11 Ottobre 2012 3 commenti

Made In Jersey – Il modo più inutile per spendere 42 minuti della vostra vita di Marco Villa

Fatevi del bene. Fate qualsiasi altra cosa. Ma non guardate Made in Jersey

Copertina, Orrori, Pilot

Io di Made in Jersey ho visto un quarto d’ora. Avrei potuto finire il pilot, certo, ma quei 27 minuti in più dedicati a questa roba inutile chi me li avrebbe mai ridati? Io lo dico da tanto, in riferimento alle serie, alla musica, a qualsiasi prodotto culturale e di intrattenimento: c’è tanta roba, c’è troppa roba. C’è poco tempo, troppo poco tempo. Quello che è bello va visto/ascoltato/letto. Quello che è veramente brutto, pure. Anche per poco. Giusto per capire, per orientarsi. Quello che è mediocre, invece, va eliminato, scartato, accantonato. Senza pietà. Facilitarmi la scrematura è il motivo per cui leggo blog e siti specializzati, ovvio che la veda allo stesso modo quando sono io a scrivere.

Ecco: Made in Jersey è qualcosa per cui non ha senso che perdiate del tempo. Io ho speso 15 minuti. Se vi fidate, vi consiglio di non spendere neanche quelli. Stiamo parlando di un legal con protagonista una ragazza di origini italiane e con i capelli di Fran Drescher ne La Tata. Sì, lo so: La Tata era italoamericana solo nella versione italica della serie, mentre nell’originale era ebrea. Non conta: i capelli sono quelli. In un mondo di gente serissima e molto ambiziosa, la nostra protagonista porta una ventata di genuinità e freschezza, grazie al suo atteggiamento spontaneo e senza nessun timore reverenziale e dio che palle, no? Sì, ve lo dico io: dio che palle.

Il fatto è che in Made in Jersey è stato applicato uno degli schemi più vecchi del mondo (personaggio altro rispetto all’ambiente in cui si trova) e – per raddoppiare – è stato applicato a uno dei generi seriali più vecchi ed esplorati (il legal). Non ci voleva un genio per capire che sarebbe uscita una cosa in grado di dare un nuovo senso all’aggettivo mediocre. E infatti.

Nel 15 minuti che ho visto, succedono cose che sembrano uscite dal manuale del perfetto autore di serie fatte con lo stampino. Escamotage piccoli così per mettere in mostra l’intraprendenza della tipa, dialoghi a grado zero di creatività per introdurre i personaggi secondari, il tipico caso di giornata con un personaggio tanto in gamba che viene ingiustamente accusato. Grazie, ma ho già dato. In abbondanza.

Fossi andato avanti nella visione, probabilmente mi sarei reso conto che Made in Jersey non è certo la serie più brutta dell’anno. Del resto, già in quello che ho visto è abbastanza chiaro che sia così. Però si torna all’inizio di questo pezzo, si torna al discorso dell’inutilità. Fatemi vedere una serie orrenda, ma toglietemi da davanti quelle che non mi danno nulla. Non è la prima volta che faccio questo discorso, lo so. Invecchio e tendo a ripetermi. Sopportatemi. Ma di nuovo, come per Common Law qualche mese fa, la preghiera è la stessa:  proteggici dalle serie inutili. Se poi nessuno ci protegge, fate voi i conti sull’esistenza o sull’utilità di una forza divina. Siete grandicelli. E sì, state invecchiando anche voi.

Perché seguirlo: perché vivete perennemente in casa, circondati dai vostri rifiuti e da cinque barra sei gatti. E avete tanto di quel tempo…

Perché mollarlo: perché sì, dio santo. Perchè. Sì.

 



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