10 Ottobre 2014 67 commenti

Gracepoint – Il remake di Broadchurch è bello, ma senza senso di Marco Villa

Gracepoint non è brutta, ma dal punto di vista dello spettatore non ha senso di esistere

Copertina, Pilot

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Parte prima, in cui si parla del pilot di una nuova serie tv.
Gracepoint è la nuova serie crime di Fox, in onda dal 2 ottobre. Racconta la storia dell’omicidio di un ragazzino in una piccola città di provincia e della conseguente indagine, ad opera di due poliziotti. Lei è una detective nata e cresciuta in paese, che conosce tutti e che non ha mai avuto a che fare con un omicidio. Lui è il poliziotto di città che le ha rubato la promozione: è freddo, distante, nella sua carriera ha visto di tutto e nel suo passato c’è qualcosa di poco chiaro. Due approcci diversissimi alla vita e alla professione, che si scontreranno tra loro e con gli abitanti di Gracepoint, un posto in cui i furti di biciclette sono il reato più grave.

Parte seconda, in cui si pronuncia la parola remake
Gracepoint è quello che vi ho detto sopra: guardato senza pregiudizi, è il buon pilot di una serie che può essere molto bella. Il punto è che noi (come molti di voi) sappiamo già che sarà molto bella, perché è il remake di Broadchurch. Anzi, non è il remake: è l’esatta riproduzione di Broadchurch.

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Stesso autore (Chris Chibnall), stesso regista (Marc Munden), stesso protagonista (David Tennant). Come dire a una band: hai fatto questo disco bellissimo, rifanne uno uguale senza arrangiare nulla, ma usando una marca diversa della chitarra. A essere identica, infatti, non è solo la storia, ma anche la messa in scena: il pilot di Broadchurch l’ho visto un anno e mezzo fa, ma le prime sequenze mi sono sembrate un deja-vu assoluto, come se avessi appena spento la serie originale. I movimenti di macchina a picco sullo strapiombo, il lungo pianosequenza con cui vengono introdotti i personaggi, fino allo slow motion della corsa della mamma. Stesso discorso per il protagonista David Tennant, che si ritrova addirittura con lo stesso impermeabile e la stessa barbetta, ma senza l’accento british.

Oltre all’accento americano, le uniche due novità sono Anna Gunn e la fotografia. Anna Gunn torna in tv dopo il ruolo di Skyler White di Breaking Bad e lo fa con una faccia talmente tirata e spigolosa da preoccuparsi per il povero Tennant, che dovrebbe indossare una maschera protettiva per difendersi da eventuali scontri con uno zigomo della collega. La differenza rispetto alla poliziotta della serie originale è notevole, ma non mi metterò certo a fare le pulci a uno dei pochissimi cambiamenti. La fotografia invece è un aspetto che merita attenzione: l’approdo su Fox di un regista inglese porta con sé un cambio importante rispetto allo standard seriale statunitense, sempre piuttosto normalizzato. La fotografia di Gracepoint è palesamente anni ‘90, con alcuni toni marrone che rimanda in modo sfacciato a Twin Peaks. Un aspetto positivo, ma decisamente troppo poco per giustificare l’operazione da un punto di vista artistico, visto che pare che le due storie inizieranno a differenziarsi in modo significativo ben oltre la metà dei dieci episodi.

Gracepoint 3

Il remake di Broadchurch, come ovvio e giusto, nasce da logiche commerciali: la storia interessava, ma probabilmente Fox temeva che l’accento britannico avrebbe trasformato il prodotto in qualcosa di nicchia. Troppo inglese, ma allo stesso tempo troppo poco inglese, perché il pubblico USA ama l’anima british solo quando è estrema, come dimostrano Downton Abbey e Sherlock.

Non possiamo però metterci nell’ottica dei dirigenti del network, noi siamo spettatori e da spettatori Gracepoint è un fantastico controsenso: una serie tv bella, ma perfettamente inutile.

Perché seguirla: perché non avete visto Broadchurch

Perché mollarla: perché avete visto Broadchurch



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