7 Agosto 2014 136 commenti

Outlander – Nuove frontiere del didascalico di Diego Castelli

Una serie davvero davvero inutile

Copertina Pilot, Pilot

Outlander (2)

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Onestamente, prima che comparissero i sottotitoli in italiano del preair, non sapevo nemmeno cosa fosse questa Outlander. Non mi era proprio entrata nel radar, e l’unico Outlander che ricordavo, peraltro in modo abbastanza fumoso, era un film vichingo con Jim Caviezel.
E dire che Outlander (la serie) viene da Starz, la patria di Spartacus e Boss, quindi non stiamo nemmeno parlando dell’ultima telenovela venezuelana (sia detto col massimo rispetto per tutti gli amanti delle telenovele venezuelane).

Evidentemente questi anni di passione telefilmica devono aver creato una qualche forma di istinto di conservazione nel mio cervello. Un senso di ragno alla Peter Parker, che in qualche modo mi stava dicendo “lascia stare, è un’ora di vita che nessuno ti ridarà più”.
A parte i doveri per Serial Minds, sarebbe stato meglio seguire l’istinto.
Outlander è una brutta serie. Ma in modo quasi tenero.

La trama riguarda un’infermiera impegnata durante la Seconda Guerra Mondiale e sposata a un tizio con cui, alla fine del conflitto, deve ricostruire un rapporto logorato dalla lontananza. Ma mentre si trova in Scozia, nei pressi di un bosco dove dei druidi fanno cose magiche, si ritrova catapultata nel Settecento, dove farà la conoscenza di un bel cavaliere che la farà dubitare di un sacco di cose.
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Outlander (1)

Tratta dai romanzi di Diana Gabaldon, che non conosco e che il pilot non mi fa venire voglia di leggere, Outlander inizia tutto sommato bene, con una regia pulita ed efficace e scenografie ricche. Ma basta davvero poco per scivolare inesorabilmente in un abisso di banalità abbastanza imbarazzanti, che danno tutto un nuovo senso alla parola “didascalico”.
Tutto quello che succede in questo pilot è spiegato per filo e per segno. Non c’è nulla di misterioso, e dunque non c’è nulla di affascinante o intrigante. Del futuro della protagonista (o del suo passato, se mi passate la facile ironia), ci interessa assai poco fin da subito, e ancora meno quando capiamo che, banalmente, tradirà il marito col cavaliere dalla lunga spada.

A contribuire grandemente alla noia e al disagio c’è soprattuttola voce fuori campo, che immagino sia un espediente per inserire le parole del romanzo da cui la serie è tratta ma che invece diventa un modo per dire cose che già vediamo, o per spiegare sentimenti che, se Outlander fosse una buona serie, ci verrebbero mostrati con delle immagini o verrebbero dedotti da dialoghi incentrati su altro. Perché una regola di base del racconto audiovisivo (il famoso “show, don’t tell”) insegna che mostrare un personaggio felice è molto più efficace che fargli dire semplicemente “sono felice”.
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Outlander (3)

Per questo, qualche riga sopra, dicevo che Outlander è brutta in modo tenero. Perché non è quella bruttezza derivante da scelte semplicemente sbagliate. Si tratta invece del tentativo di portare per mano lo spettatore a ogni passo, senza lasciargli il tempo di capire niente da solo. Capite bene che questa cosa stimola l’intelletto quando Muchacha di Anna Tatangelo.
Poi immagino ci sarà modo di inserire qualche intrigo aggiuntivo, qualche svliuppo spaziotemporale più articolato, ma temo non saremo qui a verificare.

In tutta questa noia mi è pure venuto un dubbio ulteriore, che però andrebbe riportato più al romanzo che al telefilm: normalmente quando vediamo un personaggio catapultato in un’epoca passata si tratta di un nostro contemporaneo, perché non c’è niente di più facile che mostrare lo spaesamento di un abitante del ventunesimo secolo trapiantato in un periodo storico molto antecedente.
In questo caso, invece, a spostarsi nel passato è un’infermiera degli anni Quaranta. Solo che per lo spettatore di oggi sia il Settecentoche la seconda guerra mondiale sono “il passato remoto”, e quindi l’effetto di straniamento risulta molto meno accentuato, sostanzialmente superfluo.

Sì insomma, lasciamo perdere va…
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Perché seguirla: guardate le serie tv solo da ubriachi, e avete bisogno di qualcosa che sia a prova di idiota.

Perché mollarla: è già durissima arrivare alla fine del pilot…

[PENSI CHE QUESTA RECENSIONE FACCIA SCHIFO E CHE NON ABBIAMO CAPITO NULLA?
ECCO, LEGGI QUI]



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