5 Marzo 2014 60 commenti

Vikings – La seconda stagione di una serie tv incompiuta di Marco Villa

Ritorna Vikings, con tutto il suo carico di pregi e debolezze

Copertina, On Air

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Cose strane. Vikings non è certo una serie mainstream o superseguita, ma il post di un anno fa in cui parlavo del pilot è uno dei più commentati di questo sito. E i commenti sono in buona parte degli insulti indirizzati al sottoscritto: manca giusto la tratta degli schiavi e poi me le hanno dette tutte. Visto che sono una persona a modo, dopo tutte quelle reazioni mi sono ripreso in mano la serie e mi sono visto tutta la prima stagione di Vikings per capire se avessi sbagliato completamente il tiro. Oggi parlo della premiere della seconda stagione e posso dire che no, non avevo sbagliato.

La seconda stagione di Vikings riparte dallo scontro tra fratelli che aveva chiuso la prima stagione: Ragnar Lothbrok è sempre più l’astro nascente della Scandinavia, il fratello Rollo patisce la cosa e si schiera con lo jarl Borg, scendendo in battaglia proprio contro Ragnar e il suo alleato, re Horik. La seconda stagione si apre con una scena di battaglia potentissima, in cui violenza e sangue non mancano. Si arriva anche al momento cruciale dello scontro fratricida, che si risolve con un Rollo che si inginocchia e si arrende di fronte allo sguardo del fratello, senza che questi si sia nemmeno dovuto scomodare per fare un’imposizione delle mani stile mago Oronzo.

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Ecco, da quel momento in poi Vikings mostra tutte le pecche già emerse nel corso della prima stagione. Fondamentalmente, si tratta di una serie tv scritta piuttosto male. Non brutta, intendiamoci, ma del tutto incapace di fare il salto di qualità quando servirebbe. Non accadeva nel pilot (pieno di ingenuità e non senza pacchianate), non accadeva nel finale di stagione (secondo peggior episodio dopo il pilot), non accade in questa season premiere.

Vikings è una serie tv che si fa vedere volentieri per ambientazione e contesto, ma non ha mai mai mai un guizzo, un picco di eccellenza. Anzi: spesso presenta limiti di scrittura notevoli. In questo episodio si segnala la scena orrenda di Ragnar che piange la figlia morta in riva al mare, con un monologo che grida vendetta e scelte visive discutibili (eufemismo). Ancora: per tutta la puntata (e già nella prima stagione) si parla dell’ossessione di Ragnar per la nascita di un figlio maschio, quando un figlio maschio già vive con lui. Il povero spettatore viene lasciato in balia di se stesso (non sono solo io, anche il mio socio e, perdonate l’immodestia, non ci consideriamo due sprovveduti). Sono dovuto andare su Wikipedia per avere la conferma che il vero figlio del vero Ragnar probabilmente (probabilmente) è stato adottato: il bravo sceneggiatore non dovrebbe costruire un’intera ossessione e una storyline così pesante (visto anche quello che succede in questo episodio) su qualcosa che viene lasciato del tutto nel dubbio.

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Ed è una cosa assurda, visto che in alcuni casi (vedi la puntata sui sacrifici della prima stagione), la narrazione si ferma del tutto per mostrare usi e costumi degli amici norreni, manco fossimo in un documentario. E voglio prevenire alcune critiche: questo NON è un documentario, questa è fiction ispirata a un personaggio storico e deve sottostare alle leggi e alle regole della narrazione, non a quelle della cronaca storica.

Come detto, Vikings non è una brutta serie, ma non si eleva certo sopra il livello della semplice sufficienza. Game of Thrones è lì a dimostrare cosa sia l’eccellenza nel campo delle serie in costume con intrighi politici. Vikings resta lontanissima e fa quel che può, ovvero tira a campare, piazzando qua e là scene memorabili, mettendo in campo ambientazioni bellissime, ma facendo registrare cadute di stile notevoli.

Ok, gli insulti possono ripartire.

[PENSI CHE QUESTA RECENSIONE FACCIA SCHIFO E CHE NON ABBIAMO CAPITO NULLA?
ECCO, LEGGI QUI]



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