16 Marzo 2016 5 commenti

Of Kings and Prophets: il più classico dei chissene di Diego Castelli

Davide, Golia e tutta quella roba lì

Copertina, Pilot

Of Kings and Prophets (3)

Anche le serie tv, come qualunque altra attività umana, sono soggette ai cicli e alle mode. Quando spuntò Lost, e soprattutto quando finì, diverse reti puntarono a replicarne la formula votata all’accumulo di misteri, di solito naufragando miseramente come Flashforward e The Event (se pensate che l’uso del verbo “naufragare” parlando di Lost sia una sottile battuta di spirito, beh, lo è).
Oggi il modello è Game of Thrones. Che piaccia o non piaccia (il gusto non si discute), l’impatto culturale, mediatico, economico e di ascolti della serie di HBO è innegabile. E puntualmente sono cominciati a fiorire prodotti che speravano di abbeverarsi alla stessa pozza, uno stagno invitante fatto di grandi intrighi, meravigliosi costumi, e dell’idea di un’epica grandiosa che però non dimentica le piccole e sordide beghe umane.
Da questo modello sono già nate serie dignitose e altre meno. Del primo gruppo fa parte sicuramente Vikings, che non ha avuto né poteva avere l’impatto di GoT, ma si è creata una fanbase affezionata costruita con una proposta di buona qualità. All’altra capo c’è probabilmente The Shannara Chronicles, grande delusione della stagione, in cui il fantasy elegante di Terry Brooks si è trasformato in una scusa per mostrare le paturnie di uno sfigato bellissimo, un’elfa anoressica e uno stregone tamarro.

Of Kings and Prophets (2)

Ebbene, oggi parliamo di un altro erede dichiarato di Game of Thrones.
Of Kings and Prophets, in onda su ABC, cerca di fare un’operazione a metà fra GoT e Vikings: non il fantasy puro, con personaggi e ambientazioni inventati di sana pianta, ma nemmeno la Storia vera e propria. Base letteraria della serie è di fatto la Bibbia, e in particolar modo la vicenda di David: esatto, il piccoletto che ammazza Golia con la fionda e poi se ne bulla con gli amici che lo fanno re.

Creata da Bill Collage e Adam Cooper, gli sceneggiatori di Exodus, OKAP tiene sullo sfondo quel singolo evento che conosciamo tutti, e ci costruisce intorno una storia molto più ampia fatta di re, regine, eserciti e guerre. È proprio qui, nello sviluppo di singoli concetti e leggende presenti nell’immaginario collettivo e in testi antichissimi, che si vede maggiormente il tentativo di andare dietro al modello imperante di GoT: lungi dall’essere una specie di fiction religiosa, OKAP punta invece a mostrare il volto più umano, sporco e sanguinante della leggenda.
Abbiamo dunque tribù che si combattono, sovrani che cercano l’unificazione, matrimoni combinati, eserciti che marciano su polverosi deserti, giovani eroi in cerca di brillante futuro. C’è ovviamente una componente mistica, incentrata soprattutto su un profeta che aggiorna il valoroso re Saul sulla volontà di Dio: ma anche questo elemento quasi soprannaturale è riportato a una visione molto laica e concreta della politica della regione, tanto che lo stesso Saul e sua moglie arrivano a mettere in dubbio le parole del profeta, temendo che stia seguendo un’agenda personale che poco ha a che fare con il volere della divinità. Anche un po’ alla Spartacus, se volete, pur con un’estetica assai diversa.

Of Kings and Prophets (4)

Il concept di per sé è ragionevole, nulla di male nel voler approfondire e ampliare racconti che il pubblico conosce solo in parte ma che affondano le radici in una cultura plurimillenaria. Una tradizione, peraltro, che lascerebbe moltissimo spazio per interpretazioni e scelte anche provocatorie: basta considerare il fatto che la figura di David ricorre in tre grandi religioni, ma ognuna ne racconta la vicenda e l’eredità in modo diverso. Poco da dire anche sui mezzi tecnici messi in campo e sulla qualità di alcuni singoli interpreti: bastano tre scene per rendere Ray Winstone (Saul) la “faccia” migliore della serie.
Però non basta. La sensazione a fine pilot, ma soprattutto una settimana dopo, quando dovrei avere voglia di vedere il secondo episodio, è che potrei togliere Of Kings and Prophets dalla lista e non mi farebbe né caldo né freddo.

Of Kings and Prophets (5)

A questo punto verrebbe forse da fare qualche domanda ai vertici di ABC: sapendo che Exodus è un film che ha lasciato il pubblico nella più totale indifferenza, tipo che Christian Bale probabilmente nega di averlo girato, perché ingaggiare proprio i suoi sceneggiatori? 
Altra domanda: va bene che lo scontro Davide-Golia è un pretesto e rappresenta solo un pezzo del puzzle, ma perché la comparsa effettiva di Golia fa pensare a un pensionato sotto steroidi, piuttosto che a un leggendario campione della guerra?
Ultima, giuro: perché devi chiamarlo Of Kings and Prophets, con quella preposizione iniziale tipo saggio di Cesare Beccaria, che più che “vintage” fa un sacco “vecchio”?

Of Kings and Prophets (1)

Senza volerne parlare male in assoluto – le serie davvero brutte sono altre – OKAP rimane però nel poco edificante limbo dei racconti a metà, che patiscono la loro natura di “altra versione di” senza riuscire a dire qualcosa di veramente nuovo. Per ogni personaggio interessante o quanto meno intenso (Saul, la moglie, il profeta), ce ne sono altri molto più scialbi e privi di mordente (come lo stesso David, Olly Rix, di cui al momento in cui scrivo non ricordo nemmeno bene la faccia). Tutto ciò che accade, in termini di strategia militare, politica e familiare, sembra preso da altre serie e altre situazioni e lascia poco in bocca, a meno che non si sia specificamente appassionati di quel periodo e di quei personaggi. E per quanto riguarda quello spessore culturale di cui si diceva più sopra, beh, al momento è più una speranza che un’evidenza: ovvio che da questo punto di vista bisognerebbe lasciare un po’ di tempo, ma la sensazione è che la forza filosofica della serie rimarrà più che altro una potenzialità inespressa.

Il risultato finale mi pare ben fotografato dai dati di ascolto, poco lusinghieri, e da un indicatore per nulla oggettivo ma sempre interessante come le valutazioni complessive su imdb: il film Exodus, votato da circa 122 mila persone, ha una media voto di 6,1. Of Kings and Prophets, mentre scrivo, ha una media voto di 6. La faccenda in fondo è tutta qui: una serie sufficiente ma che lascia poco e che probabilmente, considerando quanto costa e quanto poco rende, non vedrà la seconda stagione.

Amen.
Perché seguire Of Kings and Prophets: se non ne avete mai abbastanza dei fantasy/mezzi storici o se vi interessa in particolare il racconto biblico di quei re e quegli eroi.
Perché mollare Of Kings and Prophets: niente di particolarmente nuovo sotto il sole, né in termini narrativi né di messa in scena. A molti farà l’effetto dell’ennesimo cugino povero di Game of Thrones.

Of Kings and Prophets (6)



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