22 Novembre 2017 7 commenti

Godless – Il western classico che non ti aspetti da Netflix di Marco Villa

Una città abitata solo da donne deve affrontare la furia di una banda di criminali: Netflix esordisce nel genere western con Godless

Copertina, Pilot

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Pochi generi sono da dentro o fuori come il western: al di là di storie e personaggi, chi ama il genere e chi non lo sopporta lo fa abbastanza a priori, perché il western è qualcosa di estremamente codificato e puoi innovarlo e rivoluzionarlo quanto vuoi, ma in fin dei conti arriverai sempre a qualche uomo a cavallo in spazi immensi, immerso in un’avventura che sta a metà tra la sopravvivenza personale e la nascita di una nazione. E Godless non è da meno.

Godless è disponibile su Netflix dal 22 novembre ed è una serie tv che vede nei crediti Steven Soderbergh come nome più noto e Scott Frank (Logan, Wolverine e Io e Marley tra i film che ha scritto) come operativo a livello di sceneggiatura e regia. La storia di fondo è quella del tentativo di un gruppo di persone di sopravvivere a una furia distruttrice, in un territorio che sembra voler gridare loro in ogni modo che no, lì proprio non ci devono stare.

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La prima trama è quella relativa alla città di Labelle, centro minerario del New Mexico abitato quasi esclusivamente da donne. Non è una comune, ma il risultato di una inondazione che tempo prima ha ucciso oltre 80 uomini, lasciando in mano alle loro vedove un sito industriale che faticano a mandare avanti e su cui mettono gli occhi investitori della East Coast.

Anche la seconda trama muove i passi da una forza distruttrice, ma in questo caso si tratta di una forza del tutto umana: un gruppo di fuorilegge che si aggira nella zona e fa capo a Frank Griffin (Jeff Daniels). Non siamo dalle parti di criminali gentiluomini, ma di assassini che non si fanno problemi a sterminare un intero paese per rappresaglia, bambini compresi. È proprio la scena di un massacro, visto con gli occhi di uno sceriffo interpretato da Sam Waterston, ad aprire Godless e a stabilire il livello di violenza e di dramma, che ovviamente è altissimo.

A fare da collante tra queste due trame c’è la storia di Alice Fletcher (Michelle Dockery), vedova che vive poco fuori Labelle. Nella sua fattoria si rifugia Ray Goode, traditore della banda Griffin e obiettivo numero uno dei criminali, che nel corso della loro caccia all’uomo finiranno per arrivare a Labelle, scaricando un’ondata di violenza sul paese.

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Godless è un western molto classico nell’impostazione: lunghe scene di lente cavalcate, frequente indugiare su primi piani, dialoghi lasciati cadere con tono solenne. Difficile quindi che possa spostare gli equilibri tra amanti e detrattori del genere, ma i temi interessanti sono parecchi. C’è il tema di un gruppo di donne forti e determinate, ma che non si sentono ancora pronte a prendere in mano la propria esistenza, annichilite dal clima terrificante che le circonda. C’è il personaggio del vecchio sceriffo di Labelle (Scott McNairy, il Gordon Clark di Halt and Catch Fire) che vede letteralmente sparire il mondo davanti a sé, ma cerca di salvare l’unica cosa che gli è rimasta, ovvero la cittadina stessa. C’è soprattutto un senso di decadenza e di ineluttabilità che è sì comune a tanta narrativa western, ma che in Godless viene declinato con abilità e senza mai indugiare in eccessi.

E il cast: Michelle Dockery torna a indossare un costume d’epoca, che però non potrebbe essere più diverso da quello di Lady Mary in Downton Abbey e sa convincere anche imbracciando un fucile; poi c’è Jeff Daniels, che non tradisce la propria attitudine sorniona, ma riesce a piegarla al servizio di un villain di prima categoria.

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L’avrete capito: non c’è niente di innovativo in Godless e se immaginavate una rivoluzione del genere solo perché si è su Netflix, l’aspettativa resterà delusa. In compenso avrete davanti una narrazione solida e di grande forza visiva. Si torna all’inizio: è un western, per definizione non sposterà nessun fan in positivo o in negativo, ma va bene così. Va benissimo così.

Perché seguire Godless: perché è una narrazione classica, ma efficace, con protagonisti a fuoco

Perché mollare Godless: perché se non siete appassionati di western, non vi farà cambiare idea



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