11 Novembre 2016 20 commenti

Black Mirror – Ci vediamo a San Junipero di Marco Villa

La recensione alla terza stagione di Black Mirror

On Air

black-mirror-terza-stagione-1

Negli ultimi giorni si è parlato tanto di Black Mirror. Prima per la geniale accoppiata promozionale di Netflix, ovvero il video dedicato a sua maestà Salvatore Aranzulla e il sito Rate.Me ispirato a Nosedive, l’episodio che ha aperto la terza stagione e di cui ho già scritto in modo piuttosto entusiastico una ventina di giorni fa. Incroci tra realtà e finzione, che sono poi continuati con tante reazioni all’elezione di Donald Trump che tiravano in mezzo proprio Black Mirror, come se uno dei tanti futuri da incubo ipotizzati da Charlie Brooker fosse diventato realtà. Due modi per dire che da quando è stata buttata online, la terza stagione di Black Mirror si è conquistata un posto nelle conversazioni di tanti. Per la prima volta, però, insieme ai tanti elogi sono arrivate anche le critiche per un presunto calo qualitativo. Ecco, qui non le troverete, perché Serial Minds era e rimane un fortino di difensori di Black Mirror.

Partiamo dai numeri: la terza stagione di Black Mirror, la prima prodotta da Netflix, è composta dallo stesso numero di episodi delle due precedenti messe insieme, ovvero sei. Sfornare sei capolavori (contando che ci sono anche altre sei puntate in arrivo) era impossibile e infatti non siamo di fronte a sei capolavori. O meglio: non sono tutti così. I capolavori di questa stagione a mio avviso sono tre: Nosedive, San Junipero e Hated in the Nation, non a caso la prima, quella a metà e l’ultima. Le restanti puntate, però, non sono brutte, né poco riuscite: sono semplicemente belle, ben sopra la media di tutto quello che si vede in tv in quanto a intelligenza. Anche in queste, infatti, c’è sempre uno spunto degno di nota: la costruzione a scatole cinesi di Playtest, la cattiveria spietata di Shut up and dance, la sovrapposizione di metafore di Men against fire. Tanta roba, insomma, a rispecchiare quello che è lo schema base di Black Mirror, ovvero prendere una situazione e stressarla fino al punto di rottura.

black-mirror-terza-stagione

Di Nosedive abbiamo già detto, quindi meglio concentrarsi sugli altri due episodi bomba, che sono anche quelli con più invenzioni. Parto da Hated in the Nation, lunga come un film tv e capace di costruire una vera trama thriller. Si comincia in un mondo in cui le api sono estinte (e sappiamo questo cosa vuol dire), si prosegue con un hacking di altissimo livello e si finisce con un massacro di proporzioni belliche. Tre argomenti che, affrontati separatamente, potrebbero essere temi di singole puntate, ma che sommati in un solo episodio potevano diventare un’accozzaglia senza forma. Non è assolutamente così: tutto fila alla grande e già il solo discorso sulla tecnologia che diventa arma per vendicare la natura meriterebbe un approfondimento lungo così.

black-mirror-terza-stagione-2

Il punto più alto della stagione, però, è senza dubbio San Junipero. Nei 60 minuti della puntata, tutto è ai massimi livelli: il concept semplicemente geniale, l’interpretazione delle due attrici esaltante, la scrittura che fa crescere storia ed emotività con progressioni perfette, senza tralasciare l’aspetto musicale e dei costumi. La tecnologia come strumento per superare la morte è un tema affrontato già in Be right back, premiere della seconda stagione, quella sui bambolotti che riportavano in vita i cari estinti. Anche quella, una puntata capolavoro e del resto è abbastanza normale che sia così, visto che l’argomento trattato riguarda l’unica sfida che il progresso non potrà mai vincere.

La terza stagione di Black Mirror quindi non solo ha un bilancio nettamente positivo, ma riesce a tratti a portare tutta la serie a un livello qualitativo mai toccato prima. Que viva Black Mirror, c’è poco da fare.



CORRELATI