2 Febbraio 2022

Netflix: La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra di Diego Castelli

Con La Donna nella casa Netflix propone un thriller che sembra una parodia di un thriller ma forse è un vero thriller o forse boh

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Sono già due puntate del podcast che io e il Villa ci perdiamo con scientifica precisione tre serie che ormai hanno pure già esordito. Il motivo di questa dimenticanza non lo so spiegare, ma intanto rimediamo con il sito, dove ieri il mio socio ha pubblicato la recensione di Christian, e dove oggi vi beccate le mie impressioni su una serie potenzialmente spiazzante, a partire dal titolo: The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window, tradotto in italiano da Netflix con “La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra”.

C’è il thriller, c’è Kristen Bell (Veronica Mars, The Good Place), c’è il mistero di un titolo così lungo da far pensare a una presa in giro, ci sono abbastanza elementi per dire che effettivamente potrebbe essere una parodia, ma anche molti altri indizi per dire che non lo è.

Aggiungete il fatto che parliamo di soli otto episodi da meno di venticinque minuti, che quindi stimolano la visione in un paio di serate senza troppi fastidi, ed ecco spiegata l’alta posizione nella classifica delle serie più viste su Netflix e il chiacchiericcio vario che se ne sta facendo.

La donna nella casa (permettetemi di abbreviare il titolo) racconta di Anna, una pittrice di talento segnata da un bruttissimo lutto familiare (la morte della figlia di nove anni), che si è separata dal marito e al momento vive sola in una grande casa di un classico quartiere residenziale americano. Un po’ Wisteria Lane, insomma, con le mammine stronzette, i segretucci, i prati ben curati.

Anna passa le sue giornate leggendo thrillerini dozzinali, curiosando sui vicini dalla finestra, e buttando giù un mix di (tantissimo) vino e pastiglie che la porta ad avere scompensi e allucinazioni varie, al punto che si dimentica che la figlia è morta e la accompagna a scuola in accappatoio.

A cambiare questo status quo non proprio sanissimo ci pensano Neil (Tom Riley) ed Emma (Samsara Leela Yett), padre e figlia che vengono ad abitare nella casa di fronte. Neil è vedovo, mentre Emma ha più o meno la stessa età di Elizabeth, la bambina che Anna ha perso qualche anno prima.

Da qui in poi sarebbe il caso di non dire altro. O meglio, dobbiamo dire che Anna, dalle finestre di casa sua, con il bicchiere di vino sempre in mano, assiste a un omicidio nella casa di Neil, la morte di una donna di cui poi, però, non si trova alcuna traccia, tanto che la stessa Anna è costretta a sospettare di essersi immaginata il fattaccio.

Ma siccome Anna una volta era Veronica Mars, la pur concreta possibilità che abbia avuto un’allucinazione non le impedisce di mettersi a indagare, dando il via a una trama fitta fitta di eventi, scoperte e colpi di scena.

Ora, La donna nella casa è una serie strana, proprio dal punto di vista dell’approccio alla narrazione e del tono da dare alla vicenda.

Da una parte è un thriller fatto e finito, che affonda le sue radici ne La finestra sul cortile di Hitchcock, e che somma in modo metodico e scientifico una lunga serie di colpi di scena che hanno la funzione di tenere desta l’attenzione e impedire a chi guarda di mollare la serie fra un episodio e l’altro. E tutto questo, sia ben chiaro, funziona: le soluzioni possono essere un po’ grezze, tagliate con l’accetta, ma la loro missione la portano a casa, perché effettivamente non c’è un solo momento morto in tutta la serie, e viene proprio spontanea la voglia di passarci un paio di serate con i popcorn o con un bicchiere di vino – per inciso, da astemio quale sono, la quantità di vino tracannato da Anna mi ha dato quasi fastidio, è una roba esageratissima, ma non so dire se invece fa venire voglia di un stappare una bottiglia a chi effettivamente guarda con piacere la prospettiva di sedersi sul divano con un calice.

Dall’altra parte, però, La donna nella casa si lascia scappare alcune scene e alcune scelte che invece sconfinano nella parodia, più che altro nella forma della pura esagerazione o dello smaccato didascalismo.

