10 Marzo 2020

Breeders – Genitori che non ce la fanno più di Marco Villa

Martin Freeman è un papà che ama i suoi figli, ma vorrebbe anche eliminarli dalla faccia della Terra: Breeders è una comedy stile Figli di Mattia Torre

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Per spiegarvi di cosa parla Breeders, nuova serie di FX in onda negli Stati Uniti dal 2 marzo, vi chiediamo per una volta di perdonarci se usiamo il concept ufficiale, ma è davvero efficace. Breeders infatti racconta di quella strana situazione in cui si trovano i genitori con figli in età da scuola elementare: sono disposti letteralmente a morire per loro, ma a volte vorrebbero anche ucciderli. Eliminate la parte creepy, si parla di una commedia, che esagera volutamente tutte le parti negative dell’avere figli.

Martin Freeman e Daisy Haggard sono Paul e Ally, coppia che sta insieme da una decina d’anni circa e che ha due figli, Luke e Ava. La classica famiglia da Mulino Bianco, con due genitori che hanno lavori creativi e due figli belli svegli. Fin troppo, perché di fatto mamma e papà non ce la fanno più e hanno il disperato bisogno di staccare e di prendersi tempo per se stessi.

Niente di nuovo, non siamo lontani dal recente Figli, il film di Giuseppe Bonito, che non a caso ha nella sceneggiatura di Mattia Torre e nell’interpretazione dei due attori protagonisti il proprio punto di forza. Qui è lo stesso: Breeders è scritta in modo brillante ed efficace e già nei primi minuti riesce a trovare meccanismi che funzionano all’istante e reggono l’intera puntata. Non si tratta solo di situazioni tipo (il rimpianto per quando i figli ancora non c’erano) o mini-tormentoni buttati lì, ma di idee che si innestano a inizio episodio e si completano nel finale, segno di una scrittura pensata e ragionata. Per una comedy, poi, vale sempre un parametro importante, che è quello della risata e in Breeders si ride, anche di gusto in alcuni momenti. Poi magari dipende molto se si ha progenie o meno, ma la sensazione è che la qualità sia alta al di là della quantità di marmocchi urlanti che girano per casa.

Questo per la scrittura, ma anche l’aspetto attoriale è notevole. Martin Freeman lo conosciamo bene, ha dimostrato ampiamente di avere la forza per reggere il drama, ma qui torna alla comedy, che di fatto non frequentava in modo massiccio in tv dai tempi di The Office. E la resa è ottima, nemmeno serve dirlo. Altrettanto buona è la prova di Daisy Haggard, che abbiamo conosciuto in Episodes nella parte della responsabile di rete dalla faccia perennemente annoiata. 

Il punto vincente del primo episodio è anche il suo punto debole: l’esagerazione. Se da una parte permette di ridere parecchio e di spingere al limite le situazioni, dall’altra ovviamente bisogna accettare un mondo in cui quello che è normalità viene dipinto come eccezionalità. Non è una serie di fantascienza, ma in un certo senso la sospensione dell’incredulità che richiede è comunque molto alta. Però fa ridere ed è un piacere da guardare, quindi bene così.

Perché guardare Breeders: per la qualità di scrittura e cast

Perché mollare Breeders: perché è volutamente esagerata

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Argomenti Breeders, fx, martin freeman


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