31 Marzo 2015 11 commenti

The Walking Dead 5 season finale: ma tanta roba! di Diego Castelli

Piaciuto e basta

Copertina, On Air

Rick rasato

 

ATTENZIONE! SPOILER SU TUUUUTTA LA QUINTA STAGIONE!

 

Dai su, niente preamboli. Sì ok, altro record (finale più visto delle cinque stagioni, anche se non è la puntata più vista in assoluto), ma adesso chissene.
Andiamo al nocciolo e diciamo: che figata questa seconda parte di stagione.
Aahhh, che goduria poterlo dire, dopo un season finale in cui ha girato bene praticamente tutto. Perché se anche gli episodi autunnali ci avevano divertito, avevamo comunque avvertito un po’ di fretta in certe situazioni (Terminus, ma anche la storia dell’ospedale), e alcune scene specifiche ci avevano un po’ infastidito (qualcuno ha detto “Beth e le forbicine“?).
Invece in questa seconda parte no, gira tutto, e gira bene, e il finale è figo vero.

Ma prima di parlare dell’ultimo episodio bisogna tornare un attimo indietro, constatando con una certa gioia come questa seconda parte di stagione sia riuscita a fare un deciso passo in avanti nello sviluppo dei personaggi, ma soprattutto dei temi di fondo che si portano dietro da sempre.
Ormai è una specie di mantra ricorrente e chi ci segue dagli inizi sa che quando si parla di The Walking Dead salgo sul mio bel piedistallo e snocciolo la lezioncina: al netto degli zombie e delle carneficine, la serie è mossa dal desiderio di scoprire dove può arrivare un essere umano prima di smettere di essere umano.
Tutta The Walking Dead è una discesa agli inferi, un continuo scendere a compromessi con la propria morale ed etica. Ma non voglio martellare ancora su questo punto, sennò ci diciamo sempre le stesse cose.
Quello che bisogna sottolineare è che da un po’ di tempo la serie non riusciva a progredire più di tanto su questo tema, preferendo vivacchiare con qualche storiella più breve e magari esterna al blocco dei protagonisti (che ne so, il Governatore e la bambina, oppure Eugene che ha mentito su Washington, ecc), senza riuscire a scavare ancora in un tema che sembrava ormai svisceratissimo.

 

The Walking Dead Maggie

 

E invece la quinta stagione ha ingranato di nuovo la marcia giusta. Già nella prima parte abbiamo visto come l’umanità di Rick e compagnia si sia quasi completamente spenta al momento di respingere i cannibali, che più che “respingere” è stato “massacriamoli ora che non possono muoversi”. Un evento le cui conseguenze si sono viste fino alla fine, perché è da lì che viene la spiata del prete che dice a Deanna di non fidarsi dei nuovi. L’han traumatizzato, poveraccio.

Ma è con le puntate invernali che la serie ha raggiunto vette che non toccava da un po’. L’idea alla base di questa succulenza è relativamente banale, e risponde a una domanda facile facile: dopo aver mostrato Rick nella sua versione più incazzata, vendicativa e glaciale, come facciamo a togliere ogni dubbio sul fatto che non sia più propriamente umano, nel senso pre-apocalisse del termine?
La risposta è stata relativamente semplice: rimettiamolo in mezzo alla gente normale.
Ora sto parlando di Rick perché ha un nome di quattro lettere e ci metto meno, ma vale un po’ per tutti: il villaggetto di Deanna, più di qualunque prigione o ospedale o chiesa o fattoria abbiamo visto finora, assomiglia in modo clamoroso alla “vita-di-prima”. Case sicure, niente zombie, biscotti fatti in casa, serate a lume di candela col vino e la buona conversazione.
Per far vedere quanto i nostri eroi sono cambiati, gli autori li rimettono in una condizione di relativa normalità, per vedere che succede. E se alcuni di loro riescono a integrarsi quasi subito, tipo Maggie e Glenn che da sempre sono quelli pieni di speranza, altri semplicemente non ce la fanno: come bestie impaurite traumatizzate da troppe bastonate, i vari Rick, Carol, Daryl ecc si guardano intorno con gli occhi sbarrati e le narici allargate. Fiutano l’aria, aspettando che si rizzi il pelo per schizzare via.

C’è della metafora in Rick che si rade la barba: sembra un ritorno alla normalità, ma in realtà serve solo che a far vedere che il Rick di prima, quello che portava la divisa di poliziotto perché era un lavoro con uno stipendio, non c’è più. Potrà radersi quanto vuole, ma ormai Rick la barba da bestia ce l’ha dentro.

 

The Walking Dead Carol badass

 

Eccolo allora a ordire intrighi e sotterfugi, a dare per scontato che il posto in cui sono capitati non possa funzionare così com’è. Ecco soprattutto Carol, che ha iniziato questa serie come la moglie menata di un coglione, e ora sembra Chuck Norris sotto acido: spaventa i bambini, minaccia la gente coi coltelli, uccide ragazzine. Fredda e impassibile ben oltre Rick e ben oltre Daryl, che poveraccio è solo un po’ chiuso di suo e lo era anche prima.
Quelle che vediamo in sto paesino dai colori pastello non sono altro che dinamiche da branco: quello di Rick è un branco, non un gruppo, e come tale è guidato da un maschio alfa che si cura solo della sopravvivenza sua e del suo branco, non dei branchi degli altri. Rick non pensa mai davvero a integrarsi, pensa a sfruttare le risorse che gli sono capitate tra le mani. Al massimo pensa ad accoppiarsi con un bell’esemplare femmina che ha visto nella casa di un vicino.
Se gli altri si sottometteranno bene, potranno entrare nel branco, se invece si ribelleranno toccherà ammazzarne qualcuno per capire come gira il vento.
È veramente roba da Superquark, sembra che da un momento all’altro debba spuntare Piero Angela a dirci perché questi esemplari di sopravvissutus zombificus si comportano come si comportano.
Lo sappiamo noi perché: perché l’apocalisse li ha “rotti”, ha distrutto alcuni meccanismi fondamentali che li rendevano umani, trasformandoli in qualcos’altro, facendoli in qualche modo regredire.
Non l’abbiamo mai visto con questa chiarezza, nemmeno quando massacravano i nemici a sangue freddo. Niente mostra il vero volto di un animale selvatico come piazzarlo in un salotto e vedere quanto stona con l’arredamento. Ecco, in questa metà di stagione Rick e compagni stonavano di brutto.

