektor, in particolare quando canta ” Remember all their faces / Remember all their voices”. Facce e storie, tante e tutte importanti. Ecco la forza di Orange Is The New Black, semplicemente perfetta in questa prima stagione. È la serie dell’anno, è il vero capolavoro prodotto fin qui da Netflix (due spanne sopra il già ottimo House of Cards). E vuol dire tanta sfiga per le serie che stanno per iniziare: l’asticella è altissima. Per fortuna.

 



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