9 Marzo 2018 11 commenti

Jessica Jones – Se questa è una premiere… di Marco Villa

Jessica Jones ritorna con un primo episodio in cui non c’è un solo motivo che inviti a continuare nella visione

Copertina, On Air

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Il primo episodio di una serie è quello che deve catturare e incuriosire. Il primo episodio di una seconda stagione è quello che deve fare il punto e rilanciare, cercando di convincere gli spettatori che la storia non è finita, che i personaggi hanno ancora molto da offrire. In ballo c’è la volontà di una persona di investire una decina di ore del proprio tempo, cosa non da poco. Per questo motivo, ricominciare è spesso più difficile di iniziare da zero e la season premiere di Marvel’s Jessica Jones (su Netflix dall’8 marzo) è la dimostrazione più lampante di tutto questo.

La prima stagione di Jessica Jones era stata sorprendente, in grado di mettere in scena una supereroina fragile e credibile, che scappava dagli stereotipi del personaggio e del genere. Ai tempi, si trattava del secondo protagonista dell’universo Marvel-Netflix, arrivava dopo Daredevil e riusciva tranquillamente a reggere il confronto con la capofila, per quanto del tutto diversa per taglio e impostazione. Dopo, è arrivato il diluvio: Luke Cage, Iron Fist, The Defenders. Tutti titoli collegati tra loro a livello narrativo, ma anche da un sottile filo chiamato prescindibilità. E sto usando un eufemismo. Per questo motivo, il ritorno di Jessica Jones era parecchio atteso, anche per verificare lo stato di salute di questo sodalizio, che aveva avuto recentemente un sussulto con The Punisher. Purtroppo, però, il primo episodio della seconda stagione non è per nulla rassicurante.

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La prima di Jessica Jones si era chiusa con l’uccisione dell’arcicattivo Kilgrave e la fine dell’incubo per Jessica & Co. Necessario, quindi, creare un nuovo universo di riferimento, un nuovo antagonista e un nuovo setting di alleati e nemici. Da quando siamo passati in modo massiccio dalla visione di un episodio a settimana alla possibilità di buttarsi a capofitto in tutta la storia, l’importanza del primo episodio è scemata, ma un conto è distribuire in maniera diversa gli eventi, un altro è ignorare in maniera deliberata qualsiasi gancio di interesse. Nel primo episodio della seconda stagione di Jessica Jones non c’è un solo motivo che possa spingere lo spettatore a continuare nella visione. Gli oltre 50 minuti di episodio presentano eventi che sarebbero potuti essere condensati in meno della metà, senza alcun rischio di essere precipitosi: vediamo Jessica tormentata per la sua condizione e per una memoria passata che sta iniziando a riaffiorare, assistiamo all’altalena nei rapporti con Trish, all’ostilità di Jeri. La minaccia più grande che emerge nel primo episodio è un presunto investigatore rivale che minaccia di farla chiudere. Un po’ come se Superman fosse in apprensione perché ha litigato con la sciura cinese che gli rattoppa la tuta. Tensione.

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Poi è ovvio: altri elementi entreranno, il complotto contro i super emergerà in maniera netta e probabilmente anche l’investigatore rivale non sarà solo un investigatore rivale, ma si tratta di supposizioni da spettatore. Supposizioni dette anche speranze, perché di fatto in mano non abbiamo nulla. Nulla se non Krysten Ritter, sempre bravissima nel personaggio. Ma non basta. Dodici ore sono tante, dopo questo episodio non mi sentirei di investirle, nonostante Jessica Jones sia per me il miglior supereroe Marvel-Netflix, o almeno il più interessante. Si andrà avanti, vedremo come sarà la stagione nel suo complesso, ma per ora la delusione regna sovrana.



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