Da qui si arriva alla conclusione che, in qualche modo, deve ricomporre almeno in parte le fratture. Si veniva dal finale del penultimo episodio, con Rick mezzo impazzito e Michonne che lo seda a bastonate. Una volta risvegliato il nostro protagonista sembra più ragionevole, arriva a confidare a Michonne i suoi piani di conquista e cerca di convincere Carol a uscire dal lato oscuro. Alla fin fine, però, ha ragione lui: gli zombie entrano lo stesso, la violenza esplode comunque. La merda filtra ugualmente tra le pareti, come aveva predetto, e il piccolo felice regno di Deanna mostra tutte le sue crepe. Alla fine anche lei, privata prima del figlio e poi del marito, si de-umanizza quel tanto che basta per dare il via libera: vai Rick, ammazza Pete-il-bastardo e prendi le redini di questa masnada di mammolette. E lui non vedeva l’ora.

 

Daryl occhi

 

Da un certo punto di vista si potrebbe pensare che in realtà tutto il macello succede per colpa dei nostri: abbiamo la chiara sensazione, fin quasi alla fine, che è proprio il loro arrivo al villaggio a creare i centomila problemi visti negli ultimi mesi.
Vero, ma allo stesso tempo sappiamo cosa c’è la fuori: gli wolves, questa minaccia per ora abbastanza misteriosa che sembra essere il peggio del peggio, la setta dei sopravvissuti violenti e conquistatori, quelli che vanno a caccia di umani. Cazzarola, lo dice il nome stesso: sono un altro branco di “lupi”, e presto arriveranno al nostro gregge: l’unica speranza è che Rick sappia trasformare le pecorelle in altrettante belve cazzute, altrimenti va tutto a puttane.

Questa la grande struttura, le linee portanti della narrazione delle ultime settimane, tra le migliori di tutta la serie.
E poi ci sono le piccole cose, i dettagli. Tra serial moments e altro abbiamo già parlato della morte di Noah o di altre scene particolarmente significative. Ma anche restando solo sul finale troviamo cose assai belle: la citata morte del marito di Deanna; la continua lotta tra Nicholas e Glenn, il primo vigliacco e stronzo fino al midollo, il secondo definitivamente incapace di vera malvagità (tenero, lui); la scena post titoli di coda con Michonne che sta per riappendere la spada e poi pensa “vabbe’ dai, me la tengo che qui abbiamo ricominciato a menare”; Daryl e Aaron chiusi in macchina pronti all’ultima sortita suicida (ma soprattutto Daryl, altro personaggio che mal sopporta la normalità, che dice di trovarsi più a suo agio nella macchina assediata dagli zombie piuttosto che nella casetta con le tendine).

Soprattutto, è tornato Morgan. Stavolta tornato sul serio, forse, dopo che per anni è stato una specie di filo rosso che compariva qua e là. Morgan si è visto poco, ma è un personaggio importante. È “l’altro sopravvissuto”, quello che in qualche modo doveva far parte dei nostri, e invece chissà come è sempre rimasto fuori. Soprattutto, in questo episodio è quello che ce l’ha fatta da solo: si sa difendere (vedi l’inizio tipo Furia Cieca), è autosufficiente, eppure ha mantenuto una precisa bussola morale, tanto che va a rischiare la pelle per salvare Daryl e Aaron, perché “ogni vita è preziosa”. Diglielo a Rick che ogni vita è preziosa, quello che se non gli danno retta ne ammazza due o tre giusto perché così si convincono.
Sarà molto interessante vedere come Morgan, così saggio e placido ma insieme forte e risoluto, sposterà ulteriormente le dinamiche di un gruppo che deve prepararsi all’invasione. Perché che un assedio debba arrivare, mi pare ovvio, e secondo me vedremo robe da Game of Thrones, tipo “proteggete la Barriera ad ogni costo”. Sto già fremendo cazzarola.

The walking Dead morgan hokuto

 

Difetti? Qualcuno, pochi, dai sono entusiasta non fatemi puntualizzare troppo.
Vabbe’, dirò che si sono portati dietro troppo poco dagli episodi precedenti. Penso soprattutto a Maggie, che credevo avrebbe subito maggiori conseguenze psicologiche dalla morte di Beth, e invece di fatto ce la siamo dimenticata con estrema facilità (sarà per l’imbarazzo dovuto alle forbicine…). Pensavo che Carol e Daryl avrebbero fatto cosacce, ma forse meglio di no, che quella è pazza vera e di vedere 50 sfumature di grigio dei capelli di Carol non ho molta voglia. Anche tutta la storyline di Eugene è venuta un po’ a mancare una volta scoperta la bugia, anche se nella parte finale il ferimento di Tara prima e il chiarimento con Abraham poi hanno fatto venire i lacrimoni.
Ma per il resto no dai, non fatemi criticare, son così contento!

Appuntamento all’anno prossimo. Anzi no, a prima, che c’è lo spinoff, sperando non sia una cagata. Ma in fondo siamo fiduciosi.



CORRELATI