Mi spiego meglio: non è che la serie diventi “comica” nel senso più classico del termine, per quanto ci siano alcune scene certamente più leggere e buffe di altre. L’intento parodico è più sottile, e si nota nel modo in cui vengono trattate certe situazioni e strutture del genere thriller: spiegoni così smaccati da non poter essere che voluti; tormentoni (come il vino sempre all’orlo del bicchiere o i continui pasticci di pollo) che sembrano voler trasformare Anna in un personaggio da fumetto; il racconto completamente fuori giri della morte della figlia di Anna; certe forme della suspense messe in scena in modo talmente netto da non poterle ignorare in quanto tali, in quanto forme da manuale.

È come se La donna nella casa, invece che cercare di innovare in qualche modo il genere thriller domestico, voglia farne una sorta di bigino consapevole, per giocare con lo spettatore e le sue aspettative, per metterlo nella condizione di dire “so cosa sta per succedere”, e poi spiazzarlo, o assecondarlo, o respingerlo.

È dunque un’operazione linguistica apparentemente caciarona ma in realtà curiosamente raffinata, che però si prende i suoi rischi: l’intento parodico e quasi scolastico è molto sottile, molto equivocabile, e si potrebbe anche fare fatica ad assorbirlo, col rischio che la serie venga semplicemente percepita come un thrillerino di quart’ordine.

A questo proposito, e per concludere, bisogna parlare dell’ultimo episodio, che di questo discorso è il punto più alto (o più basso, comunque il più evidente). Spero di riuscire a parlarne senza svelare alcun dettaglio della trama.

Per dirla in un modo semplice, terra terra, l’episodio finale de La donna nella casa è pazzescamente trash. Si arriva cioè a un punto in cui le piccole e grandi esagerazioni messe in campo nei precedenti sette episodi trovano un’esplosione finale di somma tamarraggine e palese inverosimiglianza, un what the fuck abbastanza totale che, non contenti, viene ulteriormente potenziato dagli ultimissimi cinque minuti, in cui un’improvvisa guest di star di grande pregio (ma in realtà le guest sono due, vero care e cari serialminder?) apre le porte a una possibile seconda stagione che non è detto che ci sia, ma intanto il cliffhanger ci stava comunque a pennello.

Ecco, io credo che quell’episodio finale possa dividere moltissimo, perché di nuovo gioca in modo subdolo con le nostre aspettative: se guardate a La donna nella casa come a un thriller serio e tradizionale, e considerate certe sue esagerazioni come a dei veri e propri “errori” (cosa legittima, sia chiaro), allora il finale è semplicemente orrendo, stupido, inaccettabile. Se invece partite dal titolo della serie, così lungo e palesemente assurdo, e prendete le sue sbandate come una precisa volontà di giocare con il genere con un mezzo sorriso furbo sulle labbra, allora l’ultimo episodio è così gustosamente trash da fare tutto il giro e diventare memorabile. Nel senso letterale del termine: sarà molto difficile dimenticarlo.

Immagino che dalla mia recensione si sia capito che sono più del secondo partito. Ho concluso la visione di The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window con la certezza di aver guardato una serie palesemente stramba, da cui però non sono uscito con addosso l’impressione di aver sprecato il mio tempo. Anzi, seguire la mia amata Kristen Bell (nemmeno il suo casting è casuale, perché lei ha sempre aggiunto una vena di sbarazzina freschezza a qualunque simil-drama abbia partecipato) in questa breve e sconclusionata montagna russa, mi ha dato l’impressione di aver guardato qualcosa di uguale-ma-diverso dal solito, un prodotto che ha puntato con incurante sfrontatezza a due soli obiettivi: farsi guardare fino alla fine e farsi ricordare. Obiettivi entrambi raggiunti.

Perché seguire La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra: è un thriller di gran ritmo impreziosito da una sottile vena parodica che, se colta nel modo giusto, lo rende bislaccamente divertente.
Perché mollare La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra: se vi piacciono i thriller precisi, solidi, rigorosi e cupi, questo rischia di sembrarvi una grottesca minchiata.



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